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SULL’USCITA DALLO STATO DI MINORITÀ E SULLO SPIRITO CRITICO, OGGI. "X"- FILOSOFIA. LA FIGURA DEL "CHI": IL NUOVO PARADIGMA.

DAL "CHE COSA" AL "CHI": NUOVA ERMENEUTICA E NUOVO PRINCIPIO DI "CARITÀ"! DELLA TERRA, IL BRILLANTE COLORE. Una nota di Eleonora Cirant (e altri materiali).

"Il libro di Federico La Sala offre un punto di vista raro. Quello di un pensiero maschile che osserva e riflette e su alcuni pilastri del pensero filosofico occidentale in modo non neutro (...)".
venerdì 5 aprile 2024
Della Terra, il brillante colore
2013, nov 27*
Della Terra, il brillante colore
Il libro di Federico La Sala offre un punto di vista raro. Quello di un pensiero maschile che osserva e riflette e su alcuni pilastri del pensero filosofico occidentale in modo non neutro ma a partire dal riconoscimento della propria parzialità - di individuo e di genere.
Il libro si compone di più saggi che affondano nel profondo delle nostre radici culturali come “carotaggi” a campione. La (...)

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> DAL "CHE COSA" AL "CHI"... DELLA TERRA, IL BRILLANTE COLORE --- Perché l’amore si vede meglio dallo spazio (di Arianna Huffington).

martedì 16 giugno 2015

Perché l’amore si vede meglio dallo spazio

Gli uomini che hanno messo piede sulla Luna dicono: lassù capisci il senso della vita

di Arianna Huffington *

Come scriveva Goethe: «Questa vita, signori, è troppo breve per le nostre anime». Le preoccupazioni e le cure della nostra vita quotidiana non potranno mai soddisfare i nostri bisogni più profondi. «Da ateo quale sono», scriveva, «mi ci è voluto un po’ di tempo per rendermi conto di essere una persona spirituale».

Un numero crescente di individui che si dichiarano atei perché infastiditi dalle religioni organizzate e dal loro modo di ritrarre Dio (specie con l’immagine di un personaggio barbuto che sta nel cielo) ammettono oggi di aver conosciuto nella loro vita la meraviglia e lo stupore, esperienze che li hanno fatti fermare di colpo, trasportandoli in mondi nascosti e facendo loro intravedere l’insondabile mistero della vita.

Einstein considerava la meraviglia un prerequisito per la vita. Scriveva che chiunque non possieda la capacità di stupirsi, «chiunque rimanga indifferente, chiunque non riesca a contemplare o non conosca il profondo fremito dell’anima in preda all’incanto, tanto varrebbe che fosse morto, perché ha già chiuso gli occhi davanti alla vita». Nel corso della storia, tutti i grandi scienziati - che Arthur Koestler definiva «voyeur che sbirciano dal buco della serratura dell’eternità» - hanno avuto in comune questa sensazione di stupore quasi infantile.

Comprendo alla perfezione il senso di meraviglia che nei secoli ha spinto uomini e donne a esplorare lo spazio al di là della nostra atmosfera, ma personalmente sono sempre stata molto più affascinata dall’esplorazione dello spazio interiore. Tra le due cose, naturalmente, esiste un legame. Diversi astronauti hanno raccontato di aver vissuto esperienze catartiche osservando la Terra dallo spazio. È un fenomeno chiamato overview effect, che potremmo tradurre con «effetto prospettiva», «effetto da visione d’insieme». Così lo ha descritto Edgar Mitchell, il sesto uomo a mettere piede sulla Luna: «Una sorprendente presa di coscienza del fatto che la natura dell’universo non era quella che mi avevano insegnato... Non solo ho visto il carattere interconnesso delle cose, ma l’ho avvertito... Sono stato sopraffatto dalla sensazione di estendermi fisicamente e mentalmente nel cosmo e mi sono reso conto che era una reazione biologica del mio cervello, che tentava di riorganizzare e attribuire un significato agli spettacoli meravigliosi e sbalorditivi cui avevo il privilegio di assistere».

Elon Musk, il fondatore di Tesla e SpaceX intenzionato a colonizzare Marte, ha avuto modo di esprimere anche l’altro più antico desiderio degli esseri umani: «Sono giunto alla conclusione che dobbiamo aspirare ad ampliare la portata e le dimensioni della coscienza umana, per poter meglio capire quali domande formulare. L’unica cosa che ha senso, in realtà, è impegnarsi per raggiungere una più grande illuminazione collettiva. Ma l’illuminazione collettiva non può esistere senza l’illuminazione personale. E nel corso dei secoli tutti - insegnanti di discipline spirituali, poeti e autori di canzoni - ci hanno spiegato che l’amore incondizionato è al tempo stesso l’essenza del mistero umano e l’unico ponte fra la sacralità del nostro mondo interiore e la frenesia del mondo esterno. O per dirla con Kurt Vonnegut nel suo libro Le sirene di Titano: «Uno degli scopi della vita umana, chiunque la controlli, è amare chiunque vi sia da amare».

Ad avvalorare quello che ci hanno insegnato le canzoni e i testi sacri, oggi disponiamo anche di dati empirici. Come ha dichiarato il professor George Vaillant, responsabile dell’Harvard Grant Study, un’indagine che ha seguito le vite di 268 studenti dell’ateneo a partire dal 1938: «I 75 anni e i 20 milioni di dollari investiti nel Grant Study conducono, almeno a mio avviso, a una conclusione molto semplice, riassumibile in cinque parole: "La felicità è amore. Punto"». Ed è la stessa conclusione raggiunta, senza spendere 20 milioni di dollari e 75 anni, dal poeta inglese Ted Hughes: «L’unica cosa che le persone rimpiangono è di non aver vissuto abbastanza coraggiosamente, non aver usato abbastanza il cuore, non aver amato a sufficienza. Non c’è proprio nient’altro che conti». (Traduzione di Matteo Colombo)

* La Repubblica - D, n. 943, 13.06.2015


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