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SULL’USCITA DALLO STATO DI MINORITÀ E SULLO SPIRITO CRITICO, OGGI. "X"- FILOSOFIA. LA FIGURA DEL "CHI": IL NUOVO PARADIGMA.

DAL "CHE COSA" AL "CHI": NUOVA ERMENEUTICA E NUOVO PRINCIPIO DI "CARITÀ"! DELLA TERRA, IL BRILLANTE COLORE. Una nota di Eleonora Cirant (e altri materiali).

"Il libro di Federico La Sala offre un punto di vista raro. Quello di un pensiero maschile che osserva e riflette e su alcuni pilastri del pensero filosofico occidentale in modo non neutro (...)".
venerdì 5 aprile 2024
Della Terra, il brillante colore
2013, nov 27*
Della Terra, il brillante colore
Il libro di Federico La Sala offre un punto di vista raro. Quello di un pensiero maschile che osserva e riflette e su alcuni pilastri del pensero filosofico occidentale in modo non neutro ma a partire dal riconoscimento della propria parzialità - di individuo e di genere.
Il libro si compone di più saggi che affondano nel profondo delle nostre radici culturali come “carotaggi” a campione. La (...)

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> DAL "CHE COSA" AL "CHI": NUOVA ERMENEUTICA E NUOVO PRINCIPIO DI "CARITÀ"! --- ANTROPOLOGIA, ANDROCENTRISMO, E BIENNALE D’ARTE VENEZIA 2022. Riflessioni sul Rinascimento.

martedì 15 febbraio 2022

LA QUESTIONE DELL’ANTROPOCENTRISMO, IL RINASCIMENTO, E LA BIENNALE D’ARTE VENEZIA 2022...

      • "[...] L’antropocentrismo rinascimentale è messo in discussione dalle linee teoriche della Biennale di Cecilia Alemani, come anticipato dalla stessa curatrice.
      • Che il meraviglioso, l’ibrido e il fantastico fossero di casa durante il Rinascimento lo testimoniano innanzitutto le opere d’arte: dipinti, sculture, disegni che raffigurano esseri dove il naturale si mescola con l’umano, l’umano con l’animale e il vegetale, il maschile con il femminile etc. etc. Una selva di esseri ibridi provenienti dal paganesimo antico si risvegliano dopo secoli di torpore monoteista. E, se non bastasse la visione diretta delle opere d’arte, che testimoniano in modo inequivocabile l’esplosione dell’immaginazione rinascimentale fatta di centauri, satiri, tritoni, esseri metà uomini e metà cavalli, capre e pesci che si accompagnano a esseri metà arborei e animali ed ermafroditi, abbondano i testi di incomparabile erudizione come La rinascita del paganesimo antico di Aby Warburg o i Misteri pagani nel rinascimento di Edgar Wind. Testi capitali che hanno avuto il compito, nel secolo scorso, di spazzare via la ormai vetusta e inservibile interpretazione che fa del Rinascimento un prodromo dell’Illuminismo, fenomeno figlio della modernità calvinista e iconoclasta, come testimonia James Simpson in Under the Hammer. La difficoltà di classificare un periodo storico come quello rinascimentale deriva dalla difficoltà che molti hanno di dismettere vuote contrapposizioni dicotomiche tipiche della modernità, come razionale vs irrazionale, fantastico vs realista e che dir si voglia. Ciò che tiene insieme artisti come Piero di Cosimo e Piero della Francesca, oppure Leonardo e Michelangelo nella loro diversità e insieme fortissima coesione è la comune appartenenza a un paradigma affatto diverso, tutto all’insegna del potere delle immagini e della loro indipendenza rispetto ad altre forme di pensiero.
      • IL PUNTO DI VISTA DI CECILIA ALEMANI. Ecco che quindi fa benissimo la curatrice della nuova Biennale d’Arte, Cecilia Alemani, a inaugurare, nella sua presentazione, la serie delle opere in mostra con i dipinti di Remedios Varo e di Leonor Fini, che, emblematicamente, sono totalmente mutuate da un’iconografia chiaramente rinascimentale. E lo si vede sia nella scatola prospettica dotata di scacchiera albertiana, come in una predella di Paolo Uccello, nell’opera della Varo, oppure nell’acribia del disegno e della sovrapposizione di velature, come in un Cristofano Allori, del dipinto della Fini. Ma anche nell’eccezionale dipinto di Paula Rego si scorge l’organizzazione brunelleschiana dello spazio nella fuga prospettica del pavimento a scacchiera che spinge in avanti verso lo spettatore la grande figura in primo piano.
      • È proprio nel tentativo novecentesco di artisti e artiste, come quelle che Alemani ha deciso di porre nuovamente in luce, poste ai margini della linea della modernità ortodossa (quella sì espressione della hubris faustiana e tecnica e quindi fondamentalmente aniconica), le quali ricercavano nell’immagine di matrice rinascimentale la fonte cui abbeverarsi come un antidoto allo strapotere della tecnica, che comprendiamo quanto l’arte del Rinascimento, nella sua irriducibile complessità, sia oggi sempre più che mai attuale e rilevante" (Nicola Verlato, Riflessioni sul Rinascimento in vista della Biennale di Cecilia Alemani, Artribune, 10 febbraio 2022).

ANTROPOLOGIA, STORIA, E FILOLOGIA. Per una messa in discussione critica dell’antropocentrismo rinascimentale (che ha matrici antiche, nella tradizione greco-romana), forse, sarebbe meglio ripartire dalla Trasfigurazione di Cristo del Beato Angelico del 1437-1446, e dall’opera di Lorenzo Valla, "Sulla Donazione di Costantino falsamente attribuita e falsificata" del 1440, e, infine, anche dall’uomo vitruviano (1490) e dal "bambino nel grembo materno" (del 1511) di Leonardo da Vinci.

PER RI-NASCERE, VEDERE DALLO SPAZIO IL SORGERE DELLA TERRA. Alla luce di questo capovolgimento di sguardo, si potrà osservare meglio il cammino della tentazione prometeica e faustiana dello stesso antropocentrismo del Rinascimento, fino ad arrivare alla hubris della tecnica, che si caratteriza per essere più un camuffato androcentrismo tragico (alla Socrate e alla Platone, come ha ben visto Nietzsche) che non un semplice antropocentrismo, antropologicamente fondato.

ARTE E SOCIETÀ. Piero di Cosimo è una figura-chiave del tempo: nel 1481 è a Roma col maestro Cosimo Rosselli, per lavorare nella Cappella Sistina (voluta da papa Sisto IV); e nel 1483 è a Firenze: del 1488 è la Sacra conversazione, ora nella Galleria dello Spedale degli Innocenti ("Era molto amico di Piero lo spedalingo de li Innocenti").

BAMBINI ABBANDONATI E ANDROCENTRISMO. Ricordato che anche Leonardo da Vinci era un figlio naturale e che il "presepe" era stato introdotto nella Firenze del ’400, nell’Ospedale degli Innocenti (l’Ospedale non ha la ruota ma una cappella aperta, il presepe, dove il bimbo veniva deposto tra le immagini di Gesù, nato povero e allevato nella carità), è da dire che il nodo di Ercole, il problema di come nascono i bambini, è ancora sciolto come la cosmoteandria tragica (Eschilo con Platone e Aristotele) comandava e, a metà 1500, con il Concilio di Trento "il matrimonio diventa un’istituzione obbligata, e l’ingresso dell’Ospedale viene chiuso da una grata; da luogo di accoglienza per i meno ricchi diviene rifugio per una sottospecie di infanzia, che nasce sotto il segno di una vergogna ereditata dalla madre" (Adriano Prosperi).

Federico La Sala


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