Il Papa gesuita e la primavera cinese
E se Matteo Ricci fosse beatificato?
di Alberto Melloni (Corriere della Sera, 22 maggio 2013)
La scorsa settimana la dirigenza cinese ha dato grandi segnali alle Chiese cristiane. Il 10 maggio il presidente Xi Jinping ha incontrato Kyril, patriarca di Mosca e di tutte le russie. Il 12 Josef Clemens, vero amico e collaboratore di Ratzinger, ha dato la cresima a Pechino nella chiesa di San Giuseppe, riconosciuta dal governo. Da dieci giorni era in mostra prima a Shanghai e poi all’università di BeiDa la «Bibbia di Marco Polo»: un manoscritto giunto in Oriente nel Duecento, tornato in Europa a fine Seicento, e che ora - dopo una complessa operazione scientifica sostenuta da Regione Toscana, governo italiano, Arcus ed Fscire - incontrava la Cina di oggi.
Eventi significativi che documentano il (secolare) rapporto di amore e incomprensione fra il cristianesimo e il Paese di Mezzo. Un rapporto nel quale la Chiesa cattolica, per bocca del cardinal Filoni, ha chiesto una svolta, con un dialogo diretto ad alto livello.
Questo momento di avvio della nuova dirigenza cinese è propizio per l’ortodossia, ma potrebbe diventarlo anche per la Chiesa cattolica. Come Mosca ha giocato la carta di Vladimir Putin, Roma aveva la sua carta vincente in Romano Prodi: l’ha sciupata ora cedendo a veti preteschi in Italia accontentandosi di mosche cocchiere che girano la Cina parlando - chissà a che titolo - come fossero messi papali.
L’elezione di Francesco e questo maggio fiorito aprono uno spiraglio nuovo. Ai seminari di Pechino, infatti, studenti e funzionari ascoltano con fierezza chi racconta che uno dei candidati importanti del pre-conclave era Luis Antonio Tagle, di madre cinese. E sono convinti che il Papa gesuita è amico della Cina ex opere operato , perché confratello di quel Matteo Ricci, di cui Bergoglio potrebbe celebrare la beatificazione, con un atto gravido di conseguenze rispetto alle astuzie e alle prudenze che hanno fatto perdere tempo.
Perché (la storia della Bibbia di Marco Polo lo insegna) non c’è un tempo infinito per risolvere i problemi di questa che è la questione del domani cristiano. Roma e Pechino sanno che una parte di quel tempo è stato consumato. In quel che resta bisognerà far sul serio.