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Editoriale

PATOLOGIA DEL DO. DI. CI.

Dal numero degli Apostoli - al lordo di Giuda - fino agli spunti di DOttrina, DIritto e CIrcostanze nell’inCURIA locale
martedì 7 ottobre 2014
DOTTRINA (Emiliano Morrone)
È molto grave che monsignor Francesco Milito, vescovo di Oppido Mamertina-Palmi (Reggio Calabria), abbia promosso alla guida del Duomo di Gioia Tauro (Reggio Calabria) don Antonio Scordo (in foto, ndr), condannato per falsa testimonianza in un processo per violenza carnale. Ancora più grave è che il vescovo abbia argomentato, a giustificare, con la presunzione d’innocenza dell’ordinamento giuridico italiano, trattandosi di condanna in primo grado.
È grave perché (...)

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> PATOLOGIA DEL DO. DI. CI. ---Calabria. Gioia Tauro, prete condannato ma «promosso» dal vescovo (di Carlo Macrì)

mercoledì 8 ottobre 2014

Calabria

-  Gioia Tauro, prete condannato
-  ma «promosso» dal vescovo

Don Antonio Scordo è stato condannato a un anno per falsa testimonianza in un processo per violenza carnale. Ma ha avuto ugualmente la guida del Duomo

di Carlo Macrì *

Promosso dal vescovo e osannato dai fedeli, nonostante la sua immagine di sacerdote sia stata sporcata da una condanna ad un anno di reclusione per falsa testimonianza, rimediata in un processo per violenza carnale. Don Antonio Scordo 52 anni, ex parroco di San Martino di Taurianova, paese dell’entroterra reggino, ha ottenuto dal vescovo di Oppido-Palmi, monsignor Francesco Milito (quello che affermò di non sapere dell’inchino della Madonna alla processione di Oppido), la guida parrocchiale del Duomo di Gioia Tauro. La trasgressione all’ottavo Comandamento da parte del sacerdote è avvenuta nel corso del processo contro gli stupratori di Anna Maria Scarfò, che all’età di tredici anni subì ripetutamente violenza carnale da parte di un gruppo di giovani, anche loro minorenni, di San Martino di Taurianova.

Assolta dai suoi «peccati»

La ragazza che oggi ha 29 anni cercò conforto da don Antonio Scordo che per tutta risposta la consigliò di non sporgere denuncia per non creare uno scandalo. E l’assolse comunque dai suoi peccati. Solo successivamente la ragazza trovò il coraggio di ribellarsi e sporgere denuncia. I suoi aguzzini volevano che si portasse dietro anche la sorellina di undici anni. Al processo, difesa dall’avvocato Rosalba Sciarrone, si trovò tutto il paese contro. I suoi aguzzini furono condannati. Anna Maria decise di denunciare anche il parroco e una religiosa, suor Mimma che dopo averle fatto il test di gravidanza tentò di allontanarla da San Martino portandola in un collegio di suore di Polistena. Lì, però, non fu accettata perché avrebbe potuto influenzare le altre ragazze.

Sotto protezione

Oggi Anna Maria vive sotto protezione per le minacce subite dai suoi compaesani. Anche i suoi genitori hanno dovuto lasciare il paese. Prima ancora di questa “promozione” don Antonio Scordo, dopo la condanna per falsa testimonianza, era stato premiato dal vescovo Milito e inserito nella rosa con altri sei preti chiamati a rappresentare il presule nell’organizzazione diocesana. Monsignor Milito, nel corso della cerimonia di consegna delle chiavi del Duomo di Gioia Tauro ha voluto precisare che quella di don Antonio Scordo è stata una scelta ponderata. “Ho detto a don Scordo che deve essere una torre perché dall’alto può controllare meglio la comunità” - ha spiegato il presule. Commosso don Scordo ha replicato:” Bisogna avere il cuore di padre. Chi entrerà in questo luogo dovrà sentirsi accolto, amato e voluto bene, addirittura desiderato” - dimenticandosi che lui per primo ha violato l’ottavo Comandamento e scacciato via chi gli aveva chiesto aiuto.

*

-  Carlo Macrì
-  Corriere dela Sera, 12 settembre 2014


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