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LA STORIA DEL MIO PAESE ...

L’ITALIA, UNA FORESTA BRUCIATA. Un’analisi di Furio Colombo - a c. di Federico La Sala

La landa è desolata. Mi rendo conto che, dopo Berlusconi, siamo in un dopoguerra. Ma non dovremmo essere noi gli autori, visionari e generosi (non nel senso di avere ma nel senso di dare) di un nostro piano Marshall?
domenica 11 novembre 2012 di Federico La Sala
Un Piano Marshall per l’Italia del dopo B.
di Furio Colombo (il Fatto, 11.11.2012)
La politica si è rivelata un mestiere inferiore. Se chi vi partecipa non risulta disonesto, resta comunque accertato che si tratta di un incompetente, del quale è meglio non fidarsi quando parla di numeri. Persino se non ha un suo disegno nascosto, il più delle volte non sa di che cosa parla ed è bene che vi sia una funzione vicaria (quella degli economisti che vanno al governo) per impedire danni, (...)

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> L’ITALIA, UNA FORESTA BRUCIATA. Un’analisi di Furio Colombo - Buon compleanno, Italia! (di Rosario Amico Roxas).

lunedì 12 novembre 2012

Buon compleanno, Italia!

di Rosario Amico Roxas

L’Italia della seconda o terza repubblica compie un anno; 365 giorni addietro Berlusconi riteneva opportuno togliere il disturbo arrecato alla nazione e passare la mano.

Come prima dichiarazione si abbandonò alle menzogne affermando che si era dimesso senza che nessuno lo avesse sfiduciato, non tenendo conto di quella votazione nella quale racimolò 308 voti come segnale che non avrebbe mai più raggiunto i 316 voti necessari per porre la fiducia e ottenerla. Praticamente, anche in sede politica, chiese e ottenne la prescrizione, cioè un non-condanna da spacciare per assoluzione; ma il Parlamento aveva decretato l’assenza della maggioranza, pur contando i transumanti vendibili e acquistati nel gran mercato dei politici-usati.

In pochi giorni subentrò il governo Monti suscitando grande interesse grandi speranze, ma c’era pronto l’agguato dello stesso Berlusconi dimissionario, ma con un “tesoretto” di voti insufficiente per ottenere la fiducia per sé, ma bastevoli per far mancare la fiducia ad altri.

Così cominciò il balletto dei ricatti, le proibizioni, i veti, tutti sostenuti con l’ipotesi di “togliere la spina” a quel governo chiamato a tirar fuori l’Italia dai pasticci berlusconiani, anche acchiappandola per i capelli. Monti avrebbe pure lasciato, ma era Napolitano a invitarlo a restare e resistere, in quanto lo chiedeva la nazione e lo chiedeva l’Europa, per restituire fiducia all’Italia dopo il bagno di pubbliche vergogne cui l’aveva costretta l’ultimo governo Berlusconi.... La risata in pubblico della Merkel e Sarkozy al solo pronunciare il nome di Berlusconi dimostrò al mondo intero quanto in basso fosse caduta l’Italia, ormai universalmente identificata come “patria del Bunga-bunga”.

C’è da specificare che non siamo contenti dei provvedimenti assunti dal governo Monti, essendo mancata la tanto decantata equità che si è trasformata, invece, in una politica protezionistica verso le fasce più opulente della nazione, secondo i dettami del liberismo berlusconiano.

Ancora adesso ci ritroviamo sotto ricatto del cavaliere, il quale, convinto della sconfitta che lo aspetta, ecco che cerca anche in questo caso la prescrizione politica in grado di modificare la sconfitta annunciata in un invito a sedere al tavolo dei vincitori; come ? Attraverso una legge elettorale che non consenta a nessuno di ottenere una maggioranza che consenta di governare, obbligando ad una grande coalizione dove la legge del meno dotato moralmente potrebbe assurgere a dignità di metodo politico.

A tenere bordone a questo giochetto è, addirittura, Casini che non vuole esporsi come alleato ufficiale di Berlusconi, così si cimenta nell’impresa di non far passare una legge elettorale decente, proponendo una guerra continua per riuscire ad esaltare gli interessi finanziari individuali e quelli politici di sopravvivenza del suo partito.

Casini si ritrova in una duplice veste di nostalgico democristiano da una parte e di liberista berlusconiano dall’altra; come democristiano apre il dialogo con le forze che si ispirano al lavoro, alla produzione, alla ripresa economica; come liberista berlusconiano subisce la tentazione del cavaliere e bisogna anche capirlo: grazie alla moglie-compagna dispone (o disporrà) di un patrimonio da tutelate, non certo da penalizzare con provvedimenti di equità fiscale, incassando, su questo tema, la piena solidarietà di Berlusconi.

In mezzo a queste diatribe la nazione compie un anno dal giorno della Nuova Liberazione e si appresta ad affrontare le elezioni democratiche più importanti della sua già sessantennale esistenza, quando sul tavolo della verità saranno in gioco tutti i valori che hanno ispirato la nostra Costituzione; saranno gli italiani a dire se la falsità avrà la meglio sulla speranza di un futuro migliore.

Buon compleanno Italia!

Rosario Amico Roxas


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