L’attacco a Dossetti divide il Vaticano
di Marco Ansaldo (la Repubblica, 9 gennaio 2013)
Il pensiero di don Giuseppe Dossetti si trova di nuovo sotto attacco dei conservatori. Proprio alla vigilia dell’uscita di due libri che a cent’anni dalla nascita affrontano la vita dell’importante religioso e politico dc, ispiratore delle aperture innovative del Concilio Vaticano II e accusato di filocomunismo. La polemica è guardata in Vaticano con preoccupata intensità, perché capace di assumere sfumature politiche inattese.
L’imbarazzo è palpabile, e per molte ragioni. Perché sono appena trascorsi i cinquant’anni delle celebrazioni per l’inizio del Concilio. Perché la questione scoppia alla vigilia di una tornata elettorale che già si annuncia carica di veleni. E soprattutto perché quella appena esplosa è una mina difficile da disinnescare, senza scontentare tutti. Tanto a destra quanto a sinistra, per intenderci, di uno schieramento ecclesiastico le cui intenzioni di voto appaiono questa volta, tutt’altro che uniformi.
All’origine del caso il confronto mai sopito fra Dossetti e l’arcivescovo emerito di Bologna, il cardinale Giacomo Biffi, il quale sull’eredità spirituale del sacerdote che finì per ritirarsi a vita privata in una comunità da lui fondata, ha sempre dato battaglia. Ma andiamo con ordine. Il 30 dicembre scorso Biffi ha fatto pubblicare sulle pagine di Bologna Sette, il settimanale dell’arcidiocesi, una lettera del cardinale Giovanni Battista Re in cui l’illustre porporato sosteneva di condividere le tesi dell’ex arcivescovo di Bologna sulle «lacune e le anomalie della teologia dossettiana». Non solo. Il cardinale, condividendo le riserve di Biffi, criticava il periodo in cui Dossetti era segretario dei quattro moderatori al Concilio Vaticano II, “usurpando” le competenze dell’allora segretario.
Dunque, un colpo alle idee di Dossetti che fecero da leva alle posizioni del cardinale Lercaro in chiave di profondo rinnovamento della Chiesa. Re è un pezzo da novanta in Vaticano. Già vescovo di Brescia, è stato il sostituto in Segreteria di Stato, e poi prefetto della Congregazione per i vescovi. Bologna Sette ha presentato la lettera di Re addirittura come «un documento che gli storici della Chiesa non potranno ignorare nella loro ricerca appassionata e sincera della verità».
Una fine d’anno amara per i dossettiani, che domenica 6 gennaio hanno così espresso, sempre sul settimanale della Curia, per bocca di don Athos Righi, superiore della comunità fondata dal leader, il loro “dolore”. I lettori, sorpresi e amareggiati. La rivista dell’arcidiocesi si è vista costretta a battersi il petto: «Se il nostro settimanale è venuto meno alle esigenze della carità ce ne scusiamo sinceramente... non era nostra intenzione recar turbamento alla Chiesa o offendere la memoria di don Giuseppe». I numeri del settimanale sono ora sui tavoli della Segreteria di Stato.
Assieme ai due volumi che stanno per uscire: Giuseppe Dossetti. L’avventura politica di un riformatore cristiano, di Paolo Pombeni, e Il professorino, di Enrico Galavotti (entrambi editi da Il Mulino). Un bel caso da risolvere, non c’è che dire. Perché su Dossetti, la Chiesa continua a dividersi.