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COSTITUZIONE, CITTADINANZA, E APPRENDISTI STREGONI ....

“Non hai lavoro? È l’Italia, bellezza”! Costituzione e bellezza non fanno rima. Una nota di Tomaso Montanari - a c. di Federico La Sala

Retorica della bellezza. "E poi: chi non vede quanto sarebbe devastante sostituire al pane del lavoro la brioche della bellezza?".
venerdì 27 giugno 2014
[...] i principi fondamentali della Costituzione sono un sistema perfettamente equilibrato, che non c’è alcun motivo di alterare. E poi questa retorica stucchevole ed estetizzante della “bellezza” (che “salverà il mondo”, secondo una frase di Dostoevskij decontestualizzata e ripetuta a vanvera) è superficiale, melensa, deresponsabilizzante, sviante. [...]
IL SONNO MORTIFERO DELL’ITALIA. In Parlamento (ancora!) il Partito al di sopra di tutti i partiti.
L’ITALIA (...)

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> “Non hai lavoro? È l’Italia, bellezza”! Costituzione e bellezza non fanno rima. Una nota di Tomaso Montanari - a c. di Federico La Sala

mercoledì 2 luglio 2014
Scrive Tomaso Montanari che ci sono degli ingenui che hanno la pretesa di inserire la parola “bellezza” nell’articolo uno della Costituzione. L’iniziativa della deputata di Sel, Serena Pellegrino, per cambiare l’articolo uno della Costituzione era sconosciuta ai più, me compreso, fintanto che lo stesso Montanari non ne ha parlato su questo giornale. Quanto al mio libro, che Montanari gentilmente cita (“Fondata sulla bellezza” un ebook Sperling&Kupfer), se lo avesse letto, avrebbe scoperto che l’aborrita parola “petrolio”, in 120 pagine di testo, non c’è. Invece ricorre il termine “risorsa” perché il libro è un viaggio-inchiesta tra i paradossi che bloccano lo sviluppo del Paese. La bellezza forse non salverà l’Italia, ma una mano potrebbe darla. Il turismo, nel mondo, crescerà del +5% per i prossimi 15 anni, la produzione industriale pesante è in calo costante da 40 anni. Dove sarebbe utile investire? Abbiamo l’Alitalia in crisi che però non ha voli diretti verso la Cina, mentre Lufthansa ne ha 47 settimanali. O la Sicilia che, nel 2012, ha registrato 6 milioni di pernottamenti di turisti, mentre le isole Canarie, stessa lunghezza di coste, ma molto meno da offrire, ne hanno avuti 75 milioni. Abbiamo gravi problemi nell’accoglienza, nella promozione dei nostri tanti musei sempre più vuoti. Ma quando si propone di riportare alla luce le opere nascoste e portarle in giro per il mondo, ecco il purista che grida alla prostituzione dell’arte. La bellezza è invece un marchio identitario da sfruttare, come propone il creativo Maurizio di Robilant attraverso la fondazione “Italia Patria della Bellezza”. Lo certifica il rapporto “Future Brand Country Index”: il mondo ci riconosce ancora la leadership in turismo, arte, cultura e cibo. Attività caratterizzate da piccole imprese che non inquinano, che tutelano l’ambiente, non delocalizzabili, con capitale diffuso, che stimolano la creatività dei singoli. Oltre l’economia, quindi, c’è una coscienza comune raccolta intorno alla bellezza. La formulazione dell’attuale articolo uno della Costituzione è un compromesso del ‘47, figlio del confronto tra Fanfani e Togliatti, che voleva una “Repubblica di lavoratori” di stampo sovietico. A nulla valsero le parole del deputato di Ezio Coppa che ricordava come il lavoro fosse un mezzo, non un fine. Tutto questo aveva, forse, un senso in un Italia in macerie, divisa tra stelle e falci, strisce e martelli. Un incipit costituzionale moderno (bellissimo quello del Sudafrica di Mandela) potrebbe includere i valori universali dell’uomo e impegnare i nostri governanti nel promuovere lo sviluppo delle potenzialità del popolo italiano tra cui la Bellezza. Su cui l’Italia è già fondata.

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