Inviare un messaggio

In risposta a:
EURAFRICA. "Fra noi e loro vi è soltanto acqua" (Andrea Böhm)

LA TUNISIA E IL «PROFETA» BELAID. In grave pericolo la transizione democratica. Una nota di Annamaria Rivera

Non c’è che da sperare che la risposta politica di massa a questo evento tragico segni la fine delle «liquidazioni» politiche e sventi i rischi del caos. E segni la svolta verso una fase della transizione che ravvivi le rivendicazioni e i principi della rivoluzione del 14 gennaio: giustizia sociale, uguaglianza e dignità.
domenica 10 febbraio 2013 di Federico La Sala
IL «PROFETA» BELAID
di Annamaria Rivera (Il Manifesto, 07.02.2013)
Chokri Belaid, avvocato, era una figura carismatica dell’opposizione di sinistra. Chi scrive ha avuto l’onore di conoscerlo in occasione dell’assemblea del 24 aprile 2011, nel Palazzo dei Congressi di Tunisi, quella che sancì l’unificazione tra le due formazioni, che si definiscono marxiste-leniniste e panarabiste, nate dalle lotte degli anni ’70: l’Mpd (Movimento dei patrioti democratici) e il Ptpdt (Partito del lavoro, (...)

In risposta a:

> LA TUNISIA E IL «PROFETA» BELAID. --- «In nome di Chokri, la Tunisia difende la rivoluzione». Intervista a Hamma Hammami - Portavoce ufficiale del Fronte popolare tunisino, amico del leader dell’opposizione assassinato il 6 febbraio a Tunisi

giovedì 14 febbraio 2013


-  Hamma Hammami
-  Portavoce ufficiale del Fronte popolare tunisino, amico del leader dell’opposizione assassinato il 6 febbraio a Tunisi

-  «In nome di Chokri, la Tunisia difende la rivoluzione»

-  di Umberto De Giovannangeli (l’Unità, 14.02.2013)

«La verità non è materia di scambio. Non è barattabile con qualche poltrona. A esigere verità e giustizia sono il milione e mezzo di tunisini che hanno trasformato il funerale di Chokri Benaid in una imponente manifestazione a sostegno dei principi della rivoluzione jasmine. Chiediamo la costituzione di una commissione d’inchiesta indipendente sull’assassinio di Chokri e le aggressioni contro sindacalisti, intellettuali, giornalisti, artisti. Nel solo mese di gennaio 50 reporter hanno subito aggressioni di vario tipo. E quasi sempre la polizia è rimasta a guardare».

Ad affermarlo è Hamma Hammami, portavoce ufficiale del Fronte popolare il blocco laico, riformista e di sinistra che ha subito messo alle corde la maggioranza ed Ennahda in particolare l’uomo che ha preso il posto del leader assassinato lo scorso 6 febbraio. Di Chokri Benaid, Hammami non era solo un compagno di partito, era soprattutto un amico suo e della famiglia.

Condannato nel 1972 e 1995 per reati d’opinione considerati attentati alla sicurezza dello Stato, Hammami entrò in clandestinità nel 1998. L’anno seguente fu condannato a nove anni di reclusione per ribellione alle leggi repressive di Ben Alì. Nel 2002, opponendosi alle accuse, tornò in patria e venne arrestato. Quanto all’attuale governo, Hammami è perentorio: «Sono politicamente responsabili di questo odioso crimine». Nel giorno dello sciopero generale organizzato dall’Ugtt, il maggiore sindacato tunisino, un milione e mezzo di tunisini hanno partecipato ai funerali di Chokri Benaid. Partiamo da quel giorno.

Cosa ha rappresentato?

«Ha rappresentato molte cose. Anzitutto, il tributo ad un uomo coraggioso, ad un leader che nonostante le minacce ricevute ha continuato a denunciare pubblicamente il tradimento della rivoluzione perpetrato da chi vuole trasformare la Tunisia in uno Stato teocratico, oscurantista. Per questo è stato assassinato. Lei è italiano, e nella storia del suo Paese vi sono stati politici assassinati dai fascisti perché avevano denunciato pubblicamente i crimini del regime...».

C’è chi, per questo, ha definito Benaid il «Matteotti tunisino».

«Un riferimento appropriato, che rende onore a Chokri e che, al tempo stesso, dà conto della situazione in cui versa il mio Paese. Quello di Benaid è un omicidio pianificato, eseguito da professionisti, che hanno goduto di coperture ai massimi livelli».

Torniamo a quella grande manifestazione. Del tributo ad una «martire per la libertà» si è detto. Ma cos’altro ha rappresentato?

«Quella manifestazione testimonia anche che il popolo vuole una “seconda rivoluzione”. La protesta coinvolge tutti gli strati sociali: la gente chiede pane e lavoro, libertà e giustizia sociale, uguaglianza e dignità. E non saranno le squadracce paramilitari degli islamisti a frenare la protesta».

Squadracce paramilitari. A chi si riferisce?

«Agli squadristi della Lega per la protezione della rivoluzione, di cui chiediamo lo scioglimento. Ma questo chiama in causa Ennahda (il partito islamista al potere, ndr). Tutti sanno che questi squadristi sono protetti da Ennahda. “Chiunque critica Ennahda può essere vittima di violenza”, aveva denunciato Benaid, il giorno prima di essere assassinato».

Il primo ministro Hamadi Jebali ha ribadito che «non vi è altra scelta che quella di formare un governo di transizione, indipendente dai partiti».

«Una proposta che si è subito scontrata con la volontà del partito di cui Jebali fa parte: Ennahda. Le minacce contro Belaid ed altri esponenti dell’opposizione sono ormai da tempo quotidiane, ma nessuno di quelli che doveva fare qualche cosa s’è mosso. Non è più il tempo di assistere in silenzio. Perché ieri c’è stato Lotfi Naguedh, oggi Chokri Belaid, e domani... già domani chissà a chi toccherà (Lotfi Naguedh era un esponente di Nidaa Tounes ed è stato massacrato a bastonate, calci e pugni, a Tataouine, nell’assalto ad una sede sindacale da parte delle squadracce della Lega per la protezione della Rivoluzione, ndr)».

Da compagno di lotta e amico di lunga data, è stato lei ha dare l’ultimo saluto a Chokri Benaid, parlando alla immensa folla che si era riunita a Tunisi. «Non faremo marcia indietro, ma la Tunisia dovrà rimanere unita come tu volevi! Chokri, continueremo la lotta nel tuo nome».

«È così. L’unità è fondamentale per difendere i principi della rivoluzione. Così come la determinazione a non arretrare di un passo di fronte alla violenza di un potere che usa tutti i mezzi, dall’intimidazione fino all’omicidio politico, pur di perpetuarsi. Non abbiamo lottato contro il regime corrotto e dispotico di Ben Ali per vedere instaurata una dittatura islamista».

Lei sottolinea la ricerca dell’unità...

«Quella che si è realizzata con lo sciopero generale il giorno del funerale di Chokri...». Ma sul piano politica questa unità quale obiettivo prioritario dovrebbe porsi? «Quello di riscrivere una Costituzione fondata sui principi che sono stati alla base della rivoluzione del 14 gennaio. E su questa base andare a nuove elezioni per l’Assemblea costituente».


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: