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FRANCESCO, IL NUOVO PAPA, OLTRE IL MAGISTERO EQUIVOCO DI BENEDETTO XVI: DAL "DEUS CARITAS EST" AL "DEUS CHARITAS EST"? EU-*CHARISTIA* o EU-*CARESTIA*!?

DUE PAPI IN PREGHIERA: MA CHI PREGANO?! Bergoglio incontra Ratzinger: "Siamo fratelli". Ma di quale famiglia?! Un resoconto dell’incontro, con note - a c. di Federico La Sala

Il colloquio, ha detto Lombardi, ha dato modo a Benedetto XVI di "rinnovare il suo atto di riverenza e obbedienza al suo successore" e a questi di rinnovargli la "gratitudine sua e di tutta la Chiesa per il ministero svolto da papa Benedetto nel suo pontificato".
domenica 24 marzo 2013
MEMORIA DI FRANCESCO D’ASSISI. "VA’, RIPARA LA MIA CASA"!!!
PAPA FRANCESCO I, ALL’OMBRA DEL PAPA EMERITO, RIUSCIRA’ A CAMBIARE REGISTRO?

Bergoglio incontra Ratzinger: "Siamo
fratelli".
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Al Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo il faccia a faccia tra Papa Francesco e il Papa Emerito Benedetto XVI. Al centro del colloquio, i contenuti dell’inchiesta interna sullo scandalo che ha scosso la Curia (...)

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> DUE PAPI IN PREGHIERA: MA CHI PREGANO?! ---- La corruzione, male del cuore (di Jorge Mario Bergoglio)

domenica 24 marzo 2013

La corruzione, male del cuore

di Jorge Mario Bergoglio (la Repubblica, 24 marzo 2013)

      • Il testo è tratto dal libro “Guarire dalla corruzione” di Mario Jorge Bergoglio/Papa Francesco edito da Emi, in uscita domani.

Oggi si parla spesso di corruzione, soprattutto per ciò che riguarda l’attività politica. Viene denunciata in diversi ambienti sociali. Vari vescovi hanno segnalato la “crisi morale” che attraversa molte istituzioni. Intanto la reazione generale di fronte a certi fatti che sono indice di corruzione è andata crescendo.

[...] E, tuttavia, ogni corruzione sociale non è altro che la conseguenza di un cuore corrotto... Non ci sarebbe corruzione sociale senza cuori corrotti: «Ciò che esce dall’uomo, questo sì contamina l’uomo. Dal di dentro, infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l’uomo» (Mc 7,20- 23).

Un cuore corrotto: qui sta il punto. Perché un cuore si corrompe? [...] Il cuore umano è cuore nella misura in cui è in grado di riferirsi a un’altra cosa: nella misura in cui è capace di aderire, nella misura in cui è capace di amare o di negare l’amore (odiare). Per questo Gesù, quando invita a conoscere il cuore come fonte delle nostre azioni, richiama la nostra attenzione su questa adesione finalistica del nostro cuore inquieto: «Là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore» (Mt 6,21).

Conoscere il cuore dell’uomo, il suo stato, comporta necessariamente conoscere il tesoro al quale questo cuore si riferisce, il tesoro che lo libera e lo riempie o che lo distrugge e lo riduce in schiavitù; in quest’ultimo caso, il tesoro che corrompe. Di modo che dal fatto della corruzione (personale o sociale) si passa al cuore come autore e preservatore di questa corruzione, e dal cuore si passa al tesoro al quale è attaccato questo cuore. [...]

In primo luogo, può essere utile addentrarsi nella struttura interna dello stato di corruzione «soppesando la disonestà e malizia che... porta in sé»; sapendo che, sebbene la corruzione sia una condizione intrinsecamente legata al peccato, si distingue in alcuni punti di esso.

In secondo luogo, è pur utile descrivere il modo di procedere di una persona, di un cuore corrotto (che è diverso da quello di un peccatore). In terzo luogo, considerare alcune delle forme di corruzione con le quali Gesù ebbe a scontrarsi nel suo tempo.

Infine, sarà utile interrogarsi sulla forma di corruzione che potrebbe essere più tipica di una persona religiosa. È chiaro che può portare in sé una corruzione simile a quella del resto dei mortali, però qui mi interessa indagare ciò che io chiamerei corruzione minore, cioè la possibilità che un religioso abbia il cuore corrotto ma (mi si permetta l’espressione) venialmente, cioè che la sua lealtà nei confronti di Gesù Cristo sia indolenzita da un certo grado di paralisi. Può essere che un religioso partecipi di un ambiente corrotto? È possibile che un religioso sia - in qualche modo - parzialmente o venialmente corrotto? [...]

Corruptio optimi, pessima. Questo motto può applicarsi ai religiosi corrotti. E ce ne sono, eccome. Per saperlo, basta leggere la storia. Nei diversi ordini che hanno richiesto una riforma o che l’hanno fatta, c’era un maggiore o minore grado di corruzione. Non voglio riferirmi qui ai casi ovvi di corruzione, ma piuttosto a stati di corruzione quotidiana, che io chiamerei veniale, ma che fanno arenare la vita religiosa. Come si produce ciò?

Il beato Fabro utilizzava una regola d’oro per individuare lo stato di un’anima che viveva tranquillamente e in pace: proporle qualcosa in più ( magis ). Se un’anima era chiusa alla generosità, avrebbe reagito male. L’anima si abitua al cattivo odore della corruzione. Come succede in un ambiente chiuso: solo chi viene dall’esterno si accorge dell’aria viziata. E quando si vuole aiutare una persona così, il cumulo di resistenze è enorme.

Gli israeliti erano schiavi in Egitto, ma si erano abituati alla perdita della libertà, avevano adeguato la forma della loro anima a quella condizione, non immaginavano un’altra maniera di vivere. La loro coscienza era addormentata e, in questo senso, possiamo affermare che era una sorta di corruzione. Quando Mosè annuncia loro il progetto di Dio, «essi non ascoltarono Mosè, perché erano all’estremo della sopportazione per la dura servitù». (Es 6,9).

[...] Sotto la minaccia della potenza assira, gli anziani d’Israele, stanchi e impauriti, vorrebbero scendere a patti con il nemico; deve farsi avanti Giuditta a rileggere loro la storia affinché non accettino come pecore situazioni che Dio non vuole. [...] E gli apostoli preferivano non credere a ciò che i loro occhi vedevano quella mattina nel cenacolo: dice il Vangelo che «per la grande gioia ancora non credevano» (Lc 24,41).

Ecco qui il nodo del problema: un percorso doloroso demoralizza sempre, avere sperimentato delle sconfitte conduce il cuore umano ad abituarvisi, per non doversi sorprendere né tornare a soffrire se ne arrivassero altre. O semplicemente uno è soddisfatto dello stato in cui si trova e non vuole altri problemi.

In tutte queste citazioni bibliche incontriamo reticenza. Il cuore non vuole problemi. Esiste il timore che Dio ci imbarchi in viaggi che non possiamo controllare. Esiste un timore della visita di Dio, un timore della consolazione. In questo modo si matura una disposizione fatalista; gli orizzonti si rimpiccioliscono a misura della propria desolazione o del proprio quietismo. Si teme l’illusione e si preferisce il realismo del meno alla promessa del più [...]

Invece, nella preferenza per il meno che sembrerebbe più realista c’è già un sottile processo di corruzione: si arriva alla mediocrità e alla tiepidezza (due forme di corruzione spirituale), si arriva alla trattativa con Dio secondo il modello del primo o del secondo binario. Nella preghiera penitenziale del sacramento della riconciliazione si chiede il perdono per altri peccati... ma non si mostra al Signore questo dato di scoraggiamento dell’anima. È la lenta, ma definitiva, sclerosi del cuore.

L’anima inizia allora ad accontentarsi dei prodotti che le offre il supermercato del consumismo religioso. Più che mai vivrà la vita consacrata come una realizzazione immanente della sua personalità. Per molti tale realizzazione consisterà nella soddisfazione professionale, per altri nell’esito delle opere, per altri nel compiacersi di sé per la stima di cui sono fatti oggetto.

Altri ancora cercheranno nella perfezione degli strumenti moderni di riempire quel vuoto che la loro anima sente rispetto al fine che un tempo cercò e dal quale si lasciò cercare. Altri faranno un’intensa vita sociale: si godranno uscite, vacanze con gli «amici», grandi mangiate e feste; cercheranno di essere tenuti in considerazione in tutte le occasioni che comportano la loro presenza.

Potrei continuare citando casi di corruzione, ma - semplificando - tutto questo non è nient’altro che qualcosa di più profondo: ciò che ho già chiamato «mondanità spirituale».

La mondanità spirituale come paganesimo in vesti ecclesiastiche. Davanti a questi uomini e donne corrotti nella loro vita consacrata, la Chiesa mostra la grandezza dei suoi santi... che hanno saputo trascendere ogni apparenza fino a contemplare il volto di Cristo, e questo li ha resi «pazzi per Cristo».

Chissà, uno sogna ad occhi aperti e vorrebbe ravvivare questa parte morta del cuore, avverte l’invito del Signore... Ma no, quanto lavoro, troppa fatica! La nostra indigenza deve sforzarsi un poco per aprire uno spazio alla trascendenza, ma la malattia della corruzione ce lo impedisce. E il Signore non si stanca di chiamarci: «Non avere paura... ». Non temere che cosa? Non temere la speranza... e la speranza non delude.


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