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IN MEMORIA DI ENZO PACI E DELLA SUA RISPOSTA A VICO....

IL PROBLEMA GIAMBATTISTA VICO. CROCE IN INGHILTERRA E SHAFTESBURY IN ITALIA. La punta di un iceberg. Una nota - di Federico la Sala.

Nel 1924, Croce è a Londra: alla “Modern Humanities Research Association” di Cambridge tiene la sua prolusione (...) Il titolo e il tema è “Shaftesbury in Italia”, vale a dire sul soggiorno di Lord Shaftesbury a Napoli (...)
martedì 4 marzo 2014
Quale Cebete Tebano fece delle morali, tale noi qui diamo a vedere una Tavola delle cose Civili; la
quale serva al Leggitore per concepir l’idea di quest’Opera avanti di leggerla, e per ridurla più
facilmente a memoria, con tal’ajuto della fantasia, dopo di averla letta.
G. B. Vico, “Spiegazione della dipintura...” (1730) *
Premessa. Il 26 agosto 1780, Pietro Verri, a cui Gaetano Filangieri da Napoli ha inviato la prima parte della “Scienza della Legislazione”, così (...)

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> IL PROBLEMA GIAMBATTISTA VICO. CROCE IN INGHILTERRA E SHAFTESBURY IN ITALIA. La punta di un iceberg. --- NUOVE SCOPERTE. "La famiglia di Giambattista Vico" (di Antonio Illibato - Nuovo Monitore Napoletano),

giovedì 10 novembre 2016

CON NUOVI DOCUMENTI SCOPERTI DI RECENTE:

"La famiglia di Giambattista Vico" *

Aggiungere un ulteriore e fondamentale tassello alla conoscenza della biografia di Giambattista Vico, in particolare della sua famiglia, come fa in questo volume Antonio Illibato, può essere considerato un piccolo tributo reso a tale grande pensatore napoletano purtroppo non valutato adeguatamente alla sua epoca.

E’ ben nota, infatti, la vicenda personale di Vico, il quale, pubblicata per la prima volta la sua opera più importante, la Scienza Nuova, ebbe la netta impressione di averlo fatto non in una grande città, bensì in un deserto, come scrisse in una lettera a un amico nel 1725.

Coloro ai quali aveva inviato l’opera, come egli stesso riferisce, incontrandolo facevano finta di niente, non accennavano minimamente al fatto di averla ricevuta e non gli dicevano nemmeno una parola su di essa.

Una sorta di ‘congiura del silenzio’. In realtà, tutti avevano letto e compreso la sua posizione controcorrente: aver rivalutato la storia come scienza, anzi come ‘scienza nuova’, in polemica con Cartesio per il quale essa era una pseudoscienza.

Vico apriva gli occhi dei suoi contemporanei, saldamente ancorati alla filosofia cartesiana, un non allineato alla mentalità dominante, secondo la quale la vera conoscenza era di carattere fisico-matematico.

Il mondo, ossia la res extensa, quale obiectum dell’attività conoscitiva della res cogitans, può essere investigato con l’unico linguaggio, quello della matematica, che possiede caratteristiche tali da non essere soggetto alla dimensione qualitativa, bensì esclusivamente a quella quantitativa.

Non per nulla il filosofo francese, partendo dal cogito e non fidandosi dei sensi perché ritenuti fallaci, deve dimostrare che esiste la res extensa, la quale, in quanto tale, è puramente quantitativa.

Nel secolo dei Lumi la reazione di Vico non poteva trovare plauso, giacchè egli ebbe l’ardire di sostenere che non la storia, ma il mondo fisico non può essere conosciuto dall’uomo.

La storia, infatti, è costruita dall’umanità, mentre del mondo fisico è creatore Dio, il quale è l’unico che ne possiede la perfetta cognizione. Non poteva esserci antitesi più evidente al pensiero cartesiano.

* Antonio Illibato, Nuovo Monitore Napoletano, 10 Novembre 2016, PDF.


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