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SCIENZE ED EREDITA’ CULTURALE ...

L’EPOCA D’ORO DELLA SCIENZA ARABA. Prima di Galileo e Newton la rivoluzione dimenticata. Intervista al prof. Jimal­ Khalili di Gabriele Beccaria

Mentre l’Occidente languiva nella povertà, oltre che in una tremenda ignoranza, la civiltà scintillava in Medio Oriente e in Asia. Merito degli Omayyadi e degli Abbasidi e della fetta di mondo che plasmarono. Un melting pot che avrebbe unito popoli e culture dalla Spagna all’India.
mercoledì 2 ottobre 2013 di Federico La Sala
“Prima di Galileo e Newton la rivoluzione dimenticata”
Non solo matematica ma astronomia e geografia:
“La scienza araba cambiò il mondo”
di Gabriele Beccaria (La Stampa/TuttoScienze, 02.10.13)
Jimal­ Khalili: È PROFESSORE DI FISICA TEORICA ALL’UNIVERSITÀ DEL SURREY (GRAN BRETAGNA)
IL LIBRO : «LA CASA DELLA SAGGEZZA. L’EPOCA D’ORO DELLA SCIENZA ARABA», BOLLATI BORINGHIERI
Molti manoscritti sono perduti, così come gli imperi che li custodivano si sono sbriciolati. (...)

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>La tragedia del diavolo (fede, ragione e potere nel mondo arabo) di Sadik Al-Azm: Il rifiuto di Satana all’Islam (di Sebastiano Maffettone)

domenica 1 maggio 2016

Filosofia politica

Il rifiuto di Satana all’Islam

di Sebastiano Maffettone (Il Sole-24 ore, Domenica, 01.05.2016)

      • Sadik Al-Azm, La tragedia del diavolo (fede, ragione e potere nel mondo arabo) , traduzione a cura di Michele Bocchiola, Luiss University Press, Roma, pagg. 206, € 20

Sadik al-Azm è forse il più importante filosofo arabo vivente. Siriano, discendente di una nobile famiglia, PhD a Yale, autore di un prezioso libro su Kant, non ha mai voluto essere un intellettuale arabo all’estero. Dopo le esperienze americane, è perciò tornato e ha insegnato per molti anni in Libano.

La sua vita nel mondo arabo non è stata però facile: imprigionato, processato, con i suoi libri sempre all’indice, criticatissimo, inviso alle autorità, ha dovuto alfine di nuovo recarsi all’estero e negli ultimi anni ha insegnato prima a Princeton e poi in Germania, dove nel 2014 ha conseguito il prestigioso Premio Goethe.

Il perché di tanta ostilità in patria lo si comprende facilmente se si legge questo suo libro intitolato La tragedia del diavolo. Il libro, come spiega Francesca Corrao nella sua introduzione, verte sostanzialmente sul rapporto tra fede e scienza. Al-Azm vede l’Islam nel suo complesso come una religione oscurantista cui contrappone la scienza moderna e la rivoluzione industriale, ponendosi nelle vesti di una sorta di Voltaire della sua cultura.

Curiosamente, La tragedia del diavolo - pur pubblicato per la prima volta in arabo nel 1969 - torna ora di attualità nel mondo occidentale dove vedono le luci numerose traduzioni dei suoi scritti- in questi anni tormentati che vanno dall’11 settembre alla nascita dell’ISIS. Il libro contrappone modernizzazione, vista come secolarizzazione, e religione. Quando fu scritto originariamente traeva ispirazione dalla sconfitta araba nella guerra dei sei giorni e dal tramonto dell’Egitto nasseriano cui si contrapponeva la crescita dell’Arabia wahabbita, tutto ciò nell’ambito di un evidente declino del mondo arabo.

Facile dedurre che la lotta per l’Illuminismo e la secolarizzazione di al-Azm vogliano esser anche una spiegazione di quel declino: una cultura che sacrifichi la ragione scientifica - quella della fisica e di Darwin ma anche di Marx per il pensatore della sinistra araba - si auto-condanna alla crisi e alla sconfitta. Satana (Iblìs in arabo), all’interno di questo ragionamento, è una sorta di simbolo di questo declino. Satana, è un angelo, una creatura superiore, che dio pretende di far inchinare davanti all’uomo, a lui gerarchicamente inferiore nella scala degli esseri creati.

Così letto, il rifiuto di Satana, lungi dall’essere il paradigma della colpa, diventa l’emblema della libertà dell’uomo che rigetta il principio di autorità. Solo se l’uomo arabo disobbedirà come Satana, rifiutando i dogmi dell’Islam, riuscirà a conquistare la modernizzazione e per conseguenza a evitare il declino tramite la scienza e l’industria.

Naturalmente, possiamo dire che oggi una tesi del genere ci sembra semplicistica, e che non è detto che la modernizzazione araba debba seguire la via europea della secolarizzazione. Tuttavia, il fatto che simili argomenti fossero ben presenti nel mondo arabo quasi cinquanta anni orsono è di grande interesse, soprattutto alla luce del notevole livello analitico e filosofico cui opera l’autore di questo libro.


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