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STORIA E (FENOMENOLOGIA DELLO) SPIRITO. Il cristianesimo non è un "cattolicismo": il ’cattolicesimo’ è finito...

IL DRAMMA DEL CATTOLICESIMO ATEO E DEVOTO, HENRI DE LUBAC, E LA POSTERITÀ SPIRITUALE DI GIOACCHINO DA FIORE. Una nota - di Federico La Sala

L’EUROPA, IL CRISTIANESIMO ("DEUS CHARITAS EST"), E IL CATTOLICESIMO COSTANTINIANO ("DEUS CARITAS EST").Una storia di lunga durata...
venerdì 6 aprile 2018
Foto. Frontespizio dell’opera di Thomas Hobbes Leviatano.
[...] si può ben pensare che le preoccupazioni di una tradizione e di una trasmissione corretta del messaggio evangelico e, con esso, del "luminoso esempio" dello stesso Gioacchino da Fiore, non siano state affatto al primo posto del magistero della Chiesa cattolico-romana, né ieri né oggi.
Cattolicesimo, fascismo, nazismo, stalinismo: il sogno del "regno di ‘dio’" in un solo ‘paese’ è finito.
"L’immagine del
corpo mistico di (...)

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> IL DRAMMA DEL CATTOLICESIMO ATEO E DEVOTO -- Il ring del Vaticano: i Due Papi agli angoli della Teologia (di P. Buttafuoco).

lunedì 26 marzo 2018

Il ring del Vaticano: i Due Papi agli angoli della Teologia

La coabitazione, sebbene su due piani diversi, tra Benedetto e Francesco s’incrina adesso sulla dottrina

di Pietrangelo Buttafuoco (Il Fatto, 26.03.2018)

La pubblicazione di scritti teologici rischia di provocare uno scisma all’interno della Chiesa Cattolica. Non finisce qui, ahinoi, la storia dei Due Papi. La coabitazione, sebbene su due piani diversi - uno è in romitaggio di rinunzia, l’altro è visibile sul Trono - s’incrina adesso nella dottrina. La vicenda è nota ed è sufficiente un rigo e mezzo per riassumerla: Benedetto XVI è invitato a redigere una prefazione alla collana La teologia di Papa Francesco, cortesemente dice no per lettera e però lo motiva il suo no.

Poco importa che questo secondo passaggio - il perché no - sia stato messo tra parentesi, non divulgato, per poi riemergere scandalosamente (con tanto di dimissioni di monsignor Viganò), ancora più interessante - ai fini della sorpresa epocale - è il dettaglio. E non per il fumus diabolicus proprio di ogni dettaglio quanto per l’ambito della disfida: la teologia, ovvero - letteralmente - lo studio intorno al Divino, la scienza di Dio. Va da sé che il signor Diavolo - è la terza volta che torna in questa rubrica - è un raffinatissimo teologo e dice sempre sì per arrivare al no (tra tutte le creature, ’o Malamente può far vanto di “diretta conoscenza” di Issa, la teologia, per negare Isso, l’Iddio Onnipotente).

Il Grande Inquisitore che inchioda per la seconda volta Cristo, quello di Fedor Dostoevskij, è profondamente abile nella dottrina - e riconosce, infatti, Gesù - e così tutta la fabbrica del nichilismo che s’adopera nel capovolgere le fondamenta di Luce della Rivelazione - senza riuscirci, va da sé - sussurra, nel compimento della coscienza borghese, il cupo buio di un transito fatto di ciacole vacue, ma correttissime. Ecco, senza incorrere in anatemi, può ben dirsi che - in tema di sacro - tanti sono i testi intinti nell’inchiostro della gramigna di Satana. Dalla cancellazione della Religio di Roma Antica presso i popoli del Mediterraneo ne derivò un gran danno; una tragedia mai sanata è quella della damnatio della Sacrissima impronta di Iside, talvolta recuperata nel Sud del Sud dei Santi grazie ai paesani in processione dietro ai fercoli delle Sante, trasfigurate in quell’aura egizia, e amate con la devozione propria dell’amor panico.

Va da sé che tutto, nell’eterno circolo dell’eguale, torni ma che nell’anno di Grazia 2018, la disputa teologica, bussi al cospetto dell’opinione pubblica, fa specie. E non può che far bene se si pensa a quanto sia sempre più cheap la produzione intellettuale intorno al Credo, ormai ridotto al rango di calepino etico. La filosofia, ancella della teologia, impegna le giornate di Benedetto XVI. Era stato chiamato a scrivere. E non ha scritto, anzi, meglio. Una cosa ha scritto. Ha scritto un no. Per custodire il sì? No, non finisce qui.


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