“La mente accogliente”. Una "vecchia" lettera di commento*
Caro Federico,
mi trovo nelle stesse condizioni di E. Fachinelli in un pomeriggio ventoso di settembre (1985) sulla spiaggia di S. Lorenzo a mare, quando ebbe l’intuizione fondamentale del suo filosofare: rovesciare la prospettiva; si tratta di ristrutturare la coscienza, trasformandola da coscienza chiusa in una coscienza aperta; passare da una monade con porte e finestre sbarrate ad una monade con porte e finestre aperte; per la salvaguardia del pianeta azzurro o la fondazione di una nuova città.
Potrei anche aver detto di trovarmi nelle stesse condizioni tue quando hai avuto chiara, per intuizione o per deduzione dalle ipotesi di E. Fachinelli, la teoria della “mente accogliente”.
Cosa da far tremare i polsi e forse per questo l’hai decodificata in “tracce per una svolta antropologica”! Fuor di metafora e... fuori dal campo di ricerca, devo esprimerti i miei più sinceri complimenti per l’assoluta padronanza del linguaggio e dei concetti che le parole vogliono esprimere; una raffinatezza stilistica voglio dire e una profondità ideo-logica (come vedi riprendo anche il tuo vezzo cesorio!) che non lascia adito a dubbi: sei un vero filo-sofo del pensiero pensata da Eraclito a Marx, da Parmenide a Nietzsche e così via.
La perfezione la raggiungi nell’ultimo pezzo (un brillante new tono): due pagine di assoluta bellezza stilistica e concettuale, dalle quali partire, io auspico e auguro, per una sistematica trattazione dell’argomento della “mente accogliente”, dove ci siano meno padri (altrimenti il mito edipico permane!) e dovrai cavalcare il raggio di luce. Fuori dal cerchio, rompere il cerchio!
Solo così meriterai il “Vicisti Galilaee” di Keplero. Definitivo e inappellabile.
Roma, lì 10 dicembre 1991