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LA LUCE, LA TERRA, E LA LINEA DELLA BELLEZZA: LA MENTE ACCOGLIENTE. "Note per una epistemologia genesica" - di Federico La Sala

sabato 19 gennaio 2019
Note per una epistemologia genesica
Ai poeti ‘lunatici’ e ai filosofi ‘solari’ - un’indicazione sulla giusta rivoluzione *
di Federico La Sala ("Dismisura", Anno XIX - N. 100/103, Gennaio-Settembre 1990, pp. 16-17; Federico La Sala, "La mente accogliente. Tracce per una svolta antropologica", Antonio Pellicani editore, Roma 1991, pp. 198-200)
A partire dal nostro cielo e dalla nostra terra.
Noi abitiamo, noi siamo - insieme con la Terra, terra
e cielo.
Non siamo la luce, e non abbiamo (...)

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> LA LUCE, LA TERRA, E LA LINEA DELLA BELLEZZA: LA MENTE ACCOGLIENTE. --- “Il vero Bach si chiamava Magdalena”. Martin Jarvis: “Lei era un genio e le partiture sono sue. Ho le prove certe: c’è anche la firma”.

sabato 10 gennaio 2015

“Il vero Bach si chiamava Magdalena”

Il direttore d’orchestra Martin Jarvis: le “Suites” le ha composte la moglie

“Lei era un genio e le partiture sono sue. Ho le prove certe: c’è anche la firma”

di Roberto Brunelli (la Repubblica, 09.01.2015)

ANNA Magdalena era giovane, forse bella. Era devota a suo marito. Suo marito era tutto, suo marito era un genio, suo marito era il Kapellmeister Johann Sebastian Bach. Lo accompagnava in concerto. Lei cantava, lui suonava il clavicembalo. Ma ancora più spesso la ragazza se ne stava in casa, a Köthen, china sulle carte. A trascrivere partiture. Copie su copie, centinaia di pagine di suoni. Musica assoluta, rivolta a Dio. Fin qui la storia, quella conosciuta: lui il creatore, lei la fedele copista.

Ora, però, c’è un signore di nome Martin Jarvis, riverito professore alla Charles Darwin University in Australia e direttore d’orchestra, il quale se ne esce con una teoria - lui parla di “prove” - che mette sottosopra non solo quella storia ma anche gli ultimi trecento anni di conoscenza musicale. Eccola: le “Suites per violoncello solo”, monumento dell’ingegno umano come lo sono la Cappella Sistina per l’arte o le Piramidi nell’architettura, non le ha scritte Johann Sebastian Bach. Le ha scritte Anna Magdalena, sua seconda moglie. Lui, Jarvis, esibisce prove grafologiche, una serrata ricostruzione storica e analisi approfondite sul manoscritto realizzato dalla giovane sposa (l’originale autografo del Kapellmeister è andato perduto - o non esiste, appunto): insomma quelle pagine sono Written by Mrs Bach, come dice il titolo del libro di Jarvis e anche di un documentario che sta facendo furore in vari festival europei. Ovvio che le teorie del professore e musicista - nonché figlio di un commissario di polizia gallese - incontrano molta fiera ostilità e discreto sconcerto, soprattutto in ambito accademico: ma sono critiche alle quali lui contrappone un’intera vita di studioso nei meandri della “galassia Bach”, compresi saggi, lezioni universitarie, articoli scientifici.

Scusi, professor Jarvis, ci spieghi bene: è come se qualcuno oggi ci dicesse “non è stato Leonardo a dipingere la Gioconda”...

«Quel che dico io è che le Suites per violoncello sono l’opera di un genio: e questo è Anna Magdalena Bach! Dunque, noi accettiamo senza problemi che Mozart a cinque anni fosse un fenomeno musicale, ma ci sembra impossibile dare lo stesso credito ad una giovane ragazza, una ventenne di cui già sappiamo che fosse un grande talento. Johann Sebastian era suo insegnante e mentore, indubbiamente, ma lei era un genio. Il che appare in tutta la sua evidenza a qualsiasi musicista che esamini da vicino la relazione armonica tra i due minuetti e la sua progressione nel secondo minuetto nella prima Suite».

Ma com’è giunto a questa scoperta?

«Sin dal primo momento in cui ho suonato il preludio della prima Suite, nel 1971, da studente alla Royal Academy of Music, il mio istinto mi disse che questa non era musica di Johann Sebastian. Il mio professore di viola Winifred Copperwheat mi raccontò che non esiste un manoscritto originale di Bach delle Suites. M’insospettii subito: c’è qualcosa di sbagliato in questa storia, pensai. Dopodiché, io capovolgo il ragionamento: da un punto di vista strettamente musicale, non c’è alcuna prova che sia stato Johann Sebastian il compositore delle Suites: mancano, per così dire, le “impronte digitali” del suo stile. In altre parole, se venissero alla luce adesso, niente le identificherebbe come musica di Bach».

Lei si è rivolto anche ad esperti calligrafi forensi, che hanno analizzato i manoscritti di Bach e di sua moglie, giusto?

«Sì. Le prove dimostrano la presenza della grafia e della scrittura musicale di Anna Magdalena anche in manoscritti in cui per tradizione non dovrebbero essere presenti, ossia in partiture che risalgono al 1713, ben sette anni prima di quando i libri di storia dicono che lei sia entrata nella vita di Bach. Uno degli esperti da me interpellati, Heidi Harralson, dichiara esplicitamente che vi è “un ragionevole grado di certezza scientifica” che sia stata Anna Magdalena a comporre le Suites. E infine c’è quella “firma” che appare su uno dei due manoscritti attraverso i quali l’opera è giunta a noi: “Ecrite par Madame Bachen, son Epouse”, ossia “scritto da madame Bach, sua sposa”. Fu il colpo di fulmine sulle mie lunghe e intense ricerche».

Ma sono un’opera rivoluzionaria, che ha ridefinito completamente il suono del violoncello...

«Certo, e non sorprende che Rostropovich le abbia suonate davanti al Muro di Berlino quando crollò. Anzi, le dico che sono ben più rivoluzionarie di altre pagine similari di Bach, per esempio le Sonate e Partite per violino solo: ogni singolo aspetto delle Suites è innovazione pura. Lo ripeto: sono state composte da un genio, Anna Magdalena, “messe insieme” ( composee) con l’assistenza di suo marito, Johann Sebastian, come indicato nel manoscritto di cui le dicevo prima».

I suoi critici però dicono che le Suites non possono esser state composte da Anna Magdalena perché aveva troppi figli a cui badare: ben tredici. Cosa risponde?

«Un argomento miserevole che ho sentito così spesso da musicisti maschi che chiaramente non sanno quanti compositori donna con bambini ci siano stati nella storia. Vi sono compositrici sin da quando esiste quella forma d’arte che si chiama musica, solo che queste non sono state riconosciute. A parte questo, casa Bach aveva molti domestici, e la prima cognata di Johann Sebastian ha vissuto con loro fino alla sua morte nel 1729, molti anni dopo che le Suites erano state composte. E poi non ci sono mai stati tutti quei bambini contemporaneamente in quella casa, molti purtroppo morirono prematuri ».

Ritiene che anche altri capolavori di Bach si possano attribuire ad Anna Magdalena?

«Sì, ritengo che lei abbia composto anche diverse pagine del primo e del secondo libro del Clavicembalo ben temperato, l’Aria delle Variazioni Goldberg e che ci sia qualche suo inserto nelle Sonate e Partite per violino solo. E forse anche molto di più».

Casals, Fournier, Yo Yo Ma, Rostropovich, Brunello... per i grandi violoncellisti della storia le Suites rappresentano più o meno l’apice di una carriera. Qual è l’interpretazione che lei ama di più?

«Io veramente adoro la versione del violoncellista inglese Stephen Isserlis: anche se lui proprio si rifiuta di credere alla mia teoria...».

Che tipo di persona era Anna Magdalena?

«Era una musicista estremamente dotata, probabilmente assai ambiziosa e guidata da un profondo desiderio di comporre musica. Penso anche che fosse molto bella: Bach fece realizzare un suo ritratto dopo il 1730 e lo teneva sempre con sé. La loro è una storia di vera passione amorosa. Purtroppo, quel ritratto è andato perduto. Ma lei, Anna Magdalena, finalmente l’abbiamo ritrovata».


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