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CEDIMENTO STRUTTURALE DEL CATTOLICESIMO-ROMANO: "AVREMMO BISOGNO DI DIECI FRANCESCO DI ASSISI" (LENIN)

PAPA FRANCESCO E LA BANDIERA DEI COMUNISTI. CHI HA RUBATO CHE COSA A CHI?! Una lettera aperta di Rosario Amico Roxas - con note di Federico La Sala

Le parole di Papa Francesco non chiariscono nulla, anzi peggiorano la situazione proprio nelle contraddizioni che vediamo annunciarsi dall’altra parte del Tevere.
giovedì 3 luglio 2014
CHI HA RUBATO CHE COSA A CHI?!
LA CHIESA DEL SILENZIO E DEL "LATINORUM". Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora oggi, nessuno - nemmeno papa Francesco - ne sollecita la correzione del titolo. Che lapsus!!! O, meglio, che progetto!!!
LA PRASSI DELLA CARITÀ E LO SPIRITO CRITICO. G.B. VICO AL DI LA’ DELLA BORIA DI L.A. MURATORI E DEI DOTTISSIMI DI OGGI.
KANT E SAN PAOLO. COME IL BUON GIUDIZIO ("SECUNDA PETRI") VIENE (E (...)

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> PAPA FRANCESCO... CHI HA RUBATO CHE COSA A CHI?! --- Dal binomio Ratzinger/Berlusconi, a binomio Bergoglio/Renzi (di Rosario Amico Roxas).

giovedì 3 luglio 2014


Dal binomio Ratzinger/Berlusconi, a binomio Bergoglio/Renzi.

di RAR *

Nel suo intervento in occasione dell’insediamento del semestre italiano, Renzi ha dimostrato di avere preso le distanze da Berlusconi, berlusconismo e centrodestra, ragion per cui ha raccolto commenti favorevoli. Ma in Italia la musica cambia e tornano i tromboni a infastidire l’intera orchestra che cerca di suonare all’unisono.

Si capisce immediatamente che Renzi sente sul collo il fiato grosso, ansimante, tipico di chi si trova nella fase terminale del percorso politico. Si tratta di una contraddizione che rischia di inficiare i progetti di riforme e l’attuazione del programma di ripresa economica. Il pregiudicato Berlusconi è la palla al piede della buona volontà di Renzi, mentre lo stesso Matteo dimostra, ancora, di non sapersi liberare dell’ombra malefica che lo circonda.

Mi duole proporre un parallelo che non vuole essere blasfemo, ma semplicemente realistico.

Questo fiato sul collo che ridimensiona l’operato di Renzi, somiglia tanto al medesimo fiato sul collo che incombe su Papa Francesco: è il fiatone di Ratzinger, che, pur non apparendo ufficialmente, condiziona l’opera rinnovatrice di Francesco. Se non sentisse il fiatone del predecessore emerito, non avrebbe mai sostenuto che "...il comunismo ci ha rubato la bandiera".

Si tratta della bandiera spirituale della Chiesa dei poveri, ma una affermazione che, con tutto il rispetto per Papa Francesco, non mi sento di condividere né di sforzarmi a capire.

Nella bandiera comunista, quella che sventola nelle feste dell’Unità, c’è il rosso porpora della battaglia, ma non c’è Cristo, per una scelta laica che in troppi hanno interpretato in senso anticlericale.

Le parole di Papa Francesco non chiariscono nulla, anzi peggiorano la situazione proprio nelle contraddizioni che vediamo annunciarsi dall’altra parte del Tevere.

La bandiera del Cristo dei poveri è saldamente in mano a quei sacerdoti che combattono giorno dopo giorno negli angusti anfratti del “mondo dei vinti” e garrisce alta sospinta dal vento della santità di Mons. Oscar Romero, per il quale Ella, Santo Padre, ha sbloccato il processo di beatificazione, dopo che il suo predecessore, oggi emerito, ne aveva bloccato l’iter.

La Teologia della Liberazione rappresenta, oggi, ciò che in tempi passati rappresentarono il monachesimo e i giganti della santità, in quel periodo buio della Chiesa impegnata nelle lotte per le investiture, nella crociate, nel potere temporale e, infine, nell’Inquisizione, paradossalmente chiamata “santa”.

Nella bandiera issata dalla TdL, Cristo è presente, anche se si tratta di una immagine di Cristo lontana dalle icone dell’opulenza, mostrando un Cristo povero, mendico, straccione, affamato, assetato, negletto, sfruttato, umiliato nella persona e nell’anima, come sono i fedeli ai quali si rivolgono i sacerdoti dell’America Latina, ispirati dal loro protettore Oscar Romero, ma è un Cristo pronto a perdonare, ad amare, forte di quel “manifesto” dell’uguaglianza rappresentato dal Discorso della Montagna con le Beatitudini che rappresentarono la più grande rivoluzione sociale che mai il pianeta Terra abbia visto.

Si tratta di valori che nessuno potrebbe mai rubare, perché messi a disposizione di tutti gli uomini di buona volontà.

Ora tocca a Renzi, che non ha, ancora, capito che l’epoca del duetto Ratzinger/Berlusconi, dopo aver fatto tanti danni, è finita, e sarà la Storia ad esprimere le sue valutazioni di rigorosa condanna.

Ora c’è il duetto Begoglio/Renzi sui quali è riposta la speranza della stragrande maggioranza della popolazione, quella che vive di lavoro, fatica, sudore, e che non riceve l’uso dei propri diritti, perché soverchiati dai doveri, mentre una sparuta minoranza, che dall’accoppiata Ratzinger/Berlusconi, ha ricevuto battesimi formali in mondo visione, sostegno, appoggi, condoni, sanatorie, scudi fiscali, con lo IOR sempre pronto a coprire le truffe.

Se nel campo ecclesiale c’è la “Teologia della Liberazione” che sosterrà, come sostiene, i diritti dei più deboli, nel campo laico e civile comincia ad emergere la “Politica della Liberazione”, che sta già dando i suoi frutti, con arresti e carcerazioni che mirano alla “Liberazione” del palcoscenico sociale dei profittatori che hanno devastato la nazione, l’economia, il lavoro, l’etica, la morale, pilotando lo sviluppo verso la competizione, rinnegando la cooperazione, per poter vincere “facile” disponendo della forza del denaro che non genera lavoro.

*

Rosario Amico Roxas (03.07.2014)


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