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IL PADRE NOSTRO: BIBBIA, INTERPRETAZIONE, E DUEMILA ANNI DI "LATINORUM" CATTOLICO-ROMANO.

IL MAGISTERO DI MENZOGNA DELLA CHIESA CATTOLICA: IL "PADRE NOSTRO" CHE INDUCE IN TENTAZIONE. Una nota di Henri Tincq - con premessa di Federico La Sala

Rivoluzione nelle fila cattoliche. Ad una scadenza ancora incerta - 2014? 2015? - i fedeli francofoni non reciteranno più la loro preghiera quotidiana favorita, il Padre Nostro, secondo la formulazione in uso da subito dopo il Concilio Vaticano II, quasi cinquanta anni fa (1966)
domenica 10 novembre 2013
PREMESSA
LA PREGHIERA AL "PADRE NOSTRO" E IL "NON CI INDURRE IN TENTAZIONE". MA CHI E’ IL "PADRE NOSTRO": DIO ("CHARITAS") O MAMMONA ("CARITAS")?!
Nella "Lettera di Giacomo", così sta scritto: -"Nessuno, quando è tentato, dica: sono tentato da Dio; perché Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male. Ciascuno piuttosto è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce (...) Non andate fuori strada, fratelli miei carissimi, ogni buon regalo e ogni dono (...)

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> IL "PADRE NOSTRO" CHE INDUCE IN TENTAZIONE. --- DA DOVE VIENE IL MALE? Risponde U. Galimberti

lunedì 12 settembre 2016

DA DOVE VIENE IL MALE?

Questa domanda, assilla tutte le religioni che prendono le mosse dalla indiscussa bontà di Dio, E trova risposta solo ammettendo, come i greci e ora in parte anche la teologia cattolica, che Dio, oltre il bene, ospita il suo opposto

risponde Umberto Galimberti *

      • In risposta a una recente lettera, lei ha spiegato che terremoti, maremoti e simili sono dovuti alla natura che non è né buona né cattiva, ma si preoccupa solo della conservazione della vita sulla terra.
        -  Ma allora il male ai singoli individui a cosa è dovuto?
        -  Bambini che nascono con malformazioni, perché?
        -  Cadute accidentali che ti cambiano la vita, perché?
        -  Un altro quesito è l’atteggiamento dei cattolici di fronte al male: il Papa che ci invita a pregare per i terremotati dell’Honduras... Non so darmene una spiegazione: o Dio è buono, onnisciente e onnipotente, e allora non ha bisogno di sollecitazioni, oppure...

        -  Domenico Prozzillo
        -  prozzillodomenico@libero.it

Sì! Dio ha bisogno delle nostre sollecitazioni perché, accanto al lato buono che tutti i credenti conoscono, c’è in Dio anche un lato oscuro a cui potrebbe cedere, se non lo trattenessero le nostre preghiere. Questa concezione di Dio, che accanto al bene ospita il male, nell’antichità è stata espressa dalla Gnosi e tuttora è sottesa alla psicoanalisi freudiana e soprattutto junghiana. Ma sta facendo breccia anche nella teologia cattolica, se è vero che il teologo Paolo De Benedetti, già docente di Giudaismo alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e di Antico Testamento agli Istituti di Scienze Religiose delle Università di Urbino e Trento, in un bellissimo breve saggio dal titolo Ma liberaci dal male si chiede: perché nel Padre Nostro dobbiamo chiedere a Dio: «Non indurci in tentazione, ma liberaci dal male»?

Da dove viene la tentazione? Se rispondiamo "da Satana", dobbiamo poi chiederci: chi ha convertito un angelo buono in diavolo, dato che all’origine c’era solo un Dio creatore buono in ogni suo aspetto? E come venire a capo delle tentazioni di Abramo, di Giobbe, di Gesù? Quando Dio tenta Abramo, sa già o non sa quale sarà la sua risposta? Se la sa, allora la tentazione è una messinscena, nel caso opposto Dio non è onnisciente. Lo stesso si può dire della tentazione di Giobbe, che se si fosse ribellato a Dio avrebbe dato ragione a Satana che puntava sul fallimento di Giobbe e quindi anche di Dio, che sulla sua fedeltà aveva fatto affidamento.

Osserva De Benedetti a questo punto: «La tentazione risponde a un bisogno di Dio di rassicurarsi che noi siamo con lui». Lo stesso motivo torna con Gesù che nell’orto del Getsemani chiede: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice». Dicendo "se vuoi", non "se puoi", riconosce l’onnipotenza del Padre, ma dubita della sua volontà di evitargli la sofferenza della croce. Conclude De Benedetti: «Il lato oscuro di Dio è la sua debolezza, che fa di lui "il nascosto" (Isaia, 45, 15), colui che cerca l’uomo ("Uomo, dove sei?", Genesi, 3, 9). Perché se l’uomo mancasse Dio perderebbe tutti i suoi attributi. Dio può qualcosa solo se noi glielo chiediamo: la petizione finale del Pater noster paradossalmente è un aiuto a Dio perché sia Dio, sia più Dio. Perché il suo lato destro vinca il suo lato sinistro». Quest’ipotesi è condivisa anche dal filosofo cattolico Paul Ricœur, che non si lascia persuadere dal racconto biblico sull’origine del male nel peccato di Adamo: «Il male è già là, prima di ogni iniziativa malvagia imputabile a qualche intenzione deliberata».

Eppure, scrive Freud: «I bambini non ascoltano volentieri quando si parla dell’innata tendenza al male, all’aggressione, alla distruzione e perciò anche alla crudeltà dell’uomo. Dio li ha creati a sua immagine e somiglianza, così che a nessuno piace sentirsi ricordare com’è difficile far coincidere l’innegabile esistenza del male con la sua onnipotenza e suprema bontà. Il diavolo sarebbe un’ottima scappatoia per scagionare Dio, ma poi? Dio può essere chiamato a rispondere tanto dell’esistenza del diavolo quanto del male che questi incarna. Visto che le cose sono così difficili, è consigliabile per chiunque, al momento debito, fare un profondo inchino di fronte alla natura profondamente morale dell’uomo: gli gioverà per ottenere il favore popolare e molto gli sarà perdonato».

In effetti, sapere che Dio non è contaminato dal male offre sicurezza, infonde speranza, bandisce la dimensione tragica che caratterizzava la cultura greca e probabilmente è alla base dell’ottimismo infuso nella cultura occidentale dal cristianesimo. È forse per questo che Freud parla della religione come dell’«avvenire di un’illusione».

Ma quando le illusioni cadono e compare il «nichilismo europeo» annunciato da Nietzsche, giunge il momento in cui bisogna fare i conti con la verità che l’illusione ha mascherato.

* la Repubblica D, 1o.09.2016.


SUL TEMA, NEL SITO, SI CFR.:

PENSARE UN ALTRO ABRAMO: GUARIRE LA NOSTRA TERRA.


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