Nel pantheon spazio alle donne
di Roberta Agostini, Cecilia D’Elia, Titti Di Salvo, Valeria Fedeli, Pia Locatelli, Marinella Perroni
(l’Unità, 19 novembre 2012)
È difficile stabilire un pantheon una volta per tutte. soprattutto in un’epoca di fluidità e leggerezza del pensiero e dei riferimenti culturali, in un’epoca in cui sono più i singoli a dettare le leggi dei riferimenti simbolici, piuttosto che le grandi organizzazioni collettive e i movimenti di massa. C’è un pantheon privato, di cui fanno parte i propri beniamini, uomini e donne illustri, campioni dello sport, e rock star. Ma anche persone incontrate nella vita. E ciascuno ha il proprio pantheon e se lo compone e cambia come vuole.
Il pantheon di un’area politica, sociale e culturale invece è il frutto di una ricerca, dell’ascolto della memoria, della materialità di un percorso storico e dei suoi conflitti, ma anche dell’analisi del presente e del futuro. Del guardare i propri compagni di strada e i propri avversari. Non è un lavoro facile e implica delle responsabilità.
Siamo impegnate nel centrosinistra, ognuna con la propria storia e collocazione, immaginiamo il centrosinistra come un movimento di massa, connesso da tante identità e sapori. Pensiamo che il centrosinistra debba rendere l’Italia un Paese non ostile alle donne, dunque ripensato nella sua organizzazione, nei suoi apparati formativi e nel welfare, che non è un lusso da tagliare ma la condizione per crescere. Riconosciamo di condividere un sentire e una memoria di ciò che ci ha portato qui.
Il pantheon dà il nord - come ha scritto Barbara Spinelli - fornisce una bussola. Il pantheon restituisce armonia a una comunità sociale. Non regole di ingaggio da rispettare, ma opzioni di memoria e di sentimento, valori irrinunciabili e storie di vite reali, di impegno e di sacrificio. Talvolta di martirio.
Il pantheon l’emozione di riconoscersi in uno spazio pubblico e di riconoscere un debito nei confronti di qualcuno per come siamo in questo spazio pubblico. Una genealogia, insomma, e forse preferiamo questo termine che restituisce umanità e dunque anche maggior grandezza alle scelte e alle vite delle figure a cui pensiamo.
Una genealogia che riconosce le figure e le avanguardie che hanno reso «nostri» valori e principi come quello della laicità, dei diritti, della libertà delle scelte, dell’autodeterminazione, della conoscenza e della cultura, dell’amore per la diversità, dell’identità europea, della lotta contro ogni forma di disuguaglianza.
Per questo non è solo italiana, e soprattutto non è solo maschile. E’ tempo che l’Italia e il centrosinistra riconoscano il debito che hanno verso tante donne. Non vogliamo offrire un elenco esaustivo e completo, ma una traccia, un filo di riconoscenza che renda di uomini e donne la bussola del centrosinistra.
Siamo in debito con Anna Kuliscioff, la dottora dei poveri, per la sua denuncia del monopolio dell’uomo, con Teresa Noce e Lina Merlin, donne della costituente e pioniere dei diritti delle donne lavoratrici e madri; con Maria Montessori, che ha restituito ai bambini la dignità di esseri umani; con il «no» di Franca Viola, che per prima ha rifiutato un matrimonio riparatore, e di Rosa Parks, che non si alzò per cedere il suo posto a un bianco; con Nilde Iotti ragazza della Costituente e prima donna presidente della Camera; con Giglia Tedesco e Maria Magnani Noya, che hanno lavorato al nuovo diritto di famiglia, rivoluzionando i rapporti tra i coniugi; con Tina Anselmi che ha avuto il coraggio di sfidare i poteri forti.
Siamo in debito con il femminismo della fine del secolo scorso che ha liberato il destino di tutte; con Hannah Arendt, con la sua riflessione sulla politica e la sua feroce analisi del totalitarismo, male che l’Europa non deve mai dimenticare; con Elsa Morante e Natalia Ginzburg. Con l’arguzia di Miriam Mafai e la mitezza di Adriana Zarri.
Con la radicalità di Simone Weil, con Simone de Beauvoir che ha dichiarato libero il secondo sesso. Sicuramente voi che leggete ne aggiungereste di altre o lascereste andare qualcuna. Non volevamo scolpire per sempre nel marmo il nostro pantheon, ma riconoscere che i pensieri, le azioni, le intuizioni prendono origine e forma dentro genealogie fatte di uomini e di donne.