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DELLA TERRA, IL BRILLANTE COLORE. Pace, giustizia, e libertà nell’aiuola dei mortali

DANTE: IL PARADISO TERRESTRE, UN PROGRAMMA PER I POSTERI. Note per una rilettura del "De vulgari eloquentia" e della "Monarchia" - di Federico La Sala

Al tempo di Bonaccorso di Soresina, podestà di Bologna, del giudice ed assessore Giacomo Grattacello, fu scritto quest’atto, che deve essere detto PARADISO, che contiene i nomi dei servi e delle serve perché si sappia quali di essi hanno riacquistato la libertà e a qual prezzo (...)
lunedì 2 maggio 2022
DANTE "corre" fortissimo, supera i secoli, e oltrepassa HEGEL - Ratzinger e Habermas!!! MARX, come VIRGILIO, gli fa strada e lo segue. Contro il disfattismo, un’indicazione e un’ipotesi di ri-lettura. AUGURI ITALIA!!!
FILOLOGIA E FILOSOFIA: LEZIONE DI PROTAGORA. "Il frammento (1 Diels-Kranz) suona: «πάντων χρημάτων μέτρον ἐστὶν (...)

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> DANTE: IL PARADISO TERRESTRE, UN PROGRAMMA PER I POSTERI. --- PACE E BENE. La fraternità di papa Francesco non è buonismo - è ancora cattolicesimo-romano!

venerdì 13 dicembre 2013

IL PROGRESSO DEI POPOLI E LA REGRESSIONE DELLA CHIESA - LA FRATERNITA’ DI FRANCESCO NON E’ BUONISMO --- IL PADRE SUO E’ ANCORA UN PADRE MENTITORE ("Deus caritas est"), CHE "INDUCE IN TENTAZIONE"! :


La fraternità di Francesco non è buonismo

di Maria Galluzzo (Europa, 13 dicembre 2013)

Farà sobbalzare più di un grande della Terra e gli ideologi del turbocapitalismo il primo messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale della pace. E forse sarà altrettanto urticante come lo fu quarantasette anni fa la storica Populorum progressio di Paolo VI, che all’epoca alcuni commentatori etichettarono come «enciclica comunista» o irrisero come « Populorum progressio, Ecclesiae regressio ». Uno dei documenti manifestamente più “politici” della Chiesa, istituiti proprio da papa Montini nel 1967 per consegnare alle nazioni e ai popoli all’inizio di ogni nuovo anno una riflessione sui temi della pace, con papa Francesco rigenera un incredibile senso di continuità del magistero ma anche di come sono andate le cose nel mondo. Due papi, con storia, linguaggio e temperamento così diversi, a distanza di quasi cinquant’anni, ci richiamano sullo stesso tema: perché essere fratelli?

Perché è necessario riscoprire la fraternità? Paolo VI proprio all’inizio della Populorum Progressio parla dei suoi due viaggi in America Latina (1960) e in Africa (1962), intrapresi prima di diventare papa, e spiega che l’aver toccato con mano i «laceranti problemi che attanagliano continenti pieni di vita e di speranza» gli ha fatto rafforzare l’idea che «i popoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell’opulenza» e che lo «sviluppo» era il «nuovo nome della pace». Allora, appunto, il mondo era diviso in due blocchi, c’erano i muri, anche tra Nord e Sud, e chi stava sopra aveva molte certezze. La ricetta di Paolo VI rimase inascoltata. E si è visto dove siamo arrivati. Oggi un pontefice che viene da un paese dove c’è povertà e fame ha di fronte un mondo senza frontiere e con un Nord che per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale ha paura dell’indigenza: la consapevolezza della «condivisione di un comune destino» è «palpabile».

Nel suo messaggio “Fraternità, fondamento e via per la pace” papa Bergoglio ripercorre molti temi dell’enciclica di papa Montini, li attualizza, li carica della sua cifra e della sua forza comunicativa. In una decina di pagine condensa tutto il suo magistero. Partendo dalla vicenda biblica di Caino e Abele, dal pensiero dei suoi predecessori e dalla «sorgente» di ogni fraternità che è la famiglia, si concentra su poveri, pace e creato letti nella chiave della fraternità.

E fraternità non è superficiale buonismo, ma un ragionare su come stanno le cose e su quale direzione scegliere. Due capitoli del messaggio sono infatti dedicati all’economia con l’indicazione di rimedi contro la povertà, dalla lotta alla corruzione alle politiche sociali, dagli stili di vita ai modelli economici. Un altro capitolo suggerisce come spegnere con l’arma della fraternità le guerre di ogni tipo. Potenti le parole di papa Francesco quando si sofferma su corruzione e crimine organizzato come forze che avversano la fraternità. Al riguardo parla di mafie, traffico di esseri umani, flussi illeciti di denaro legato alla speculazione finanziaria, droga, prostituzione, inquinamento ambientale. Ma parla anche di diritti, come nel caso delle «condizioni inumane» di tante carceri.

Tutto si gioca sull’equilibrio fra libertà e giustizia: «La fraternità - scrive papa Bergoglio - genera pace sociale perché crea un equilibrio fra libertà e giustizia, fra responsabilità personale e solidarietà, fra bene dei singoli e bene comune». E una comunità politica responsabile e trasparente deve favorire questo metodo, anche in campo economico, evitando però, sottolinea il papa, che il «necessario realismo» si riduca a un «tecnicismo privo di idealità».

Il passaggio di testimone tra due pontefici così lontani e così vicini si traduce in una sorta di ultimo avviso ai naviganti: reagite alla «globalizzazione dell’indifferenza», alla «cultura dello scarto», all’egoismo, all’odio. Ma attenti, la fraternità non è «automatica» e dunque sforzatevi «ad accettare le legittime differenze che caratterizzano i fratelli e le sorelle», è l’unica via della pace e del superamento della grande crisi.


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