Caro Federico, le tue provocazioni sono molto divertenti ma decisamente un pò disoneste dal punto di vista intelettuale e storico. Il libro di Dan Brown è semplicemente un romanzo di copiature. In Italia ci sono autori molto più bravi di Brown, anche se vendono molto di meno. Brown scrive innanzittutto in lingua inglese e si rivolge al mercato americano (nota che il successo di Harry Potter è stato tale solamente quando il libro fu esportato in America !) ) e gli americani vanno pazzi per la letteratura apocalittica che descrive complotti storici e universali orditi dal Vaticano e molto in voga tra i fondamentalisti protestanti. È questa la chiave del successo del "Codice", anche in una "provincia" come la nostra, dove la curiosità per un libro che ha venduto decine di milioni di copie oltreoceano, scatta inesorabilmente.
Ti lascio con il commento di Peter Millar, sul londinese Times del 23 giugno 2003: "Questo libro (Codice da Vinci) è, senza dubbio, il più stupido, inesatto, poco informato, stereotipato, scombinato e popolaresco esempio di pulp fiction che io abbia mai letto".
La Chiesa non ha nulla da perdere o da temere di fronte a questi ridicoli tentativi per screditarla. A Dow Brown e ai suoi editori dovrebbero essere forniti alcune (o molte) lezioni di base sulla storia del Cristianesimo e una cartina geografica !
Con la solita stima e simpatia. Biasi