Con i migranti
Deputato Pd si barrica nel Cie di Lampedusa
di Enrico Fierro (il Fatto, 23.12.2013)
È arrivato ai cancelli dell’inferno, ha chiesto di entrare perché era un suo diritto di parlamentare della Repubblica Italiana e nell’inferno ha deciso di rimanere. Come i suoi fratelli venuti dal mare, dalla pelle troppo scura e dal nome strano. Khalid Chaouki, nato trent’anni fa a Casablanca, Marocco, una moglie e un figlio, italiano della “generazione 2” e deputato del Partito democratico, da ieri mattina si è fatto rinchiudere nel Centro di accoglienza di Lampedusa. “Non me ne andrò fino a quando non sarà ripristinata la legge, dormirò qui fino a quando la gente illegittimamente trattenuta in condizioni disumane non sarà trasferita altrove. È mio dovere farlo e lo sto facendo”. Il telefono è disturbato dal rumore della pioggia che tormenta le povere anime segregate nel carcere per immigrati di Contrada Imbriacola. “Qui ci sono condizioni di vita allucinanti, alcune stanze sono allagate, nelle docce mancano le luci e bisogna lavarsi al buio. Nei cameroni dove si dorme la puzza è insopportabile, ci sono materassi sporchi accatastati da mesi, sono di spugna ed emanano un odore nauseabondo. Non si può trattare della gente che soffre in questo modo, mi chiedo di chi siano le responsabilità, questi trattamenti sono disumani”.
LA VOCE al cellulare è quella di un ragazzo giovanissimo ma dalle convinzioni forti. Le parole che pronuncia e il suo gesto riscaldano il cuore, illuminano la mente e riaccendono la speranza. Forse non è finita, forse questo Paese può ritrovare l’umanità strozzata da leggi assurde, le Turco Napolitano e le Bossi-Fini, e da un razzismo becero e leghista diventato cultura di governo. Forse riuscirà a cancellare la vergogna di Cie e Centri che chiamano di accoglienza, forse anche la politica può ritrovare la dignità perduta. “Sono un parlamentare della Repubblica italiana e vorrei che da domani altri miei colleghi andassero a visitare i Cie per vedere come vivono gli uomini e le donne rinchiusi in quelle strutture”.
Khalid Chaouki ci racconta l’inferno senza enfasi, lo sta toccando con mano, ne sta assaporando gli umori. “Cosa ho mangiato oggi? Un pezzo di pollo, un po’ di patate, acqua e un caffè. Questo è il pasto dato a tutti gli altri. Lo abbiamo consumato sulle brandine dove dormiremo stanotte, perché non c’è una mensa. È uno schifo, qui non vengono rispettati i diritti minimi elementari. Questo centro è un luogo indegno”. Che però tutti conoscevano. Dopo i naufragi di ottobre con 600 morti, molti bambini, moltissime donne, tantissimi giovani, sull’isola sono arrivati Letta e Alfano, Barroso e i responsabili della civilissima Europa. Tutti hanno promesso.
“Mi sento anch’io responsabile - ci dice con franchezza il giovane onorevole -, da ottobre non abbiamo fatto nulla, le condizioni sono peggiorate. Il discorso di Alfano non mi ha convinto. Qui ci sono ancora sette sopravvissuti del naufragio del 3 ottobre, devono stare a Lampedusa perché sono a disposizione della procura che sta conducendo le indagini. Ma siamo matti? Qui è tutto illegale, almeno questi trasferiteli ad Agrigento in condizioni più umane. Altri sei migranti sono da due giorni in sciopero della fame. Tra di loro c’è anche Khaled, il giovane siriano che con il suo video ha fatto scoppiare lo scandalo delle disinfestazioni da lager”.
IL GESTO del parlamentare è forte, ha scosso Lampedusa ma ancora di più i palazzi romani svuotati dal Natale, dobbiamo interrompere la nostra comunicazione, è il viceministro Bubbico. “Voleva sapere come stavo - ci dice qualche minuto dopo Chaouki - e si è impegnato far intervenire il Viminale. Vedremo, io resto qui fino a quando non verranno ripristinate la dignità e la legge”. Condizioni disumane, dice il parlamentare, in un centro gestito da una coop diretta da un iscritto al Pd, Cono Galipò. “Non me ne frega niente, se la coop ha sbagliato pagherà, se a sbagliare è stato un iscritto al mio partito che paghi il doppio. Io sto nel Pd perché credo in valori forti come la solidarietà e il rispetto della dignità umana”.
COME L’HANNO accolta i profughi, onorevole? “Prima con scetticismo, ora, dopo alcune ore, fanno a gara per ospitarmi accanto alla loro branda. Qui c’è gente che soffre, uomini e donne che hanno visto annegare i loro figli, ragazzi che fuggono da guerre e fame, ma nessuno ha perso la voglia di sorridere. Sono qui per loro. Noi abbiamo celebrato i loro compagni morti in mare come martiri e abbiamo fatto bene, i sopravvissuti invece sono qui, rinchiusi e disperati. È una ingiustizia intollerabile, piangiamo i vivi e maltrattiamo i morti. Sarò qui anche a Natale se le condizioni di questa gente non cambieranno, lo faccio per loro ma anche per l’Italia. Sono davvero stanco di vergognarmi per quello che è diventato questo nostro Paese”.