Corruzione in Italia
”Un governo di imbroglioni”
di Hans-Jürgen Schlamp, Roma*
I romani avevano tirato monetine da 100 lire al loro ex presidente del Consiglio Bettino Craxi gridandogli “ladro” e “truffatore”. Si era nel 1993. “Tangentopoli” - così si chiamò lo scandalo per corruzioni, che a quel tempo aveva demolito la casta politica italiana. “Tangenti” sono le bustarelle e con queste avevano incassato molti milioni non soltanto il socialista Craxi, ma anche molti pezzi grossi politici di quasi tutti i partiti.
Adesso italiani imbufaliti hanno nuovamente tempestato, questa volta con monetine da due centesimi, un eminente rappresentante del Sistema. Il loro bersaglio era l’ex capo della banca Monte dei Paschi di Siena. Il quale avrebbe stornato miliardi, sottratto milioni e così portato la più antica banca del mondo sull’orlo del fallimento. E anche oggi non si tratta di un singolo caso.
Al contrario. Vent’anni dopo che coraggiosi pubblici ministeri e giudici sotto il nome di battaglia di “Mani pulite” avevano ripulito il Paese con 5.000 inchieste e oltre 2.000 processi, le “tangenti” sono di nuovo la norma. Imprenditori e politici depredano il Paese. Quasi ogni giorno un nuovo scandalo appare alla pubblica opinione. Così:
L’etica di Silvio Berlusconi
Ce n’è uno che da due decenni dispensa la morale adatta a tutto questo. Silvio Berlusconi, che ha cominciato la sua carriera come favorito di Craxi, da allora martella i suoi concittadini: corruzione, degrado, lavoro nero, frode fiscale - tutto okay. Non okay è la giustizia, che procede legalmente contro tutto questo. Si tratta di “toghe rosse” e “pubblici ministeri comunisti”. E poiché ha sempre governato il Paese, con il suo credo “arricchitevi quanto potete” ha portato l’Italia là dove si trovava 20 anni fa: in una profonda palude di corruzione, abuso di poteri d’ufficio, evasione fiscale. Quando poco tempo fa, in occasione della sua visita di Stato a Washington, Barack Obama chiese al presidente Giorgio Napolitano notizie sulle condizioni del Paese, questi ammise apertamente di essere profondamente preoccupato a causa della nuova “Tangentopoli”.
In questo egli non è solo. Il suo compagno di partito, il capo del PD Pier Luigi Bersani, lamenta che Berlusconi “lascia in eredità una catastrofe morale”. Perfino Mario Monti, per lo più riservato, formula intanto drasticamente di aver avuto in eredità il Paese “con un governo di imbroglioni”. È chiaro, si tratta di campagna elettorale. Ma Napolitano, Bersani e Monti hanno paura che Berlusconi, populista senza scrupoli, possa ancora una volta farcela. Essi vogliono impedirglielo, per questo usano parole nette.
Ma anche i fatti sono sufficientemente chiari. Circa un italiano su cinque - soprattutto chi guadagna di più - frega lo Stato. Per esempio, con controlli a campione i militari della Finanza all’inizio dell’anno hanno scovato 7.500 evasori totali, che non versavano un centesimo di euro in imposte. Tutti erano milionari, con introiti annuali medi di 2,8 milioni di euro.
Sotto il regno di Berlusconi questi potenti erano al sicuro. Berlusconi concedeva regolarmente un’amnistia ai delinquenti fiscali. Altrettanto faceva per i palazzinari, che senza autorizzazioni piazzavano nel bel mezzo del paesaggio le loro cittadelle di cemento. E che tutto ciò debba continuare allo stesso modo Berlusconi lo ha già promesso. Se viene eletto.
La situazione è oggi molto peggiore di 20 anni fa, constata Antonio Di Pietro, a quel tempo uno dei preminenti PM di “Mani pulite”, perché “non provano più vergogna”.
* Der Spiegel, 19 febbraio 2013 (traduzione dal tedesco di José F. Padova).