Pratichiamo l’interposizione!
di Giovanni Sarubbi *
Da un Papa come da un qualsiasi altro leader religioso, ci si attende un discorso di tipo religioso e l’utilizzo di simbologie e modalità di azione di tipo religioso quali preghiere, veglie, processioni, recite dei propri libri sacri ecc..
E’ quello che ha fatto ieri Papa Francesco, che ha avuto la capacità di tenere insieme in preghiera a piazza San Pietro rappresentanti di tutte le religioni. Vedere insieme musulmani e cristiani in piazza San Pietro a recitare gli uni il rosario e gli altri il Corano credo sia un risultato eccezionale ed assolutamente impensabile fino a non più di otto mesi fa.
Ora però occorre andare avanti e proseguire l’iniziativa. Occorre che tutti gli amanti della pace, cristiani, musulmani, ebrei, buddisti, animisti, .... non credenti facciano azioni concrete che impediscano la guerra contro la Siria che avrebbe effetti devastanti sull’intera umanità.
La notizia, che hanno riportato solo alcuni giornali, sull’abbattimento da parte siriana di uno dei più sofisticati mezzi da guerra americana, grazie ai mezzi messi a disposizione dalla Russia, dice che la guerra in Siria non sarà una passeggiata, come vorrebbe far credere Barack Obush, ma sarà invece una guerra lunga, dura e sanguinosissima, come sono tutte le guerre. Questa notizia, insieme all’annuncio del sostegno della Russia alla Siria in caso di attacco, dovrebbero spingere tutti a deporre le armi ed imbracciare la via della mediazione politica e della riconciliazione.
Ma questo non accadrà soltanto perché lo si invoca. La preghiera, anche da un punto di vista religioso, non è un ripetere formule precise in continuazione. La preghiera non è un richiedere al proprio Dio l’esaudimento di una propria richiesta per quanto giusta e nobile essa sia. La preghiera è innanzitutto una dichiarazione precisa della propria volontà a far si che ci si metta tutto, ma proprio tutto, il proprio impegno a realizzare quello che si chiede come grazia al proprio Dio. L’esempio cristiano più calzante in tal senso, è la preghiera del Padre Nostro, l’unica insegnata da Gesù, dove il cristiano non fa altro che affermare una propria scelta di campo, un voler stare dalla parte della giustizia e della pace.
La preghiera per essere vera deve allora tradursi in azioni concrete. Occorre scegliere ed impegnarsi in prima persona. Ed in questo non c’è alcuna differenza tra un religioso cristiano, musulmano, ebreo o di altra religione e un non religioso che ha semplicemente fede nel genere umano. L’azione che si compie tutti insieme diventa la materializzazione della preghiera che si è fatto o della volontà di pace che si è espressa e che si vuole realizzare.
Alcuni pacifisti della rete No War di Roma, come l’amica Marinella Correggia, stanno proponendo in queste ore tre cose molto precise. Eccole:
occorre una forte interposizione popolare ai bombardamenti. Migliaia e migliaia di persone di tutto il mondo devono decidere di recarsi in Siria e difendere con il proprio corpo gli obiettivi dei bombardamenti. É una pratica che è stata molto teorizzata ma poco praticata. Nel passato coloro che hanno scelto questa strada sono stati sempre molto pochi.
occorre una azione massiccia di boicottaggio di tutti i prodotti americani e non solo della Coca Cola.
occorre che il Papa, dopo la coraggiosa presa di posizione contro la guerra, decida di andare personalmente a Damasco.
La data proposta per l’inizio della interposizione è il 9 settembre. Gruppi di pacifisti già stanno partendo per la Siria per mettere in pratica tale idea. Anche se il Papa non decidesse di andare di persona in Siria (ricordiamo che nel 2001 una tale idea portò Giovanni Paolo II nei paesi limitrofi all’Afghanistan), potrebbe chiedere a tutte le comunità cristiane e alle altre religioni presenti in Siria di realizzare loro in prima persona l’interposizione, in modo che tutti al mondo sappiano che in caso di bombardamento non si colpiranno solo gli obiettivi militari ma anche decine e decine di migliaia di persone.
Si parla di una cinquantina di obiettivi da colpire contro cui saranno lanciate decine di missili. Come la storia di tutte le guerre ha dimostrato, qualsiasi bombardamento fa migliaia e migliaia di vittime civili, con devastazioni del territorio e dell’ambiente che rendono invivibile quelle realtà per le generazioni successive. Credo sia giusto allora far sapere al mondo che il bombardamento della Siria o di un qualsiasi altro paese avrà come prezzo la distruzione di una intera comunità.
Con queste scelte devono confrontarsi gli USA e i loro alleati. Non ha più senso vivere in un mondo dove si è sempre sotto la perenne minaccia di un bombardamento sol perchè qualcuno ha deciso di essere “gli Stati Uniti d’America”.
Giovanni Sarubbi