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MICHELANGELO E LA SISTINA (1512-2012). I PROFETI INSIEME ALLE SIBILLE PER LA CHIESA UN GROSSO PROBLEMA ....

DOPO 500 ANNI, PER IL CARDINALE RAVASI LA PRESENZA DELLE SIBILLE NELLA SISTINA E’ ANCORA L’ELEMENTO PIU’ CURIOSO. Materiali sul tema, per approfondimenti

mercoledì 7 novembre 2012 di Federico La Sala
TONDO DONI. Attenzione: nella cornice "raffigurate la testa di Cristo e quelle di quattro profeti" (Galleria degli Uffizi)? Ma, per Michelangelo, non sono due profeti e due sibille?!

In un bel documentario dal titolo «1512. La volta di Michelangelo nella Sistina compie 500 anni» mandato in onda, ieri, 31 ottobre 2012 (giorno dell’anniversario) su TV2000 alle ore 13.05 (e replicato alle 23.05) con Antonio Paolucci, Gianluigi (...)

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> MICHELANGELO -- "PARADISE": UN FILM SUL MALE E SULLA MORTE. Andrei Konchalovsky: “La cecità umana crea l’Inferno in Terra” (di Federico Pontiggia).

giovedì 25 gennaio 2018

Andrei Konchalovsky

“La cecità umana crea l’Inferno in Terra”

L’Olocausto. Julia Vysotskaya: la principessa russa che salva due bambini ebrei

di Federico Pontiggia (Il Fatto, 25.01.2018)

Regista scomodo e potente insieme, l’ottantenne maestro russo Andrei Konchalovsky col suo ultimo lavoro, Paradise, ha vinto il Leone d’Argento di Venezia 2016. Girato in bianco e nero, ambientato tra Terzo Reich e Vichy, rastrellamenti nei ghetti e campi di sterminio, ha per protagonisti un poliziotto francese collaborazionista (Philippe Duquesne); una principessa russa arrestata per aver protetto due bambini ebrei (Julia Vysotskaya); un alto ufficiale delle SS (Christian Clauß). Konchalovsky li inquadra frontalmente, a mezzo busto, come per un interrogatorio al cospetto dell’umanità tutta.

Konchalovsky, il suo Paradise arriva oggi nelle nostre sale. La Giornata della Memoria è alle porte, ma perché l’ennesimo film sull’Olocausto?

Devo correggerla: ‘Andrei, perché fai un film sul male e la morte?’. Il male c’è da sempre, esiste in ogni momento, l’Olocausto ne è stata una manifestazione molto peculiare: il male estremo della Shoah è venuto dalla domanda puntuale, dall’esigenza precisa, dal sogno di una società perfetta cullato dai nazisti. Una società che avrebbe contemplato la sola razza ariana, e dalla quale gli ebrei avrebbero dovuto essere espunti, eliminati. Una società perfetta, nelle loro criminali intenzioni, che al contrario di umano avrebbe avuto solo qualche frammento: l’inferno in terra.

Dunque, qual è il focus?

Non faccio un film sull’Olocausto o la Seconda guerra mondiale, ma come d’abitudine un’opera sulla condizione dell’essere umano. Per citare il celebre libro di André Malraux, La condition humaine, il tema a me più caro, e - almeno dovrebbe esserlo - il più importante per ciascuno di noi, non è la storia, ma la ragione stessa della nostra esistenza.

Ma il nazismo non si può eludere.

In quella situazione estrema capisci bene come poche menti malate, paranoiche, sadiche abbiano spinto persone cosiddette normali a creare l’inferno terrestre. Paradise va oltre: il mio nazista, propugnatore della Soluzione Finale, è intelligente, affascinante, ma la sua è solo una devastante illusione. Sì, la relatività è una cosa tremenda.

Si spieghi, Konchalovsky.

I miei tre protagonisti, o almeno due di loro, sono persone terribili, ma io li amo nonostante tutto, perché capisco la tragedia della loro cecità. Purtroppo, non poi così tanto è cambiato: quante disgrazie sono accadute anche di recente, penso all’Iraq o alla Libia, nella miope illusione di esportare la democrazia?

Torniamo all’Olocausto, l’antisemitismo appartiene solo al passato?

Macché, è presente ancora oggi: in ogni forma di odio e intolleranza razziale è l’inferno che fa capolino. Consapevoli o meno, viviamo nel desiderio di dimenticare il passato, e negare l’Olocausto non è che una logica conseguenza. Al contrario, dobbiamo cercare in ogni modo di non dimenticare: se non conosciamo il passato non abbiamo futuro.

L’antisemitismo c’è oggi in Europa?

Ah, certo, in Francia è molto importante.

E in Russia?

Direi proprio di no, è residuale. E grazie all’operato del presidente Putin, che ogni anno incontra i responsabili della comunità ebraica. Proprio per Paradise di recente sono stato premiato dalla federazione delle comunità ebraiche russe, e ho potuto appurare come la loro vita sia molto buona.

Da Homer & Eddie a Tango & Cash ha avuto anche un’importante parentesi americana. Oggi a Hollywood si parla più di molestie sessuali che di film.

Non ho parole, tranne una: ridicolo. Primo, trovo ridicolo che donne molestate 25 anni fa si rivolgano ora alla stampa. Secondo, ridicolo che nella lista dei molestatori non ci sia Bill Clinton. Terzo, trovo ridicola, e insieme molto pericolosa, questa società di stampo orwelliano, questa paranoia per abusi e molestie sessuali di tre decenni or sono. È la manifestazione ultra-reazionaria della politica liberal, è tutto molto triste.

Parlando di cinema-cinema, Loveless del suo connazionale Andrey Zvyagintsev è entrato nella cinquina Oscar del miglior film straniero.

L’ho visto, è molto interessante e spero possa vincere. Sarebbe molto importante, se non altro contribuirebbe a mitigare la russofobia che oggi impera nel mondo: soprattutto per gli americani, la Russia oggi è un posto orribile, ma è solo propaganda. Confido di sorprendermi, che Loveless la spunti.

A dirla tutta non dà un ritratto molto positivo del suo Paese.

Ma perché dovrebbe farlo? E poi la Russia non c’entra, inquadra un problema di civiltà, potrebbe essere benissimo girato in Svezia. A proposito di Svezia, The Square di Ruben Ostlund, altro candidato agli Academy Awards, è molto più duro.

In cantiere lei ha Il Peccato. Protagonista Michelangelo Buonarroti, riprese e co-produzione italiana: che cosa dobbiamo aspettarci?

Non solo l’artista, ma l’essere umano: un genio senza tregua, un peccatore conscio di come la bellezza eccedesse le sue capacità artistiche. E il suo rapporto col potere.

Qualche rimando autobiografico?

Beh, fortunatamente sì: lui aveva Lorenzo il Magnifico, io ho altri mecenati che finanziano i miei film.

Dove lo vedremo?

Mi piacerebbe Venezia, se finisco in tempo.


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