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SCIENZE ED EREDITA’ CULTURALE ...

L’EPOCA D’ORO DELLA SCIENZA ARABA. Prima di Galileo e Newton la rivoluzione dimenticata. Intervista al prof. Jimal­ Khalili di Gabriele Beccaria

Mentre l’Occidente languiva nella povertà, oltre che in una tremenda ignoranza, la civiltà scintillava in Medio Oriente e in Asia. Merito degli Omayyadi e degli Abbasidi e della fetta di mondo che plasmarono. Un melting pot che avrebbe unito popoli e culture dalla Spagna all’India.
mercoledì 2 ottobre 2013 di Federico La Sala
“Prima di Galileo e Newton la rivoluzione dimenticata”
Non solo matematica ma astronomia e geografia:
“La scienza araba cambiò il mondo”
di Gabriele Beccaria (La Stampa/TuttoScienze, 02.10.13)
Jimal­ Khalili: È PROFESSORE DI FISICA TEORICA ALL’UNIVERSITÀ DEL SURREY (GRAN BRETAGNA)
IL LIBRO : «LA CASA DELLA SAGGEZZA. L’EPOCA D’ORO DELLA SCIENZA ARABA», BOLLATI BORINGHIERI
Molti manoscritti sono perduti, così come gli imperi che li custodivano si sono sbriciolati. (...)

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> L’EPOCA D’ORO DELLA SCIENZA ARABA. --- Le grandezze dell’autentico Califfato. La storia usurpata dai fondamentalisti (di L. Cremonesi)

lunedì 14 luglio 2014

Le grandezze dell’autentico Califfato

La storia usurpata dai fondamentalisti

di Lorenzo Cremonesi (Corriere della Sera, 14.07.2014)

Un giorno forse qualcuno riuscirà a dire al signor Ibrahim Awwad Al-Samarrai, meglio noto col nome di battaglia di Abu Bakr Al-Bagdadi, che ha preso un granchio. Il 29 giugno nella moschea di Mosul si è auto-proclamato signore indiscusso del «nuovo Califfato» sunnita tra Iraq e Siria.

E, abusando di questo titolo ripreso dalla culla della storia araba classica, fa la guerra «santa» agli sciiti, attacca le milizie sunnite moderate in Siria, perseguita i cristiani, promette di conquistare «Roma, Bisanzio e Cordoba», ruba, tortura, uccide, minaccia di attaccare Bagdad e destabilizzare l’intera regione. Dimostrando di ignorare che proprio il Califfato di Bagdad fu l’epoca d’oro della cultura islamica. Ma non nei termini della crociata wahabita intollerante da lui propagata. Tutto il contrario.

Dal 750 d.C., sino all’invasione mongola del 1258, la dinastia califfale degli Abbasidi fece di Bagdad un formidabile centro di studi, tollerante, aperto al mondo, curioso di tutto ciò che fosse diverso e sconosciuto. Al-Bagdadi magnifica il sacrificio degli «shahid», i martiri della sua guerra santa?

Non sa che oltre mille anni fa il Califfo Harun al Rashid impose alla sua città la massima più famosa di quell’epoca di grande rinascimento: «L’inchiostro di uno studioso è più sacro del sangue di un martire». E volle che proprio nei palazzi più lussuosi lungo il Tigri, chiamati «la casa della saggezza», venissero ospitati scienziati, letterati, matematici, astronomi, filosofi. Non importa se ebrei, cristiani nestoriani, cinesi, indiani.

Grazie a loro il Medioevo cristiano ricevette i capolavori della filosofia greca: i Presocratici, Platone, Aristotele, gli Scettici. E poi i classici latini, bizantini, ebraici. Mentre l’Europa era nel pieno dei «secoli bui», lungo il Tigri tramandavano la geometria euclidea, studiavano le stelle, esaltavano gli studi empirici.

A Bagdad lavorò Ibn Al-Haytham, precursore delle scienze ottiche; insegnò il medico persiano Avicenna (Ibn Sina); fu letto e diffuso Averroè (Ibn Rushd), il padre arabo della rivoluzione copernicana. E poi, offesa di tutte le offese per i nuovi censori di Mosul, vi fu stilato uno dei cicli di racconti raccolti nelle Mille e una Notte: sensuale, libertino, provocante, intelligente.


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