Il voto sulle scuole cattoliche a Bologna
Il sindaco: manterrò le convenzioni
Prodi: no, si rispetti il referendum
di Franco Giubilei (La Stampa, 28.05.2013)
Mentre i promotori del referendum brindano a quel quasi 60% che ha scelto di destinare alla scuola pubblica il finanziamento riservato alle paritarie cattoliche convenzionate, e adesso chiedono al comune di decidere di conseguenza, dall’altra parte si aggrappano al fatto che alle urne si sia presentato solo un bolognese su tre (il 28,71%, per la precisione).
Il giorno dopo lascia una coda di malumori striscianti soprattutto nel fronte del B, cioè del no al dirottamento dei contributi, per capirci, quella strana alleanza che andava dal sindaco Merola al Pd - tutt’altro che compatto) -, dal Pdl alla Lega, dalla Cisl a Romano Prodi, fino al presidente della Cei Bagnasco.
Il sindaco da un lato abbozza, «non possiamo ignorare la richiesta di scuola pubblica», ma dall’altro tiene duro sulla sua linea: «Bologna non deve rinunciare al sistema delle convenzioni con le scuole materne private», un sistema che «può essere migliorato ma non abolito».
La conclusione salomonica arriva davanti al consiglio comunale: «Nessuno ha vinto o perso in modo definitivo, dire che A (i referendari) ha vinto e che B ha perso sarebbe giusto e incontrovertibile solo nel caso di un referendum decisionale e non consultivo come questo. Lavorerò perché nessuno venga messo da parte e per tenere conto di chi ha votato A». Tradotto: «La maggioranza non è a rischio è a rischio il fatto di non interpretare in modo corretto il risultato di questo referendum».
Già, ma intanto la crepa all’interno della maggioranza che sostiene la giunta si allarga, tant’è vero che Sel - fra i sostenitori del comitato Articolo 33 -, risponde a stretto giro: «Caro sindaco, se non è in discussione il sistema delle convenzioni cos’è esattamente in discussione? Questo è ciò su cui avremo una particolare attenzione» avverte la capogruppo in consiglio Cathy La Torre, che per essere più chiara aggiunge: «Le deleghe non sono più in bianco e il nostro gruppo non perderà occasione di ricordarlo a questa amministrazione». Anche perché i 50mila che sono andati a votare A «sono anche una bella metà di chi ha sostenuto il sindaco» e sarebbe un «errore tragico» ignorare questa «richiesta di partecipazione».
E mentre la Lega tende una mano interessata al sindaco, ricordando che in caso venisse a mancare l’apporto di Sel alla giunta il Carroccio ha lo stesso numero di consiglieri dei vendoliani - «siamo quattro e quattro...», ha alluso ieri -, un nome eccellente del fronte del B come Romano Prodi commenta sibillino: «I referendum si accolgono. Si accolgono. Io ero per l’opzione B, ha vinto l’opzione A». No comment sulla decisione di Merola di mantenere comunque la convenzione con le scuole paritarie private, e un accenno ai problemi che attendono l’amministrazione felsinea: «È un referendum che ha raccolto i voti di coloro che più erano interessati, con un’eredità di forti problemi e forti tensioni».
Ora la palla avvelenata passa al consiglio comunale, che avrà tre mesi di tempo per decidere se cambiare la convenzione. Nel frattempo, i vincitori del comitato passano all’attacco col filosofo Stefano Bonaga: «Parlare di flop (per la bassa affluenza, ndr) è antipatico. Un apparato bestiale ha portato a votare solo 35.000 persone». E l’attore Ivano Marescotti: «Merola si dimetta».