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ITALIA. Che fare?

LE PRIMARIE DEL CENTROSINISTRA. Una scommessa rilevante, pur con molti limiti. Una nota di Norma Rangeri

Un voto utile oggi può influire sull’identità del futuro centrosinistra e, di rimbalzo, anche di quel che si sta muovendo fuori dal suo perimetro.
domenica 25 novembre 2012 di Federico La Sala
Il voto utile
di Norma Rangeri (il manifesto, 25.12.2012)
Domani il manifesto sarà in edicola con un’edizione speciale dedicata alle primarie del centrosinistra. Un’eccezione alla regola per un evento politico di primo piano. Se questa sera il risultato del voto dirà che si va al ballottaggio, e a giocarsi la finale saranno Bersani e Vendola, allora si aprirà una fase inedita per la sinistra italiana. Se, viceversa, come pronosticano i sondaggi, alla fine la contesa sarà tra il segretario (...)

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> LE PRIMARIE DEL CENTROSINISTRA. Una scommessa rilevante, pur con molti limiti. --- I tre schermi che dividono l’Italia (di Furio Colombo - Incompatibilità))

domenica 25 novembre 2012

Incompatibilità

I tre schermi che dividono l’Italia

di Furio Colombo (il Fatto, 25.11.2012)

Immaginate un grande schermo diviso in tre, anzi, guardatelo, perchè davvero il grande schermo della nostra vita è diviso, e sconnesso. Nella prima sezione dello schermo vedete i politici. Eseguono rituali che di volta in volta vengono richiesti, senza conoscere o voler conoscere le ragioni o le conseguenze. Pensate all’obbligo, divenuto impegno costituzionale, di pareggio di bilancio. Significa che non puoi più decidere se spendere o risparmiare, se punire o premiare.

Nelle mani dei politici non è rimasto alcun potere. Divampano le lotte per la leadership, dette “primarie”. Forse porteranno grandi conseguenze, ma solo nell’acquario delle stanze interne alla politica. Probabilmente, molti cittadini parteciperanno, una specie di danza della pioggia, un esorcismo per fare accadere qualcosa nel mondo reale. Ma tutto avviene di là dal cristallo che separa la politica dai cittadini. Il secondo schermo dimostra che ogni rapporto fra politica e realtà, in questo momento, è impossibile.

Infatti una telecamera fissa, come quelle delle banche, ci mostre la strana realtà del governo tecnico. Da un lato è così debole che ascolta in auricolare ciò che deve dire di volta in volta. Dall’altro è così forte che non discute con la politica e i partiti. Ordina e aspetta rapida e precisa esecuzione.

QUI MANAGERS e docenti danno ordini da managers e giudizi da docenti, in un tipico modo che non concepisce obiezioni, perchè non si tratta di professioni che accettano cedimenti o patteggiamenti. Nello stesso tempo, abbiamo detto, noti uno sdoppiamento. Comandano ma anche ubbidiscono, con la stessa prontezza e lo stesso rigore.

Non sappiamo nulla, tecnicamente, della gravità della situazione o di come tutto sia improvvisamente precipitato in modo tanto drammatico (sto parlando di Europa e del mondo; quanto al rovinoso governo dell’Italia, fino a poco fa, sappiamo fin troppo).

Sappiamo però che i punti di analisi, di visione, di decisione, sono al di là del governo tecnico, che è tecnico anche nel senso di essere un esperto intermediario: conosce la materia e può esporla bene. Ma porta non le sue decisioni, ma decisioni già prese e che non sono in discussione.

In questo schermo apprendiamo che ogni cosa si conta, si valuta, si approva o respinge a seconda del costo, e non ci sono spazi che non siano contabili, non ci sono misuratori che non siano i conti, e non ci sono idee se non sono esprimibili in termini quantità. E che le quantità o sono tollerabili (che vuol dire accettate dalle voci che parlano negli auricolari dei “tecnici”) o non se ne deve neppure discutere. In altre parole l’intero mondo dei progetti detti riformismo deve essere cancellato.

L’economia non è negoziabile. O i valori sono giusti o non lo sono. Se non lo sono non resta che spostare, cambiare, comprimere o tagliare fino a che i valori sono (o tornano ad essere) quelli giusti. Quali siano quelli giusti non tocca nè ai politici nè ai cittadini decidere. Il secondo schermo ci avverte infatti che, una volta entrati nel territorio tecnico dei numeri e del governo economico, la democrazia non conta, nel senso che non puoi votare ciò che non hai, o non hai diritto (lo dicono i conti) di avere.

La democrazia resta un rito di parlamento per dire disciplinatamente “va bene” a ciò che prescrivono gli esperti in base alle loro tabelle. E alle istruzioni che ricevono da quella voce nell’auricolare. Che non è la voce di Dio o la trama di un complotto. Semplicemente, per qualche ragione e molti errori, abbiamo trasferito il punto di autorità nel cielo di alcuni organismi internazionali che dirigono il traffico della ricchezza senza sapere, o poter sapere, che ricchezza è, di chi è, come sia stata accumulata, e a chi sia stata eventualmente sottratta.

SI CONOSCONO solo i limiti di spesa consentiti. E così tu vedi, nel terzo schermo, la lotta disperata che si estende per le strade, giovani e non giovani, operai e gente che non lavora più o non ha quasi mai potuto lavorare, e gente che all’improvviso ha perso tutto, lavoro, pensione e casa e, come se non bastasse, scopre di avere torto. E vedi l’abbandono umiliante dei disabili, le carrozzelle e i corpi dei malati gravi senza sostegno perché il costo non è previsto, lo stivaggio barbaro dei detenuti, i bambini senza scuole e i malati senza letti. Niente, nel terzo schermo, ha a che fare con il primo e il secondo.

Nessuno sembra sapere o voler sapere niente degli altri, tranne coloro che si azzuffano. I politici restano nell’acquario e si parlano senza che si senta la voce. I “tecnici” ascoltano dall’auricolare e riferiscono con cura, ma anche con fermezza non discutibile, ai politici e ai cittadini. La democrazia? È caotica, a momenti insidiata dalla violenza, dalle troppe cariche e dalla solitudine. Ma resta solamente nelle strade.


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