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PER IL BENE DELLA CHIESA ...

BENEDETTO XVI SI DIMETTE. Lascerà il pontificato dal prossimo 28 febbraio. Lo ha annunciato personalmente, in latino

"Ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile2005"
martedì 12 febbraio 2013
Benedetto XVI lascia il pontificato, Papa si dimette il 28 febbraio*
Il Papa lascia il pontificato dal 28 febbraio. Lo ha annunciato personalmente, in latino, durante il concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto. "Un fulmine a ciel sereno". Con queste parole il decano del collegio cardinalizio, cardinal Angelo Sodano ha commentato la decisione di Benedetto XVI di lasciare il pontificato
Il Papa ha spiegato di sentire il peso dell’incarico di pontefice, di aver a lungo meditato (...)

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> BENEDETTO XVI SI DIMETTE. --- Queste dimissioni inaugureranno un precedente, al contrario delle poche dimissioni avvenute in epoca medievale (di Massimo Faggioli - Chi lascia orfani Benedetto XVI) .

lunedì 11 febbraio 2013

Chi lascia orfani Benedetto XVI

di Massimo Faggioli (“L’Huffington Post”, 11 febbraio 2013)

Papa Benedetto XVI si è dimesso ed è un fatto senza precedenti nella storia del pontificato globale moderno: non è chiaro se queste dimissioni inaugureranno un precedente, al contrario delle poche dimissioni avvenute in epoca medievale.

La chiesa non è una dittatura in cui il pontefice è un sovrano che agisce in uno “stato di eccezione”: il canone 332 del Codice di diritto canonico prevede questa possibilità. Ma c’è un altro modo di interpretare le dimissioni, suggerito dalla formula usata da Benedetto XVI per spiegare la decisione: “ingravescentem aetatem”. Questa formula latina non è solo usata per spiegare il peso degli anni, ma richiama parola per parola un motu proprio di Paolo VI, la Ingravescentem aetatem, che nel 1970 introduceva il limite di età di 75 anni per i cardinali di curia romana (e di 80 anni per entrare in conclave ed eleggere il nuovo papa), dopo che un documento del concilio Vaticano II nel 1965 aveva introdotto il limite di età a 75 anni per i vescovi diocesani.

C’è una lettura personale di queste dimissioni: gli osservatori non sarebbero stati sorpresi dalle dimissioni di Benedetto XVI nei primi anni del pontificato, specialmente tra 2006 e l’inizio del 2009, quelli più difficili, punteggiati dagli incidenti diplomatici del discorso di Regensburg e del caso del vescovo lefebvriano antisemita Williamson.

Poi nel 2010 sono iniziati i riverberi degli scandali degli abusi sessuali in America e in Europa che hanno elevato Benedetto XVI ad obbiettivo primario (in qualche caso, anche nelle corti di giustizia). Un papa eletto quasi sette anni fa già con un “brand” molto preciso di conservatore ha dovuto far fronte a venti contrari come nessun papa dell’era mediatica, dentro e fuori la chiesa. A questo si sono aggiunti esempi di grossolano mismanagement della Curia romana da parte del suo inner circle che hanno complicato una situazione prodotta da un conclave che elesse un teologo eminente quanto divisivo.

Ma c’è anche una lettura funzionale di queste dimissioni, che in un certo senso sono testimonianza dell’esperienza conciliare di Joseph Ratzinger. Il concilio Vaticano II fu l’inizio della ridefinizione della “job description” per tutti i ministri della chiesa, ma specialmente per i vescovi cattolici di tutto il mondo: un lavoro sempre più complesso, che richiede competenze tipiche di un leader, di un mediatore, di un comunicatore esperto dei media, e di un amministratore delegato - ma sempre soggetti al Vaticano e con un mandato che termina sempre a 75 anni di età, per i vescovi.

Da oggi in poi, nella teologia del papato e nella scienza canonistica qualcuno potrebbe affermare, senza tema di smentita, che quella legge della chiesa sulle dimissioni dei vescovi si applica anche al papa, vescovo di Roma. Ma restano aperte moltissime questioni. Sul conclave, ovvero quale sarà il ruolo del papa in esso e nella sua preparazione. Sul futuro di Joseph Ratzinger - già Benedetto XVI, primo papa emerito. Sull’agenda Ratzinger, se essa rimarrà valida per il conclave e per il futuro papa.

Le dimissioni lasciano teologicamente, spiritualmente e politicamente orfani parecchi cattolici, ecclesiastici e laici, in questo momento: nella curia romana, tra i vescovi, tra i teologi, and last but not least tra i neo-conservatori italiani e americani (e anche tra qualche ex marxista ora ratzingeriano). Quanto all’Italia, questo pontificato aveva scelto fin dall’inizio di non farsi coinvolgere più di tanto nella politica italiana, sfiorando più volte il peccato di omissione.

Le elezioni politiche italiane del 2013, che si terranno con la sede apostolica sostanzialmente vacante, sono l’epigrafe di un pontificato che - va detto - ha sempre visto nella dimensione politica e giuridica della chiesa e del papato due elementi di disturbo più che di aiuto alla missione della chiesa.

In questo senso, un pontificato più post-conciliare che conciliare, e nel caso di Ratzinger questa è una somma ironia. C’è da chiedersi quanto la chiesa cattolica romana mondiale possa permettersi, oggi, una visione così spiritualista di se stessa


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