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LA LUCE, LA TERRA, E LA LINEA DELLA BELLEZZA: LA MENTE ACCOGLIENTE. "Note per una epistemologia genesica" - di Federico La Sala

sabato 19 gennaio 2019
Note per una epistemologia genesica
Ai poeti ‘lunatici’ e ai filosofi ‘solari’ - un’indicazione sulla giusta rivoluzione *
di Federico La Sala ("Dismisura", Anno XIX - N. 100/103, Gennaio-Settembre 1990, pp. 16-17; Federico La Sala, "La mente accogliente. Tracce per una svolta antropologica", Antonio Pellicani editore, Roma 1991, pp. 198-200)
A partire dal nostro cielo e dalla nostra terra.
Noi abitiamo, noi siamo - insieme con la Terra, terra
e cielo.
Non siamo la luce, e non abbiamo (...)

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> LA LUCE, LA TERRA, E LA LINEA DELLA BELLEZZA: LA MENTE ACCOGLIENTE. "Note per una epistemologia genesica" --- E nella cellula arrivò la luce. Intervista a Martin Chalfie

domenica 30 ottobre 2016

Il Nobel Martin Chalfie

E nella cellula arrivò la luce

intervista di Matteo Marini (la Repubblica, 30.10.2016)

Se oggi riusciamo a guardare dentro a una cellula, a vedere la vita nel momento in cui accade, lo dobbiamo anche a Martin Chalfie, biologo statunitense della Columbia University, che assieme ai colleghi Osamu Shimomura e Roger Y. Tsien ha scoperto la Green fluorescent protein. Ricavata dalla medusa Aequorea victoria, è una sostanza usata come marcatore per osservare i processi che avvengono all’interno delle cellule.
-  Al Festival della Scienza il 5 novembre il biologo racconterà la sua rivoluzione luminescente, che gli ha fatto vincere il premio Nobel per la chimica nel 2008.

Quali progressi ha favorito la Gfp?

«Ci ha permesso di osservare la vita in tessuti sani e viventi: come le cellule interagiscono l’una con l’altra, in che modo i virus e i batteri o le cellule tumorali interagiscono con i tessuti nel tempo e non, come prima, facendo congetture su campioni morti, preparati in laboratorio. L’Hiv, per esempio, si propaga internamente alla cellula e gli anticorpi non possono attaccarlo. Ora possiamo osservare tutto questo mentre succede. Se puoi vedere qualcosa, puoi anche studiarla».

Quali innovazioni si aspetta in biologia e medicina?

«Roger Y. Tsien, una delle persone che ha diviso il Nobel con me, è morto lo scorso agosto. Stava lavorando su una proteina per identificare le cellule tumorali. Se anche piccoli numeri di cellule tumorali fossero marcati con la fluorescenza e si potessero vedere, il chirurgo potrebbe rimuoverli. Spero che il lavoro di Tsien sia portato avanti. Inoltre stiamo assistendo a una sorprendente rivoluzione basata sulla sequenza genetica che, penso, sarà fondamentale nella comprensione della biologia umana e per lo sviluppo di medicine “personalizzate” anche per pazienti affetti da sindromi rarissime. Temo però che per le case farmaceutiche queste cure non siano abbastanza remunerative per giustificarne lo sviluppo».

A che punto è la ricerca su sviluppo e funzioni delle cellule nervose?

«Noi studiamo le cellule nervose del tatto in alcuni animali, come interagiscono col mondo. La nostra è biologia di base, non lavoriamo su malattie specifiche ma speriamo possano essere utili nel futuro. La Gfp ha condotto a risultati che nemmeno potevo immaginare».

Uno studio pubblicato su “Nature” fissa a 122 anni il limite di vita per l’uomo. È una soglia superabile?

«Molti problemi che abbiamo oggi riguardano un’età molto precedente ai 122 anni: parlo del fumo, dell’obesità in alcune parti del mondo e della malnutrizione in altre. E poi di due miliardi di persone che soffrono delle cosiddette “malattie tropicali neglette”. Una volta risolti questi problemi potremo preoccuparci se possiamo arrivare a 122 anni».

Qual è la sua opinione riguardo all’eutanasia?

«Ci sono tante persone che soffrono di malattie orribili e non vogliono vedere se stessi percorrere una strada di decadimento inevitabile. Penso che una persona debba essere in grado di morire con dignità».


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