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CALABRIA. POLITICA E ’NDRANGHETA ...

INTERVISTA AD ANGELA NAPOLI, SULLO SCIOGLIMENTO DEL CONSIGLIO COMUNALE DI REGGIO CALABRIA - di VIVIANA PIZZI

Bisogna tener presente che è il primo capoluogo di provincia sciolto per continguità con la mafia. Ma è grave soprattutto perché la comunità non si è mai resa conto della cappa e del malaffare che l’hanno sovrastata per anni. Finalmente possiamo dire che Reggio Calabria è libera e ora sta ai reggini saper fare buon uso di questa libertà.
giovedì 11 ottobre 2012 di Federico La Sala
REGGIO/ Angela Napoli: “Vinta una battaglia”. Frecciata a Scopelliti: “Chi ha causato lo sfacelo chieda scusa”

Da anni aveva denunciato il malaffare criminale di Reggio Calabria, venendo anche spesso additata come una “giustizialista tout court”. Ma l’onorevole Angela Napoli (prima Pdl oggi Fli), membro della Commissione Antimafia, da tempo sottoscorta per aver ricevuto minacce intimidatorie dalla criminalità, non ha mai abbandonato la sua voglia di (...)

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>ANGELA NAPOLI MINACCIATA DI MORTE. Tolta la scorta blindata all’ex parlamentare antimafia. interrogazioni parlamentari alla Camera dal Pd e dal M5S (di Roberto Galullo)

domenica 12 maggio 2013

Tolta la scorta blindata all’ex parlamentare antimafia Angela Napoli minacciata di morte - Farà da se (ma non trova nessuno)

di Roberto Galullo *

Per tre volte in Commissione parlamentare antimafia (una volta come vicepresidente), una vita blindata da 10 anni per le sue battaglie antindrangheta, minacciata l’ultima volta a gennaio di quest’anno attraverso le parole intercettate nel carcere di Tolmezzo a Pantaleone Mancuso («Stiamo lavorando per toglierla di mezzo», pronunciate dopo un’interrogazione parlamentare presentata sul provvedimento del Tribunale di Vibo Valentia che dispose il trasferimento in ospedale del presunto boss), ad Angela Napoli è stata tolta la scorta che finora l’ha protetta.

Quando la Questura - a ore - le comunicherà ufficialmente la notizia che le è stata anticipata telefonicamente ieri sera dalla Prefettura, via la macchina blindata, via l’autista e l’uomo di tutela e largo al fai-da te.

Il livello di vigilanza che lo Stato potrà assicurargli è infatti il 4: vale a dire che la Napoli ci deve mettere la propria macchina, un suo autista personale e il Viminale ci metterà un uomo a tutela.

A raccontare quanto è accaduto è proprio lei, di ritorno da una nuova tappa della sua politica in giro per la Calabria (ieri era a Gioia Tauro), che continua a svolgere con la sua associazione Risveglio Ideale, nonostante non sia più stata neppure candidata al Parlamento. «Ieri sera mi ha telefonato il prefetto di Reggio Calabria Vittorio Piscitelli - racconta Napoli con la solita calma - e ha fatto riferimento ad una circolare dell’ex ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri che obbliga a rivedere lo status delle persone protette e mi ha comunicato, di conseguenza, le novità».

Napoli non si è comunque persa d’animo e ha cominciato a cercare qualcuno che voglia fargli da autista. Risposte: zero. «Nessuno mi vuole fare da autista - dice - perchè hanno giustamente paura. A questo punto rinuncerò a quel poco di scorta che mi verrebbe attribuita perché un autista non lo trovo e il poliziotto che mi verrebbe assegnato a tutela ovviamente non può guidare anche la macchina, oltretutto privata. Mi dispiace ma dirò allo Stato che si deve assumere fino in fondo la propria responsabilità. Non potrò più muovermi in alcun modo».

C’è da chiedersi se la decisione sia frutto di battaglie intestine alla sua ex coalizione politica di centro destra (militava nel Fli di Gianfranco Fini dal quale poi uscì polemicamente). «Qualcuno mi fa notare -risponde Napoli - che pago quel che ho detto, senza guardare in faccia a nessuno, soprattutto da dopo lo scioglimento per contiguità mafiose del Comune, di centro destra, di Reggio Calabria. Pago tutto, compreso il mio ultimo intervento a Reggio Calabria il 2 maggio in cui sono ritornata su quel tema e ho come sempre denunciato i sistemi criminali che governano questa regione. Per fare nomi e cognomi non c’è bisogno di essere parlamentari ma mi domando: come può lo Stato ritenere che non ci sia più bisogno di tutelarmi o farlo in maniera tale che io sia costretta a rinunciare? L’unica cosa che possono fare per non farmi muovere è togliermi la scorta. L’hanno fatto e se ne assumeranno la responsabilità ma io non mollerò questa battaglia di civiltà politica anche perché voglio chiarire che la scorta non mi era stata assegnata come parlamentare ma come soggetto ad alto rischio. Vuole che le racconti l’ultima? Il prefetto mi ha detto: “se dovesse succedere qualcosa rivedremo la decisione”. E cosa aspettano? Che mi ammazzino per ridarmi la scorta?».

C’è da chiedersi che ne sarà delle battaglie di una delle pochi voci fuori dal coro in una Calabria autodistruttiva e, dunque, sempre più arretrata.

* Il Sole-24 0re, 10 maggio 2013



-  Hasta la victoria siempre “compagna” Angela Napoli:
-  interrogazioni parlamentari alla Camera dal Pd (Lo Moro) e dal M5S (Nesci)
*

di Roberto Galullo *

Cari lettori di questo umile e umido blog chi l’avrebbe mai detto!

La scorta politica ad Angela Napoli - che ancora nel 1994, una vita fa, eppure sono passati appena 19 anni, presentava ordini del giorno, interrogazioni e interpellanze firmando in calce al suo nome “Alleanza nazionale-Movimento sociale italiano” - sarà approntata dal Pd e del Movimento 5 Stelle.

Che contrappasso storico e sociale per chi ha vissuto una vita fianco a fianco con il delfino di Giorgio Almirante, vale a dire quel Gianfranco Fini che ad un certo punto ha deciso di lasciare Napoli al proprio destino!

Dopo la decisione del Viminale attraverso il Comitato ristretto reggino per l’ordine pubblico e la sicurezza -assunta il 10 aprile ma comunicatale appena un mese dopo, coincidenza del tutto casuale con il cambio della guardia al ministero dell’Interno - di revocarle la scorta (si veda il post di ieri in archivio) toccherà infatti a due parlamentari del Pd e del M5S correre in Parlamento in soccorso dell’ex vicepresidente della Commissione antimafia che dopo una vita spesa contro la criminalità organizzata è stata prima mollata dal partito (ha militato nel Fli per poi abbandonarlo a causa di forza maggiore) e poi, così sembra, dallo Stato.

Dopo che la notizia ieri è circolata nelle redazioni e nelle segreterie dei partiti (forse i sistemi criminali calabresi erano già a conoscenza da mesi dell’epilogo e poi su questo tornerò), il cellulare di Napoli ha trillato in continuazione. Telefonate di solidarietà da giornalisti, imprenditori, gente comuni e politici. Politici della destra direte voi! Maddeche!

Dagli ex alleati e amici manco un sms. Anzi no, mi correggo: solo uno, giunto dall’ex collega in Commissione parlamentare antimafia Fabio Granata. Ma mica di solidarietà! No, solo per informarsi sulla veridicità della notizia e condividere un male comune (ma non un mezzo gaudio): anche a lui è stata tolta la scorta ma non in Sicilia (dove vive e lavora) ma fuori dall’isola.

A farsi viva per il Pd è stata la senatrice Doris Lo Moro, che in barba alle divisioni partitiche e in onore delle idee, dei valori e dei principi, le ha preannunciato (e ha annunciato poi a questo umile e umido blog) un’interrogazione parlamentare che presenterà lunedì indirizzandola all’attenzione di Governo e ministro dell’Interno.

Oltre a Lo Moro si è fatta avanti anche Dalila Nesci, che dopo aver abbandonato il Movimento Ammazzateci Tutti (anni fa) ha abbracciato recentemente il Movimento 5 Stelle con il quale è stata eletta in Parlamento. Errare è umano ma perseverare...

Al netto di questo ha il coraggio di schierarsi a fianco di Napoli, annunciando la volontà di presentare anche lei e subito un’interrogazione parlamentare, per conoscere i motivi, accompagnandola con una riflessione che affida anch’essa a questo umile e umido blog: «È doveroso affermare un principio: lo Stato deve proteggere i nemici del crimine organizzato; a prescindere, soprattutto in Calabria, da valutazioni su economie e risparmi».

Servirà a poco ciò che faranno (per prime due donne) Lo Moro e Nesci? Servirà a nulla per far tornare il Viminale sui propri passi? Servirà a tanto? Non ho risposte ma - ovviamente - queste prese di posizione (e altre che sono in preparazione) serviranno a fare chiarezza su una decisione che - a mio modesto avviso - ha punti oscuri.

Ora - sia ben chiaro - che chi ha assunto la scelta di rivedere il livello della sua protezione ha assunto in perfetta buona fede questa decisione e che nessuno si permetta di negare che abbiano applicato alla lettera (mi permetto di celiare per sdrammatizzare) il comma X della lettera Y del decreto legge Z così come modificato dal decreto legislativo T su suggerimento della circolare del consiglio d’Europa V, rivista e corretta dalla Centrale del Latte con la raccomandazione lattiero-casearia U.

La legge è legge.

Ciò che - allo stato - resta un mistero che, sono sicuro, verrà decriptato, sono i motivi alla base di questa scelta. Senza, infatti, andare indietro nel tempo, dobbiamo tutti ricordare che l’ultima, inquietante “attenzione”, è di gennaio 2013, allorché nel carcere di Tolmezzo fu intercettato Pantaleone Mancuso. Le sue parole furono pronunciate - guarda tu il caso - dopo un’interrogazione parlamentare di Angela Napoli presentata sul provvedimento del Tribunale di Vibo Valentia che dispose il trasferimento in ospedale del presunto boss.

E cosa diceva il simpatico esponente dei Mancuso - amici nel tempo di tanti politici e servitori dello Stato indegni di sedere a rappresentare o agire per conto del popolo italiano - riferendosi ad Angela Napoli? «Stiamo lavorando per toglierla di mezzo».

Se nulla cambierà nelle scelte del Viminale, il destino di Napoli, che ha fatto dell’antimafia una bandiera di vita, è segnato, visto che d’ora in avanti, senza scorta, non potrà mettere il nasino fuori dall’uscio della sua casa di Taurianova che - incidentalmente - è un comune dove la mafia si respira per strada al pari del profumo di “pipi e patate” che cucinano le brave donne calabresi?

Io lo chiamo destino di morte.

Sarà tolta di mezzo e la profezia dei Mancuso si avvererà. Senza bisogno di torcerle un capello.

* Il Sole-24 Ore, 11 maggio 2013


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