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VICO CON NEWTON: "NON INVENTO IPOTESI"! E CON SHAFTESBURY, CON LA "TAVOLA DELLE COSE CIVILI"!

VICO, PENSATORE EUROPEO. Teoria e pratica della "Scienza Nuova". Note per una rilettura (pdf, scaricabile) - di Federico La Sala

(...) al di là della contrapposizione della storia sacra e profana, rivelata e ragionata, e al di là dello “stato di minorità” - senza cadute in uno stato di super-io-rità!
sabato 6 gennaio 2024
C’era un lord in Lucania.... *
Se pochi filosofi e letterati sanno dell’omaggio di Ugo Foscolo al filosofo delle “nozze e tribunali ed are” (“Dei sepolcri”, v. 91), moltissimi “addottrinati” ignorano ancora e del tutto che Vico per circa nove anni decisivi per la sua vita ha abitato a Vatolla, nell’antica Lucania (in particolare, nell’attuale Cilento, a poca distanza dall’antica Elea-Velia, Ascea, Paestum, Palinuro, Agropoli) e, al contempo, che James (...)

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> RILEGGERE VICO. Teoria e pratica della "Scienza Nuova". --- La zattera della religione nel naufragio delle ideologie (di Bruno Forte)

domenica 14 luglio 2013


La zattera della religione nel naufragio delle ideologie

di Bruno Forte (Il Sole 24 Ore, 14 luglio 2013)

È stato Hans Blumenberg a scegliere la metafora del naufragio come strumento interpretativo dell’epoca moderna e della sua crisi (Naufragio con spettatore, Il Mulino, 1985). Perdu te le certezze che il positivismo e le ideologie avevano offerto, siamo diven tati tutti dei naufraghi, spettatori al tem po stesso del nostro naufragio.

Sta qui la differenza fra la crisi del 1929 e l’attua le: allora il mondo delle certezze ideolo giche si presentava come la possibilità alternativa alla crisi, una terra ferma da cui guardare l’altrui naufragio.

Oggi, dopo la fine delle ideologie e il crollo del sistema dei blocchi contrapposti, non è più così. La sola possibilità di salvezza sta nel farsi una zattera con i resti della nave naufragata. Proprio così, l’imma gine del pensatore tedesco si schiude sull’orizzonte di un’attesa, che richia ma l’affacciarsi di un bisogno collettivo di senso, di etica e di spiritualità. La ri sposta a questo bisogno è, però, tutt’al tro che univoca nel "villaggio globale".

L’ immagine del mare mobile, incostan te, richiama anzi un’altra metafora, non meno importante per capire dove siamo, quella della liquidità. A servirsene con singolare flessibilità è il sociologo britannico, di origini ebraico-polacche, Zygmunt Bau man. Nel nostro tempo - egli afferma- «model li e configurazioni non sono più "dati", e tanto meno "assiomatici"; ce ne sono semplicemente troppi, in contrasto tra loro e in contraddi zione dei rispettivi comandamenti, cosicché ciascuno di essi è stato spogliato di buona parte dei propri poteri di coercizione... Sarebbe incauto negare, o finanche minimizzare, il pro fondo mutamento che l’avvento della moder nità fluida ha introdotto nella condizione uma na» (Modernità liquida, Laterza, 2002, XIII).

Mancando punti di riferimento certi, tutto ap pare giustificabile in rapporto all’onda del mom ento. Gli stessi parametri etici che il "gran de Codice" della Bibbia aveva affidato all’umanità , sembrano diluiti, poco reperibili ed evi denti. Si parla di "relativismo", di "nichili smo", di "pensiero debole", di "ontologia del declino".

Mancando un sogno che accomuni tutti, l’individuo annega nella folla delle solitu dini, incapaci di comunicare fra loro, e l’ambizione dell’emancipazione cede il posto alla ri nuncia al senso del vivere. Questo volto flui do della post-modernità si manifesta in parti colare nella volatilità delle sicurezze pro messe dall’economia virtuale" della finanza internazionale, sempre più separata dall’eco nomia reale.

Crollata la maschera del massi mo vantaggio al minimo rischio, restano le macerie di una situazione fluida su tutti i li velli. Trovare punti di riferimento, indicare linee-guida affidabili è la sfida titanica per go vernanti e amministratori. Anche l’econo mia rivela un bisogno urgente di etica.

Nei segnali d’attesa, che vanno profilandosi nella vasta crisi del senso, non mi sembra infon dato vedere una sfida e una promessa rivolte alle diverse credenze religiose. Anche le religioni vengono convocate al capezzale dell’"ho mo oeconomicus". A loro volta, sfidati dal con testo della globalizzazione, i mondi religiosi av vertono un bisogno nuovo di incontrarsi, di la vorare insieme.

Samuel P. Huntington indivi dua la sfida dell’immediato futuro nel volto conflittuale di questo incontro (Lo scontro del le civiltà e il nuovo ordine mondiale, Garzanti, 1997): dopo le guerre fra le nazioni tipiche del XIX secolo e quelle fra le ideologie proprie del XX secolo, il XXI secolo sarà caratterizzato a suo avviso dal conflitto delle civiltà, identifica te con i mondi religiosi che le ispirano.

Ciò che occorre verificare, allora, è se e in che misura le religioni potranno giocare un ruolo in vista del superamento del conflitto e per la costruzione di un nuovo ordine internazionale. Al centro di questa verifica si pongono in particolare il Cristianesimo e l’Islam, non solo per il loro rap porto rispettivamente alla cultura dell’Occi dente e a quella dei Paesi arabi, ma anche per la minaccia costituita dall’alleanza fra alcuni ambiti antioccidentali e alcune espressioni inte graliste che pretendono di fondarsi sulla fede islamica.

Non meno importante per la causa della pace è il ruolo che al suo servizio potran no svolgere l’Ebraismo e le grandi religioni dell’Asia. La sfida è fra due modelli: lo "scon tro" o l’alleanza" delle civiltà e delle religioni.

Certo, l’incontro non potrà avvenire per sem plice giustapposizione. Alternativa alla barba rie dello scontro totale appare la possibilità del "meticciato": la confluenza di identità moltepli ci, dovuta ai flussi migratori in atto, è non me no legata al ravvicinarsi delle lontananze gra zie ala comunicazione della rete. È l’esperienza, inedita per i più, dell’incontro fra identità diversissime, fino al configurarsi di identità plurali, nomadi, al tempo stesso assertive e fles sibili, meticce. Il succedersi degli eventi - dal fatidico 1989 all’11 Settembre 2001 e a quel che ne è seguito - mostra il volto drammatico di questa sfida. S’impone una scelta di fondo, a partire dalla consapevolezza che il meticciato è stato sempre presente nella storia dei popoli e delle culture.

L’illusione di una purezza dell’identità o della razza è pura follia. Se una cultura è viva e vitale, essa è anche in grado di avviare un processo di mutuo scambio e di reci proca comprensione con l’identità altrui, che venga ad abitarla. Anche a questo ci ha richia mato il viaggio-segno di Papa Francesco a Lam pedusa.

Certamente, quest’assemblaggio" non è facile né esente da rischi: ciò che risulta decisivo è che fra persone e culture si ricono sca un codice di valori comuni, capace di fonda re relazioni di reciproco rispetto, di riconosci mento dell’altro e di dialogo.

A quali fonti potrà attingere un simile codice? Su quale rotta potrà procedere la barca assemblata sui mari del grande villaggio?

Si profila l’urgenza di un orizzonte etico, che sia riconoscibile da tutti. Ed è qui che la ri velazione biblica mi sembra offra una possibili tà decisiva, una sorgente di senso per indicare la rotta. Nella prospettiva dell’alleanza d’amo re promossa dall’iniziativa divina agli abitatori del tempo, essa riconosce la centralità della persona umana davanti al mistero divino co me riferimento fondante.

Oltre il naufragio, sulle onde della modernità liquida, la barca va costruita insieme, consentendo tutti a regole comuni, certe e affidabili, radicate nella digni tà dell’essere personale, nelle esigenze dell’im perativo morale, per navigare insieme sul va sto mare da percorrere verso il porto - intravi sto nella speranza e mai pienamente possedu to nella realtà - della pace universale e della giu stizia per tutti.

L’idea dell’assoluta singolarità dell’essere personale di fronte al Dio persona le - contributo decisivo della rivelazione bibli ca alle culture dell’umanità - è il baluardo con tro ogni possibile manipolazione dell’essere umano, la sorgente di ogni riconoscimento del la sua dignità. Sta qui la riserva di senso e di spe ranza che la proposta della fede biblica ha da offrire alla storia, la ragione profonda della fe condità della presenza dell’identità cristiana nel pluralismo delle opzioni e nel meticciato delle identità.


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