David, gigante più grande di Golia
di Tomaso Montanari (il Fatto Quotidiano, 18 novembre 2013)
Uno. Uno solo. E colossale: un gigante. Come quelli che si leggevano nelle storie degli antichi, se erano vere.
Ci avevano provato lungo un secolo intero, senza riuscirci. E non in astratto: quel pezzo di marmo era arrivato a Firenze proprio a quello scopo, quarant’anni prima. Ma niente: l’avevano mezzo rovinato, senza riuscire a tirarci fuori nulla.
Poi arriva lui: Michelangelo. Avrà sì e no venticinque anni: fallirà come tutti, dicono i fiorentini. Sempre gli stessi.
E invece no. Lui ci riesce. E da quel marmo sciancato salta fuori il Gigante. L’uno per eccellenza: l’uno unico. La singola figura umana più perfetta che mai fosse stata concepita. La forza, la potenza, la giustizia fatte corpo. Un corpo. Uno solo.
È David, che guarda lontano, verso Golia: senza paura, con la fionda pronta, e gli occhi fissi in quelli del gigante filisteo. È un’arte nuova: moderna. Che guarda fino a noi. È un’idea dell’uomo così sovrumana da metter quasi paura.
Tanto perfetto che si decise di non issarlo sulle guglie del Duomo (per una delle quali era nato), ma di metterlo in Piazza. E lo decise una commissione eccezionale, dove sedevano tipetti come Botticelli, Filippino Lippi, Perugino, Leonardo: il Gigante aveva vinto anche l’invidia.
Sopravvissuto ai fulmini e alle sommosse popolari, l’unica battaglia che ha perso è stata quella con il tempo. E così nel 1873 il Gigante fu fatto prigioniero, e trasportato in un Museo. E l’Uno subì l’onta di diventare due, anzi tre. Una copia di marmo fu messa in Piazza, una di bronzo al Piazzale dedicato a Michelangelo.
E lui in gabbia: come al circo, o al luna park. Buono per far pagare i biglietti ai turisti. Peggio: serve per vendere il prosciutto crudo, con sotto scritto «prodotto toscano». Per stamparlo sui grembiuli da cucina. Per moltiplicarne il pisello su milioni di cartoline per cretini perfetti. Per accapigliarsi sul fiume di quattrini che produce.
Per farci le cene intorno, tutti eleganti, col calice di bollicine in mano e il sorriso da dementi. Ed eccolo circondato di tavoli imbanditi: peggio che in catene.
È così che ha perso la sua forza, quell’unico Gigante. Perfino la sua dignità, ha perso. Non riesce più a difendere la Piazza e il Palazzo Vecchio: sarà per questo che laddove regnava la Florentina Libertas, la libertà di Firenze, oggi si celebra il dominio del Dio Mercato. E lui sta in gabbia: venghino, signori, venghino.
Ma è impossibile pensare che un giorno, magari tra mille, quella fionda inizierà a girare, quei muscoli prenderanno a muoversi. Quel giorno, non ci sarà Golia che tenga.