I protocolli del Trismegisto
La differenza tra vero e falso non interessa chi parte già dal pregiudizio, dalla voglia, dall’ansia che gli venga rivelato un mistero
di Umberto Eco (L’Espresso/"La bustina di Minerva", 12 maggio 2005)
Sino a oggi chi voleva studiarsi il "Corpus Hermeticum" (su un’edizione critica, con testo a fronte, non attraverso le innumerevoli confezioni da strapazzo che ne circolano nelle librerie di scienze occulte) aveva a disposizione la classica edizione delle Belles Lettres, a cura di Nock e di Festugière, apparsa tra 1945 e 1954 (un’edizione precedente era quella di Scott, Oxford, 1924, in traduzione inglese).
È bella impresa editoriale che oggi il "Corpus" appaia da Bompiani, nella collana diretta da Eugenio Reale, riprendendo sì l’edizione critica delle Belles Lettres, ma aggiungendovi cose che Nock e Festugière non potevano conoscere e cioè alcuni testi ermetici dai codici di Nag Hammadi - di cui la curatrice Ilaria Ramelli ci offre a fronte, per chi volesse proprio controllare, il testo copto.
Anche se queste 1.500 pagine vengono offerte a soli 35 curo, sarebbe snobistico consigliarle come un libro che tutti possono divorarsi prima di prender sonno. È un insostituibile e prezioso strumento di studio, ma coloro che degli scritti ermetici volessero soltanto assaporare il profumo potrebbero accontentarsi dell’edizione di uno solo di questi, il "Poimandres", cento paginette edite da Marsilio nel 1987.
La storia del "Corpus Hermeticum" è in ogni caso appassionante. Si tratta di una serie di scritti attribuiti al mitico Ermete Trismegisto - il dio egizio Toth, Hermes per i greci e Mercurio per i romani, inventore della scrittura e del linguaggio, della magia, dell’astronomia, dell’astrologia, dell’alchimia, e in seguito addirittura identificato con Mosé. Naturalmente questi trattati erano opera di autori diversi, vissuti in un ambiente di cultura greca nutrita di qualche spiritualità egizia, con riferimenti platonici, tra secondo e terzo secolo dopo Cristo.
Che gli autori siano diversi è ampiamente dimostrato dalle numerose contraddizioni che si trovano tra i vari libelli, e che fossero filosofi ellenizzanti e non preti egizi è suggerito dal fatto che nei trattatelli non appaiono riferimenti consistenti né alla teurgia né ad alcuna forma di culto di tipo egizio.
Che questi testi potessero avere un fascino su molte menti assetate di nuova spiritualità è dovuto al fatto che, come annota Nock nella sua prefazione, rappresentavano «un mosaico di idee antiche, spesso formulate per mezzo di allusioni brevi... e prive di logica nel pensiero quanto erano prive della purezza classica nella lingua». Come vedete (accade anche per molti filosofi moderni) il borborigmo è fatto apposta per scatenare la deriva infinita delle interpretazioni.
Questi trattatelli (salvo uno, "Asclepio", che da secoli circolava in latino) erano rimasti a lungo dimenticati sino a che un loro manoscritto non era pervenuto a Firenze nel 1460, in periodo umanistico, proprio quando ci si volgeva a una saggezza antica e precristiana. Affascinato, Cosimo de’ Medici ne affida la traduzione a Marsilio Ficino, che intitola l’opera "Pimandro", dal nome del primo trattatello, e la presenta come opera autentica del Trismegisto, fonte della più antica delle sapienze a cui non solo lo stesso Platone, ma la stessa rivelazione cristiana avevano attinto. Ed ecco che inizia la straordinaria fortuna e influenza culturale di questi scritti. Come diceva Frances Yates nel suo libro su Giordano Bruno, «questo enorme errore storico era destinato a produrre risultati sorprendenti».
Ora accade che nel 1614 il filologo ginevrino Isaac Casaubon dimostri con argomenti inoppugnabili che il "Corpus" altro non era che una raccolta di scritti tardo ellenistici - come ormai oggi non mettiamo in dubbio.
Ma la storia veramente straordinaria è che la denuncia di Casaubon rimane confinata agli ambienti degli studiosi, ma non scalfisce di un millimetro l’autorità del "Corpus". Basta vedere lo sviluppo di tutta la letteratura occultistica, cabalistica, mistica e - appunto - "ermetica" dei secoli successivi (sino a insospettabili autori del nostro tempo): si è continuato a considerare il "Corpus" come prodotto, se non proprio del divino Trismegisto, almeno di sapienza arcaica su cui giurare come sul Vangelo.
La storia del "Corpus" mi tornava in mente un mese fa, quando era apparso "The Plot" di Will Eisner (New York, Norton): Eisner, uno dei geni del fumetto contemporaneo (scomparso proprio mentre il libro era in bozze) racconta per testo e immagini la storia dei "Protocolli dei savi anziani di Sion".
La parte interessante del suo racconto non è tanto quella della fabbricazione di questo falso antisemita, ma proprio quello che è accaduto dopo, quando il "Times" nel 1921 e poi tutti gli studiosi seri hanno dimostrato e scritto dappertutto che si trattava di un falso. Direi che è proprio da allora che i "Protocolli" hanno intensificato la loro circolazione in tutti i paesi e sono stati presi ancora più sul serio (basta andare per Internet...).
Segno che, si tratti di Ermete o dei i savi di Sion, la differenza tra vero e falso non interessa chi parte già dal pregiudizio, dalla voglia, dall’ansia che gli venga rivelato un mistero, qualche sconvolgente preludio in cielo o all’inferno.