Ciampi: da me atti motivati
L’ex capo dello Stato replica agli attacchi di Berlusconi: «Seguivo solo la Carta»
Presidente Ciampi, Berlusconi recrimina ancora sulla legge elettorale, attribuendo alle «forche caudine» del suo Quirinale una certa responsabilità nella genesi della riforma e in particolare sul premio di maggioranza al Senato.
«Sono polemiche da campagna elettorale e voglio starne fuori. Ma sul punto sono pronto a ripetermi, per evitare strumentalizzazioni. L’obiezione da noi mossa al testo inviatoci allora da Palazzo Chigi, prima che fosse approvato al Consiglio dei ministri, riguardava solo l’incostituzionalità del premio di maggioranza nazionale per il Senato, che era in palese contrasto con l’articolo 57 della Carta. L’articolo, per intenderci, secondo il quale il Senato è eletto a base regionale. Da un punto di vista giuridico l’ostacolo era insormontabile, dunque lo segnalammo».
Tutto qui? Non fu dunque lei a consigliare la soluzione poi adottata?
«Assolutamente no. Gaetano Gifuni fu interpellato dal sottosegretario Gianni Letta per le vie brevi, e si limitò a segnalare il problema, senza interferire. Di sicuro nessuno di noi suggerì la sostituzione del premio nazionale con tanti premi regionali. Fu semmai prospettata l’opportunità di abbandonare l’idea di qualsiasi premio di maggioranza e di tenere in vita la legge elettorale vigente. Perché aveva dato risultati positivi in due turni elettorali, nel 1996 e nel 2001, sul piano della stabilità delle maggioranze al Senato. Il governo preferì una scelta diversa, che non commento».
Berlusconi dice d’aver avuto con lei «un rapporto dialettico», cioè contrastato. Perché, suggerisce, stava «dall’altra parte».
«Mi pare perfino umiliante doverlo dire: io sto, e sono sempre stato, dalla parte della Costituzione. E a chiunque tenti di chiamarmi in causa replico che la mia bussola era solo quella».
Marzio Breda
* Corriere della Sera, 02 aprile 2008