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SULL’USCITA DALLO STATO DI MINORITÀ E SULLO SPIRITO CRITICO, OGGI. "X"- FILOSOFIA. LA FIGURA DEL "CHI": IL NUOVO PARADIGMA.

DAL "CHE COSA" AL "CHI": NUOVA ERMENEUTICA E NUOVO PRINCIPIO DI "CARITÀ"! DELLA TERRA, IL BRILLANTE COLORE. Una nota di Eleonora Cirant (e altri materiali).

"Il libro di Federico La Sala offre un punto di vista raro. Quello di un pensiero maschile che osserva e riflette e su alcuni pilastri del pensero filosofico occidentale in modo non neutro (...)".
martedì 19 marzo 2024
Della Terra, il brillante colore
2013, nov 27*
Della Terra, il brillante colore
Il libro di Federico La Sala offre un punto di vista raro. Quello di un pensiero maschile che osserva e riflette e su alcuni pilastri del pensero filosofico occidentale in modo non neutro ma a partire dal riconoscimento della propria parzialità - di individuo e di genere.
Il libro si compone di più saggi che affondano nel profondo delle nostre radici culturali come “carotaggi” a campione. La (...)

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>DELLA TERRA, IL BRILLANTE COLORE. --- A Roma il 26 novembre in piazza. «In Polonia, in Argentina, in Spagna gli scioperi e le proteste delle donne che si ribellano alla violenza e al femminicidio hanno paralizzato interi paesi»

martedì 22 novembre 2016

Non una di meno. «Adesso basta! Saremo una marea»

26 novembre in piazza. A Roma il 26 per la manifestazione e il 27 per i tavoli sul piano femminista contro la violenza maschile. «In Polonia, in Argentina, in Spagna gli scioperi e le proteste delle donne che si ribellano alla violenza e al femminicidio hanno paralizzato interi paesi»

di Alessandra Pigliaru (il manifesto, 22.11.2016)

Invaderemo le strade di Roma e saremo marea. Lo promettono le realtà promotrici del progetto politico «Non una di meno», Rete IoDecido, D.i.Re - Donne in Rete Contro la violenza, Udi - Unione Donne in Italia, che sabato 26 alle 14 partiranno da Piazza della Repubblica e arriveranno a Piazza San Giovanni per una grande, forte e partecipata manifestazione.

È un percorso perché l’appuntamento di sabato non è da considerarsi occasione isolata a ridosso del 25 novembre, giornata internazionale della violenza contro le donne.

Nelle intenzioni delle protagoniste che in questi mesi si sono riunite in assemblee cittadine per poi confluire nei ragionamenti dell’incontro nazionale (lo scorso 8 ottobre alla Sapienza) c’è un pensiero più lungo. Un fermento plurale che ha molte voci, anche in dissonanza come il femminismo insegna, che contengono in sé molte pratiche.

Sono voci di autodeterminazione, di rabbia, rifiuto ma anche rilievo preciso sul peso di una parola pubblica contro la violenza maschile e il femminicidio.

Come si legge nell’appello alla manifestazione, «è una fenomenologia strutturale che come tale va affrontata». Qualcosa che insomma si fa avanti in quanto dinamica chiara da indagare e scandagliare ancora. Soprattutto per essere detta, discussa, gridata non da vittime - come è nella più retorica e trita rappresentazione - perché non risponde a un’emergenza ma a una misura che si colma ogni volta che una donna viene uccisa o diviene s-oggetto di violenza.

Tantissime le associazioni (proprio ieri anche l’adesione della Cpo del Fnsi, Federazione nazionale stampa italiana), singole e singoli che hanno dato il proprio sostegno in queste ultime settimane preparatorie. Le promotrici, che non gettano alle ortiche i guadagni che il femminismo ha portato all’interno della relazione fra i sessi, né si riconoscono in blocchi identitari, raccontano invece di un ribadire politico che dica che a questo punto, il 26 novembre, in piazza saranno moltissime e moltissimi; una marea di corpi a sostegno della grande e importante manifestazione delle donne.

Come in tutte le fasi preparatorie, si agisce in un terreno che non è mai liscio soprattutto quando a essere affrontato è un tema incandescente che ha al centro dei corpi e le loro differenze.

Nel volantino della manifestazione appare chiara la consapevolezza che in piazza, «senza confini e geografie», si mostrerà una lotta con radici lontane poiché «la violenza maschile sulle donne può essere affrontata solo con un cambiamento culturale radicale, come ci hanno insegnato l’esperienza e la pratica del movimento delle donne e dei Centri Antiviolenza che da trent’anni resistono a ogni tentativo delle istituzioni di trasformarli in centri di accoglienza neutri, negando la loro natura politica e di cambiamento».

Seconda tappa di «Non una di meno» sarà domenica 27 dalle 10 (Scuola Di Donato, via Bixio 83 Roma) per l’assemblea nazionale, con la costituzione di alcuni tavoli e workshop per l’approfondimento e la definizione di un «Piano Femminista contro la violenza maschile» e la discussione dei successivi appuntamenti.

Per maggiori informazioni e adesioni nonunadimeno.wordpress.com


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