ERCOLE AL BIVIO
«Il giovane Ercole si trova da tutt’altra parte che a un “bivio” ma, incalzato dai dubbi su quale “via” intraprendere nella vita, si è appartato in un luogo solitario non ben precisato, dove se ne sta in meditabondo raccoglimento. Ecco allora apparirgli due donne dai tratti riconoscibili, “grandi”, vale a dire due figure ultraterrene. L’una, riconosciuta da tutti come Virtù, ha un aspetto sano e nobile, veste di bianco: la pulizia dello stile è il suo unico ornamento, ed essa si avvicina con sguardo modesto e portamento pudico. L’altra, al contrario, conosciuta dagli amici come Felicità, dai nemici come Vizio, ha forme morbide ed esuberanti, truccata, così da sembrare più bianca e più rossa di quanto non sia nella realtà, e con un portamento che dà l’illusione di una figura ben più eretta di quanto non sia: si guarda intorno con occhiate impudiche, mentre le vesti non lesinano la vista delle sue grazie. In due discorsi e in una replica entrambe gli promettono, ciascuna a modo suo, di condurlo alla felicità - l’una mediante il piacere e l’ignavia, vale a dire percorrendo la via “più piacevole e comoda”, l’altra attraverso fatiche e pericoli, e cioè salendo per un sentiero “lungo e difficile”. La decisione di Ercole ci è nota»
Erwin Panofsky
Al bivio
di Antonio Gnoli («La Repubblica», 15-01-2011)
Essere a un bivio. Quante volte nella vita ci è accaduto di chiederci che fare. Si tratta di scegliere: dove andare, che decisione accollarsi. Il bivio riveste il carattere dell’ eccezione. Una scelta può cambiarci la vita. Ma non è solo riconducibile a un gesto individuale: gli operai di Mirafiori, il Pd, l’ Europa, il Pianeta, diciamo a volte, sono a un bivio.
Il mondo dell’ antichità mise un personaggio della mitologia, Ercole, davanti a un bivio: dovette scegliere tra la virtù e il vizio. Quel tema passò dalla narrazione del sofista Prodico a una densa e ricca testimonianza pittorica, come dimostra Erwin Panofsky nello straordinario Ercole al bivio (curato ottimamente da Monica Ferrandi, ed. Quodlibet). Nel passaggio dal mondo antico al nostro, il bivio cambia in parte la sua natura. Diciamo si complica.
Ercole sapeva scegliere (e fare) la cosa giusta. Per noi la scelta implica il rischio di sbagliare. Richiede non solo calcolo e azzardo ma anche un diverso modo di intendere la libertà come spiega Sheena Iyengar in The Art of Choosing (ed. Hachette Book). Il Novecento si è spesso interrogato sulla decisione. Attraversoi suoi personaggi, Kafka mostra l’ impossibilità di decidere. Carl Schmitt ne fa la leva della sua concezione politica. E noi? L’ Italia, maestra dell’ arabesco, ha quasi sempre preferito l’ arte del rimando, come dire: è sempre meglio che la decisione la prenda qualcun’ altro.