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L’EUROPA ...

LA TURCHIA, LO SPIRITO DI PIAZZA TAKSIM, E LA PROVA DI FORZA DI ERDOGAN. Materiali per capire

L’editorialista Cengiz Candar: “È da troppo tempo al potere” “Il premier è isolato e vuole l’escalation si gioca la sopravvivenza”
mercoledì 19 giugno 2013 di Federico La Sala
Erdogan soffoca la piazza
«La tolleranza è finita»
La polizia interviene in forze a Istanbul, centinaia i feriti
Il premier: «Taglieremo gli alberi». I manifestanti tornano a Gezi Park, scontri nella notte
di Umberto De Giovannangeli (l’Unità, 12.06.2013)
Taglierà gli alberi. Sradicherà la rivolta. Praticherà «Tolleranza zero». Erdogan non si ferma. «Toglieremo gli alberi da Gezi Park, saranno ripiantati in un altro posto» ha detto il premier turco davanti al gruppo parlamentare del suo (...)

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> LA TURCHIA, LO SPIRITO DI PIAZZA TAKSIM --- L’ULTIMA SFIDA A ERDOGAN. LA PROTESTA DELL’UOMO IN PIEDI. Come alberi nella piazza perché il mondo giudichi -

mercoledì 19 giugno 2013

Come alberi nella piazza perché il mondo giudichi

di Deniz Ozdogan (la Repubblica, 19.06.2013)

Lunedì sera un Uomo si è fermato a guardare. Verso le 18, un Uomo, Erdem Gündüz, si è messo in piedi, immobile, in mezzo a piazza Taksim, con lo sguardo rivolto al Centro Culturale Atatürk, ora chiuso, su cui sono appese le due enormi bandiere turche e il ritratto di Atatürk. È rimasto fermo così quasi per sette ore. La notizia è esplosa nella rete. Sono arrivati altri uomini e altre donne in piazza. Poi la gente in ogni dove, da Smirne a Londra, ha cominciato a “fermarsi”. Nel Palazzo di Giustizia ad Ankara gli avvocati, i deputati nel Parlamento... Perché ieri sera un Uomo si è fermato a guardare.

L’Uomo dopo tutti questi tempi di urla, canti, slogan, spari e morti, dopo tutto quello che in questi giorni è stato detto, ha taciuto. È rimasto fermo e zitto. Fermo e zitto come un albero, dritto e paziente, che cresce, che guarda, che respira e fa respirare. Fermo e zitto come un seme, che dentro di sé ha già tutto, che è figlio di questi giorni ed è speranza per domani. E nel suo silenzio e nella sua immobilità, l’Uomo ha ricordato. L’Uomo si è fatto poesia e ha costretto lo spettatore a giudicare da solo.


-  La protesta dell’Uomo in piedi ecco l’ultima sfida a Erdogan
-  Per sei ore il coreografo Erdem Gündüz è rimasto a piazza Taksim senza parlare
-  Lo sguardo rivolto al ritratto di Ataturk
-  La polizia di Istanbul lo ha portato via ma il suo gesto è diventato un simbolo della rivolta turca
-  E migliaia lo hanno imitato

di Marco Ansaldo (la Repubblica, 19.06.2013)

ISTANBUL Quante immagini plastiche ci ha regalato la rivolta laica della Turchia. La prima è quella della ragazza con la giacca rossa, ferma come il passante impavido di Piazza Tienanmen davanti al carro armato, lei qui immolata agli idranti lanciati dalla polizia. Poi è venuto il pinguino con la maschera antigas, dissacrante presa in giro di un’importante tv locale, che nel momento della repressione a suon di lacrimogeni invece di mostrare Piazza Taksim nel fumo, per autocensura diffondeva documentari sui teneri acquatici.

L’ultima foto che ora fa il giro del mondo è quella dell’Uomo in piedi, un giovane coreografo di Istanbul: Erdem Gunduz. L’altra sera si è fermato nel piazzale simbolo della protesta contro il premier islamico Tayyip Erdogan, e trasformandosi in una muta statua umana ha cominciato a fissare l’enorme stendardo rosso con il ritratto del fondatore della Turchia moderna, Mustafa Kemal, cioè Ataturk, ispiratore dei laici. Lo ha fatto senza muoversi, per 6 lunghe ore.

Una protesta solitaria e geniale nella sua semplicità, perché ha superato di colpo i divieti di assembramento emanati dalle autorità dopo le durissime repressioni di Piazza Taksim e del vicino Gezi Park. La gente ha capito. E ha subito protetto l’artista mettendosi ai lati. Alla fine gli agenti lo hanno comunque portato via, non sapendo nemmeno bene loro sulla base di quale accusa.

E’ stato lì che la contestazione, da solitaria, si è fatta comune. Una, dieci, cento persone hanno imitato Gunduz. Anche loro, come l’Uomo in piedi hanno assunto la posa muta, irrigidendosi, lo sguardo fisso sul Padre della patria. E il tam tam delle reti sociali si è messo in azione.

Un fiume in piena. Perché per tutta la giornata, migliaia di angeli, di statue mute e irate, apparivano come per magia qui e là a Istanbul. Alcune nel quartiere di Sisli, davanti alla redazione del giornale turco-armeno Agos, dove nel 2007 era stato ucciso il direttore Hrant Dink, altre davanti al Tribunale. Ad Ankara, la capitale, i curdi si trasformavano in statue di sale davanti al Parlamento. Così anche a Smirne, Antalya, Antiochia, Sivas. Migliaia di persone immobili, silenziose, arrabbiate. Una sfida muta e accusatoria contro Erdogan.«Esprimo un dolore», ha scritto Gunduz, il coreografo provocatore, su Twitter.

Da oggi la protesta ha una formidabilearma in più. Perchél’immagine dell’Uomo in piedi va insieme a quella della nonna che lancia la fionda sui blindati; al pianista tedesco di origine italiana Davide Martello che porta il suo strumento a coda nella piazza della contestazione; all’artista turca Sukran Moral, storica attivista dei diritti umani, arrivata a incidersi la pancia con una lametta facendo scorrere sul suo corpo rivoli di sangue per simboleggiare tutte le vittime.

Chi ha organizzato questa protesta?, chiediamo agli angeli della rivolta. «Nessuno. Tutti», rispondono le statue immobili di Piazza Taksim. A piegare l’impatto di pallottole di gomma e manganelli veri, in Turchia c’è ora una nuova forma di disobbedienza civile. Un atto spontaneo, senza leader, forse travolgente.


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