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DIO E’ AMORE ("CHARITAS"), MA NON PER IL CATTOLICESIMO-ROMANO! Una gerarchia senza Grazie ( greco: Χάριτες - Charites) e un papa che scambia la Grazia ("Charis") di Dio ("Charitas") con il "caro-prezzo" del Dio Mammona ("Deus caritas est": Benedetto XVI, 2006).

GESU’ SPOSATO E LA CHIESA NUDA. Una nota di Federico La Sala

Riconoscere fondamentalmente che senza il libero e decisivo sì della donna (Maria) non sarebbe nato non solo Cristo ma nemmeno la Chiesa, per l’ uomo della stessa Chiesa è paradossalmente “scandalo e follia”
giovedì 4 ottobre 2012 di Federico La Sala
“Il papiro della moglie di Gesù non influisce sulla Chiesa”
ROMA - «Non influisce sulla visione di Gesù Cristo che appartiene alla tradizione della Chiesa». E’ lapidario padre Federico Lombardi, responsabile della Sala Stampa della Santa Sede; il frammento di papiro copto del quarto secolo dopo Cristo con la frase: «Gesù disse loro: “mia moglie”, presentato a Roma nei giorni scorsi dalla studiosa di Harvard Karen L. King, non fornirebbe alcuna prova - come ha (...)

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> GESU’ SPOSATO E LA CHIESA NUDA. --- "Il vero Caravaggio e la guerra delle Maddalene" (la "Klain", e la "Gregori", fianco a fianco al Jacquemart-André di Parigi.

giovedì 10 gennaio 2019

Caravaggio vede doppio. Al Musée Jacquemart di Parigi, le due Maddalene della discordia ... *


Il vero Caravaggio e la guerra delle Maddalene

Il caso / A sinistra la "Klain", a destra, la "Gregori", fianco a fianco al Jacquemart-André di Parigi, già viste da migliaia di persone. Ora, per la prima volta i raggi x esplorano i dipinti. Ma solo nella seconda si vedono i "pentimenti" dell’artista

di Dario Pappalardo (la Repubblica, 10.01.2019)

      • Foto Mina Gregori davanti alle due Maddalene di Caravaggio: a sinistra la "Klain" e a destra la "Gregori"

PARIGI Nella guerra delle Maddalene, il colpo di scena è questa signora di 95 anni, scesa alla Gare de Lyon dopo sette ore di treno. Mina Gregori, classe 1924, l’erede di Roberto Longhi, decana della storia dell’arte, è a sorpresa a Parigi per rivedere il “suo” Caravaggio. «È l’ultima occasione di osservare le Maddalene fianco a fianco», dice. Scende al binario e prende un taxi per il museo Jacquemart-André. Dove c’è la mostra dei record, “Caravage à Rome”, curata da Francesca Cappelletti con Pierre Curie e Cristina Terzaghi: oltre 210mila visitatori si sono messi in fila da fine settembre sul Boulevard Haussmann (aumenteranno: chiude il 28 gennaio). Gregori, accompagnata dalla nipote, si fa largo verso l’ultima sala con le Maddalene in estasi mai esposte prima insieme: la Klain e la “sua”, da lei ritrovata e attribuita a Caravaggio nell’ottobre 2014 in un’intervista a Repubblica. Da allora non l’aveva più vista. «Guardate le mani che si intrecciano, la composizione dello spazio: è un quadro bellissimo».
-  E la Klain?

«Anche questo è un dipinto molto interessante, difficile trovare qualcuno che copiasse Caravaggio così bene. C’è ancora da studiare».

L’allieva di Longhi, l’uomo che nel Novecento riscoprì il pittore maledetto, lo consegnò alla storia e al mito pop, parla e negli spazi del museo il tempo si ferma. Parte qualche flash. Mina Gregori visita gli altri capolavori, alcuni scoperti da lei: «Il suonatore di liuto dell’Ermitage è uno dei miei preferiti. E il San Francesco in meditazione l’orgoglio della pinacoteca della mia Cremona».

Gli studiosi del Seicento italiano si contendono uno scatto con Mina: tutti si sono formati sui suoi saggi. Sono a Parigi perché qui si sta consumando un nuovo atto della Caravaggeide. L’Istituto italiano di cultura di Rue de Varenne ha ospitato ieri un convegno nato a margine della mostra al Jacquemart che promette “novità e riflessioni” sull’artista. Caravaggisti di tutto il mondo, o quasi, si succedono in cattedra per oltre sei ore: i posti sono esauriti e, seduti nella ex casa di Talleyrand, non ci sono soltanto specialisti. La contesa tra le Maddalene ruba ancora la scena.

Per la prima volta, vengono presentate le analisi radiografiche sulle due opere. Cecilia Frosinini dell’Opificio delle Pietre Dure illustra quelle sulla Klain, ma con una premessa: «Le analisi non possono fornire l’autografia. Nella storia dell’arte corriamo il rischio di una fase positivista in senso negativo: il dato analitico non è una verità di per sé. L’occhio degli storici dell’arte resta fondamentale». Ma i raggi X una certezza la danno: l’opera Klain non presenta pentimenti. Dagli infrarossi risultano sottilissime linee grafiche, tracce di disegno. Ma l’autore aveva già bene in testa la sua composizione. Come accade, in generale, alle copie. Per la Maddalena Gregori, che contende alla Klain il titolo di “originale”, il discorso cambia. Qui i ripensamenti ci sono. E si sa che Caravaggio non usava disegni preparatori. La spalla destra della santa, ora nuda, era in una prima stesura coperta dalla camicia e il manto rosso era più esteso nel margine sinistro della tela. Claudio Falcucci, ingegnere nucleare, che ha raccolto con Rossella Vodret la diagnosi su 35 quadri certi di Merisi (22 conservati a Roma) è serafico: «La scienza non può dare una risposta certa. Ma nel caso della Maddalena Gregori le modifiche all’idea di partenza sono abbastanza evidenti e non ci sono elementi che contrastano con la prassi di lavoro utilizzata da Caravaggio nei dipinti realizzati dopo la fuga da Roma, nel 1606».

Insomma, anche gli infrarossi dicono che la Maddalena potrebbe essere proprio quella che Caravaggio portava con sé sulla barca, nell’ultimo viaggio conclusosi con la morte a Porto Ercole il 18 luglio 1610. «Due San Giovanni e la Maddalena» erano i soggetti descritti da Diodato Gentile, vescovo di Caserta, in una lettera a Scipione Borghese datata 29 luglio 1610. Il cardinale collezionista riuscì a mettere le mani solo sul San Giovanni, che è ancora oggi nella Galleria romana con altri cinque Caravaggio. «Dai rilievi sul pigmento del San Giovanni risultano infatti sali marini - precisa la direttrice della Borghese Anna Coliva - il dipinto è stato a contatto col mare». Con quale Maddalena: la Klain o la Gregori? «Sono due opere di qualità altissima. Caravaggio non replicava quasi mai le sue opere, ma questo potrebbe essere un caso eccezionale».

Mentre le analisi tecniche mostrano una distanza tra le due Maddalene, gli storici dell’arte, almeno durante il convegno, preferiscono non esporsi in maniera netta. Nel 1998, i proprietari della Klain avevano offerto il quadro - già sottoposto a vincolo - allo Stato italiano per 10 miliardi di lire. Nel 2002 il comitato di settore del ministero dei Beni culturali respinse l’acquisto con una relazione di Rossella Vodret che non riscontrava «elementi per confermare l’autografia caravaggesca». La scoperta di Mina Gregori del 2014 ha dato ragione a quella cautela. La proprietà e la collocazione del nuovo quadro entrato della storia dell’arte restano, però, ufficialmente un mistero.

Oggi gli studiosi francesi presenti all’Istituto italiano di cultura, a partire dall’ex direttore del Louvre Pierre Rosenberg, preferiscono il no comment sull’attribuzione. Gianni Papi, che a Caravaggio ha dedicato decine di studi, è sicuro che la Maddalena sia stata dipinta a Napoli nel 1610. Passa in rassegna con le slide una decina di copie, a partire da quelle del fiammingo Louis Finson che riprendono il soggetto Gregori con la croce e il teschio assenti nella Klain: «Chissà, magari Finson stesso si accaparrò il dipinto e lo replicò più volte in Francia del sud, dove il culto della Maddalena era diffusissimo».

«La Klain è di Finson», ribatte Silvia Danesi Squarzina. Ma la Caravaggeide offre altre trame: «Sono ancora da ritrovare le quattro storie della Passione che Caravaggio dipinse a Messina», ricorda Papi. E di svolte improvvise, tanto per tacere sul mistero della Natività rubata a Palermo nel 1969, rischiano di essercene ancora: «Il ritratto di Fillide, la cortigiana modella di Caravaggio, più che distrutto a Berlino nel 1945, potrebbe essere nei caveau russi», sostiene Danesi Squarzina. E la dubbia Giuditta che taglia la testa di Oloferne, scoperta a Tolosa nel 2016, non è più vincolata dallo Stato francese. Restaurata ed esposta nell’atelier parigino del mercante Eric Turquin, aspetta di fare colpo sul mercato e di far riparlare di sé. Perché la vera maledizione di Caravaggio è questo suo essere sempre in bilico tra la realtà estrema dei suoi quadri e la strepitosa fiction che il tempo gli ha costruito su.


*

Caravaggio vede doppio. Al Musée Jacquemart di Parigi, le due Maddalene della discordia

di Exibart (pubblicato giovedì 15 novembre 2018)

È lei o non è lei? Una mostra al Musée Jacquemart-André di Parigi fa avvampare la discussione tra gli storici dell’arte, incerti su quale Maria Maddalena attribuire a Caravaggio. In esposizione nel museo francese, per "Caravage à Rome, amis et ennemis”, mostra a cura di Francesca Cappelletti, organizzata dall’Institut de France con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia e del Ministero dei beni e delle attività culturali, le due versioni del soggetto.
-  La prima, realizzata nel 1606 e in collezione privata europea, è stata autenticata nel 2014 dalla caravaggista Mina Gregori, la seconda, risalente allo stesso periodo, nota come Klein Maddalena e in collezione privata romana, fu ritrovata dopo la Seconda Guerra Mondiale da Roberto Longhi e attribuita al Merisi con il supporto di Maurizio Marini, tra gli studiosi più influenti del grande maestro barocco.
-  C’è anche una terza via, che vuole entrambe le opere come copie di un originale esemplare alfa, ora disperso. In effetti, l’opera riscosse un grande successo all’epoca della realizzazione e sono ben otto le riproduzioni conosciute, per mano dei seguaci di Caravaggio.

Gli esperti sono divisi e la possibilità di vedere le due opere l’una affianco all’altra rappresenta non solo un evento dal grande richiamo mediatico ma anche un’occasione preziosa di raffronto.
-  Chi non ha dubbi è Gregori che, nel catalogo della mostra, scrive che l’esame stilistico e l’esecuzione del dipinto confermano la mano del maestro, per la qualità della lavorazione e l’intensità dell’espressione. La studiosa ha basato la sua attribuzione anche su un bollo del Vaticano del XVII secolo, ritrovato sul retro del dipinto, lasciando supporre che questa Maddalena potrebbe essere stata realizzata per il Cardinale Borghese. L’opera doveva essere inviata a Napoli, nel quartiere di Chiaia, dove viveva Costanza Colonna, tra i mecenati più affezionati al Merisi. Colonna potrebbe aver agito da intermediario, commissionando e inoltrando il lavoro al Cardinale.

Ma oltre alle due Maddalene - che per questa diatriba hanno rubato la scena - in esposizione otto opere, tra le quali il Liutaio, in prestito dall’Hermitage di San Pietroburgo, il San Girolamo di Galleria Borghese e la Cena in Emmaus della Pinacoteca di Brera.
-  E la mostra è completata da una panoramica sull’arte romana del ‘600, con opere prestigiose e altrettanto meravigliose, realizzate da maestri, allievi, amici e rivali di Caravaggio, come il Cavalier d’Arpino, Annibale Carracci, Orazio Gentileschi, Giovanni Baglione e Jusepe de Ribera


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