Quel fantomatico ponte sullo Stretto
di Lorenzo Mondo (La Stampa, 8.11.2015)
Si torna a parlare del ponte sullo Stretto tra Messina e Reggio Calabria, con proclami e polemiche che sembrano paritariamente immuni dal senso del grottesco. Non si poteva scegliere momento peggiore per riaprire il discorso su un’opera immane mentre gli abitanti di Messina da quindici giorni mancano di acqua, vivono nelle condizioni di un Paese sottosviluppato. E’ saltata la condotta che rifornisce la città, ma si è guastata anche la valvola del bypass che avrebbe dovuto tamponare il danno. All’origine di tutto, è una successione di frane che non favoriscono una soluzione definitiva del problema e rappresentano soltanto una ulteriore, vistosa testimonianza del dissesto idrogeologico della Penisola. E si affaccia con prepotenza una immagine surreale che mette a contrasto la possanza di architettonici piloni con un terreno che si sbriciola.
L’idea di rimettere mano al progetto del ponte aveva trovato supporto in una mozione del Ncd votata a maggioranza alla Camera. Ad un Alfano esultante per il riguardo prestato alla sua Sicilia, si era contrapposto il ministro alle Infrastrutture Delrio, sostenendo che altre erano le priorità. Poi, quasi per tagliare corto alle fibrillazioni in materia è arrivato Matteo Renzi, a dire che il ponte si farà e diventerà «un altro bellissimo simbolo dell’Italia».
Ma, a parte il piglio ottimistico di cui il premier ha fatto la sua divisa, a parte la dichiarazione irrituale rilasciata a un libro di Bruno Vespa, non si può ignorare la sua premessa. Che suona frenante se non raggelante: «Prima di discuterne sistemiamo l’acqua di Messina, i depuratori e le bonifiche. Poi faremo anche il ponte, portando l’alta velocità finalmente anche in Sicilia e investendo anche su Reggio Calabria, che è una città chiave per il Sud». Non sono progetti di poco conto, prevedono, ad occhio, tempi generazionali. Tant’è che Delrio, pacato ragionatore, anziché ricredersi ha potuto manifestare piena convergenza con Renzi.
In effetti, è difficile anche solo pensare ad una impresa di per sé legittima, magari utile e prestigiosa, quando ci si perde da anni nella realizzazione della Salerno-Reggio Calabria, quando in Sicilia crollano viadotti, franano autostrade e si impiega più tempo a percorrere il tratto Catania-Palermo che volare a New York. In attesa che si risolvano più umili, meno ambiziosi problemi, interessanti il qui e ora, sentiremo parlare ancora a lungo di questo fantomatico ponte. Assisteremo ai ricorrenti e strumentali balletti della politica, al dire e non dire, alle puntigliose decifrazioni e rettifiche, avulse dalla vita reale, dal comune sentire.