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COSTITUZIONE E SCUOLA PUBBLICA: REFERENDUM CONSULTIVO. Alle urne questo 26 maggio i cittadini e le cittadine di Bologna voteranno per difendere la scuola pubblica e la Costituzione. Ogni altra interpretazione č pretestuosa e fallace.

BOLOGNA-REFERENDUM. COSTITUZIONE E FINANZIAMENTI ALLE SCUOLE PRIVATE. Materiali: note di Stefano Rodotā, Emiliano Liuzzi, Francesca Coin - a c. di Federico La Sala

FRANCESCO GUCCINI. “Entrare nella scuola pubblica č il primo passo di ogni individuo che voglia imparare l’alteritā e la condivisione. Ed č il primo passo di ogni essere umano per diventare uomo, per diventare donna”.
domenica 26 maggio 2013
[...] La campagna referendaria in realtā non ha mai assunto toni duri, tanto meno contro i privati. Si limita a sostenere quanto prescritto dall’articolo 33 della Costituzione, come diceva Piero Calamandrei “la scuola pubblica č il prius, quella privata č il posterius”. O per usare le parole dell’onorevole Luigi Preti nell’Assemblea Costituente nel 1947, “sarebbe un paradosso che lo Stato, che non ha nemmeno abbastanza denaro per le proprie scuole, dovesse in qualche modo (...)

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> BOLOGNA-REFERENDUM. COSTITUZIONE E FINANZIAMENTI ALLE SCUOLE PRIVATE. -- Omissione sistematica dei princėpi (di Michele Serra - "l’amaca")

sabato 25 maggio 2013

L’amaca

di Michele Serra (la Repubblica, 25.05.2013)

Chi sostiene (come il Pd di Bologna, come Romano Prodi, come il ministro dell’Istruzione Carrozza) che č necessario finanziare con fondi pubblici anche le scuole private paritarie, ha le sue ottime ragioni.

Č possibile che dal punto di vista tecnico-amministrativo queste ragioni siano perfino pių solide di quelle che animano i cittadini che, a Bologna, hanno promosso il referendum di domani contro il finanziamento alle private paritarie.

E allora come mai uno schieramento che sulla carta č politicamente molto pių debole minaccia di poter vincere il referendum, o di andarci molto vicino?

Per una ragione molto semplice: perché la domanda (inascoltata) che milioni di cittadini di sinistra muovono ai loro rappresentanti č fissare almeno una manciata di princėpi, e poi rispettarli.

Uno di questi princėpi č la laicitā dello Stato. Un altro č l’istruzione pubblica (non “privata paritaria”: pubblica) per tutti. Č vero che i princėpi hanno un costo: economico e politico. Ma ha un costo, enorme, anche dimenticarsi di rispettarli. Considerarli sempre negoziabili. Sempre rimandabili. Mai fondanti e mai strategici, in una parola sola: ininfluenti.

Il referendum di domani, ben al di lā del risultato, aiuterā il Pd, non solo bolognese, a quantificare qual č il costo dell’omissione sistematica dei princėpi.


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