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FILOSOFIA E PSICHIATRIA." Come si fa un corso su Basaglia? Noi leggiamo delle parole, ma Basaglia è tutto rivolto alle pratiche. C’è o non c’è un pensiero di Basaglia? Io credo che ci sia, ma non è un pensiero facile da disegnare"(P. A. Rovatti).

RESTITUIRE LA SOGGETTIVITÀ. Chi, a chi, come - e quale soggettività?! P. A. Rovatti a scuola di Franco Basaglia. Un capitolo dal suo ultimo libro - a c. di Federico La Sala

Imparare a sospendere il giudizio, a rallentare la velocità con cui si stigmatizza, ecco il punto. Se esiste il manicomio, l’etichetta coincide con l’entrata in manicomio; se entri lo stigma è immediato. Ma anche quando abbiamo distrutto il manicomio permane il problema della velocità dell’etichetta ...
sabato 30 novembre 2013
Quando c’erano i matti
La lotta di classe secondo Basaglia
Così il pensiero del grande psichiatra fu fortemente influenzato dalla filosofia marxista
di Pier Aldo Rovatti (la Repubblica, 30.11.2013)
IL LIBRO: Restituire la soggettività di Pier Aldo Rovatti (Alpha & Beta pagg. 271, euro 15) di cui anticipiamo qui un capitolo
Come si fa un corso su Basaglia? Noi leggiamo delle parole, ma Basaglia è tutto rivolto alle pratiche. C’è o non c’è un pensiero di Basaglia? Io credo che ci sia, ma non (...)

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> RESTITUIRE LA SOGGETTIVITÀ. Chi, a chi, come - e quale soggettività?! -- Compie 40 anni la legge Basaglia, che rese i matti «cittadini» (di Peppe Dell’Acqua).

domenica 13 maggio 2018

La legge 180

Compie 40 anni la legge Basaglia, che rese i matti «cittadini»

di Peppe Dell’Acqua *

È il 16 novembre 1961 quando il giovane Basaglia entra nel manicomio di Gorizia. Vede non solo la violenza delle porte chiuse e delle contenzioni. Vede “da filosofo” una violenza più grande: gli uomini e le donne non ci sono più. Ci sono più di 600 internati, senza più volto senza più storia. Vede la mostruosità dell’istituzione totale: i cancelli, le chiavi, le porte chiuse, i letti di contenzione ma, quello che angoscia più di ogni altra cosa Basaglia, è l’orrore dell’assenza. Non c’è più nessuno.

      • Oggi scade il termine per la chiusura 31 marzo 2015
      • Ospedali psichiatrici giudiziari, un addio soltanto a metà

Gli internati sono tutti appiattiti nella stessa grigia identità, tutti invisibili. Basaglia è costretto a mettere tra parentesi la malattia, la diagnosi, il grigiore di anni d’internamento. Messa tra parentesi la malattia, persone, storie, relazioni, memorie riaffiorano. I cittadini compaiono sulla scena.

Per incontrare le persone bisognò aprire le porte, abolire tutte le forme di contenzione, i trattamenti più crudeli. Tutti cominciarono a chiamarsi per nome. Divennero cittadini, persone, individui. Da allora fu possibile un altro modo di curare e di ascoltare: il malato e non la malattia, le storie singolari e non la diagnosi, la possibilità di vivere e di abitare la città.

      • L’ANNIVERSRIO 09 maggio 2018
      • Delitto Moro, tre Papi e un presidente-partigiano: com’era l’Italia nel 1978

Sabato 13 maggio 1978: Aldo Moro è stato ucciso da pochi giorni dalle BR. Una giovanissima partigiana, Tina Anselmi, democristiana, presiede con autorevolezza i lavori della commissione che sta discutendo la legge dei manicomi. Si interroga se i malati di mente siano cittadini, se possano godere dei diritti costituzionali. La legge che avrebbe chiuso i manicomi restituisce così prima di tutto diritto, cittadinanza, dignità alle persone che hanno la ventura di vivere una malattia mentale. Non più la pericolosità, ma la cura nel rispetto della libertà di ognuno. Tina Anselmi, quel giorno, affermò “semplicemente” che l’articolo 32 della Costituzione valeva per tutti, anche per i matti. A maggior ragione per i matti.

Quaranta anni di Legge Basaglia

Il giovane Aldo Moro aveva fatto parte della Costituente. Aveva discusso con Calamandrei, con Togliatti, con La Pira l’art. 32 e ne era stato l’estensore. Al secondo capoverso così recita: «La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». L’attenzione alla persona umana avrà formidabili conseguenze nel garantire i diritti fondamentali nella nostra democrazia. In quei giorni terribili Aldo Moro, prigioniero senza diritti e condannato a morte, costruiva la via d’uscita.
-   I matti diventavano cittadini. La legge 180 compie 40 anni, la Costituzione 70. Bisognerà conservare gelosamente la memoria.

Arriviamo all’ottobre 2010. Una Commissione parlamentare denuncia la condizione di vita dei sei Ospedali psichiatrici giudiziari del nostro Paese. Che fare dopo aver visto tanto orrore? Chiesero consiglio al Presidente Napolitano, tornarono in quei luoghi, documentarono tutto e mostrarono il video al Presidente. Di fronte a tanta violenza i corazzieri non riuscirono a trattenere le lacrime.

      • Se qualcuno mi avesse detto, quando ho cominciato a lavorare, che i manicomi criminali sarebbero stati chiusi lo avrei preso per pazzo

Il vecchio Presidente, inaspettatamente, nel messaggio di Fine anno del 2012 parlò degli Ospedali psichiatrici giudiziari, pronunciando parole dolorose: «Luoghi orrendi non degni di un Paese appena civile». Così ricominciò il viaggio di Marco Cavallo, la scultura di legno e cartapesta che aveva abbattuto le mura del manicomio di Trieste nel 1977, diventando emblema della liberazione. Marco Cavallo arrivò nelle periferie degli OPg: non c’era più tempo. Bisognava liberare tutti da quel tormento. Il 30 maggio 2014 la legge per chiudere tutti gli istituti fu approvata. Il 27 gennaio 2017 l’ultimo internato lasciava l’Opg di Barcellona Pozzo di Gotto.

Se qualcuno mi avesse detto, quando ho cominciato a lavorare, che i manicomi criminali sarebbero stati chiusi lo avrei preso per pazzo.

Maggio 2018, sono passati 40 anni dalla riforma Basaglia. Di fronte a conquiste luminose e a tante persone che riescono a farcela, ancora capita di dover fronteggiare l’abbandono, le porte chiuse, le contenzioni, le morti per psichiatria. Ma questa, lo sappiamo, è una storia senza fine. È utopia, ci hanno sempre detto.
-  Utopia é qualcosa che si può solo sognare. Ma, come recitava il Cantastorie collettivo nato nel ’77 per i Centri di Salute mentale h24 a Trieste, «utopia è che il ghetto più non ci sia, che muri e reti buttiamo via. E quante cose possiamo ancora fare se ci mettiamo tutti insieme a sognare?».

* Il Sole-24 Ore, Domenica, 13 maggio 2018 (ripresa parziale, senza immagini e allegati).



L’anniversario

La Legge Basaglia compie 40 anni

di Claudio Mencacci (Corriere della Sera, Salute, 13.05.2018)
-  Direttore DSMD Neuroscienze

Sono trascorsi 40 anni (13 maggio del 1978) dalla nascita della Legge 180, che affermava e riconosceva i diritti e la dignità delle persone affette da gravi disturbi mentali e che permise all’Italia, unico Paese al mondo, il superamento e la chiusura degli Ospedali psichiatrici (manicomi) e la creazione di una rete di assistenza psichiatrica di comunità.

Oggi guardiamo avanti ed è legittimo domandarsi: come sta la salute mentale nel nostro Paese, quanta è cambiata da allora? Sono mutate negli anni le richieste e i bisogni di cura parallelamente ai cambiamenti profondi intervenuti nel Paese? Il bisogno di salute mentale è cresciuto, come in tutti i Paesi Europei, soprattutto nell’area giovanile, poco considerata nonostante il dato epidemiologico che indica che in quasi il 70% dei casi i disturbi mentali insorgono in età adolescenziale e giovanile.

Le persone che accedono ai servizi psichiatrici oggi sono diverse da chi un tempo era costretto nei manicomi, vi è stato un profondo cambiamento dell’utenza: oggi i disturbi psicotici (schizofrenia e psicosi) su cui era stato tarato il sistema di assistenza, costituiscono solo il 25% dei casi. Si è invece verificata una crescente richiesta di interventi per disturbi dell’umore (depressione-bipolarità) ansia (panico-Ossessivi-Compulsivi), comportamento alimentare, personalità (borderline), dipendenza comportamentale (gioco d’azzardo patologico) e da sostanze stupefacenti.

Appare quindi necessaria l’implementazione effettiva e sempre più capillare di percorsi di cura, con interventi basati sulle evidenze scientifiche che i dati disponibili indicano come ancora scarsamente diffusi nei servizi italiani. Oggi la moderna psichiatria orientata a diagnosi e cure precoci con strumenti farmacologici più innovativi, sostegni domiciliari, sociali e sul posto del lavoro, sono in grado di migliorare la qualità e la quantità di vita delle persone, come accade per altre specialità mediche.

La consapevolezza del fondamentale ruolo dei fattori psicosociali nel rischio di sviluppo, mantenimento ed aggravamento di molti disturbi mentali gravi, richiede un più capillare sforzo di prevenzione primaria e secondaria da parte dei servizi psichiatrici, purtroppo impoveriti di risorse, ma anche la consapevolezza della necessità di rivedere e potenziare gli strumenti di welfare, soprattutto a favore delle fasce più deboli della popolazione, e di sostegno alle famiglie.

Asst Fbf-Sacco, Milano


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