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DREWERMANN. L’ INCONSCIO DI DIO
di MARCO POLITI (la Repubblica, 05 marzo 1994)
Roma - Se il teologo è "studioso di Dio", il tedesco Eugen Drewermann non ha l’ aria un po’ triste del chiosatore di testi sacri. Drewermann, nato nel 1940, prete a ventisei anni, sospeso a divinis a cinquantuno, è un ricercatore avventuroso di Cristo, appassionato di psicanalisi, di etologia, un creatore di immagini, un narratore, un affabulatore che incanta gli ascoltatori con il miraggio di gettare un ponte su quell’ abisso che lui definisce "l’ immenso fossato di angoscia tra l’ uomo e Dio, creato dalla Chiesa e riempito con angeli, santi, madonne, pellegrinaggi e la dottrina dell’ infallibilità papale".
Drewermann respinge la psicoterapia senza Dio e la cura d’ anime senz’ anima. Vuole che psicoterapia e pastorale possano rendere l’ uomo un essere unitario, non scisso. Ricorda che Freud, ottant’ anni fa, si accorse che i suoi pazienti parlavano di Dio solo per evocare angosce infantili. Una religione mostro."Ciò che dovrebbe liberare - spiega - serve invece per violentare l’ uomo. La questione centrale per l’ uomo è come trovare un essere umano che lo ami. La Chiesa cattolica, invece, ha il terrore che gli essere umani si amino e ciò nonostante afferma che Dio è amore". Quando nel 1923, prosegue, Freud si occupò di psicologia di massa, si accorse che due sistemi erano sopravvissuti nel XX secolo a livello di orda arcaica: l’Esercito e la Chiesa, "perché tutti e due non hanno interesse a far maturare le persone come esseri umani, poiché intendono indirizzare il singolo verso la centrale di comando: i generali in un caso, il papa come sostituto di Dio nell’ altro".
Allora la psicanalisi sarà il nuovo Verbo? Drewermann sorride: "Non servono nuovi credenti. La psicanalisi è solo un mezzo. D’ altronde Buddha diceva che la zattera serve per raggiungere l’ altra sponda del fiume, mica per portarla in testa una volta arrivati".
Sulla Chiesa cattolica il teologo è senza ambiguità: "Nel vangelo è detto con chiarezza che nessuno si faccia chiamare padre, rabbi o maestro. L’ idea di un Santo Padre, vicario di Dio, è inconcepibile. Abbiamo a che fare con un sistema spirituale totalitario, perfettamente organizzato, che trasferisce nel nostro secolo la figura del faraone. Uno solo, come Ekhnaton, è rivolto verso Dio e da quest’ unico tutti gli altri ricevono le benedizioni divine. Sulle tombe degli imperatori la Chiesa romana ha edificato i suoi templi. Ora si tratta di scegliere tra Cristo e Cesare Augusto!".
Il linguaggio iconoclasta non inganni, Drewermann crede profondamente nella Buona Novella e nella Resurrezione. A Roma per un seminario organizzato dall’ A.r.c.o (oggi parlerà nell’ aula magna della facoltà di psicologia alla Sapienza), il teologo si sottopone all’ interrogatorio di un’ intervista nella sede dell’ Adista, a due passi dal Cupolone.
Chi è Cristo per lei, professore? "Il miracolo di Gesù è che all’ odio contrappone amore, alla violenza contrappone la comprensione, alla disperazione la speranza. Lui credeva che la vita e l’ amore siano più forti del potere della morte e così ci ha insegnato a non averne paura. Ci prende per mano e ci porta alla resurrezione prima della morte".
Lei afferma che i miti egiziani dell’ Oltretomba hanno influenzato fortemente le concezioni cristiane. "Il Vecchio Testamento non conosceva praticamente una vita dopo la morte. Solo più tardi quest’ idea è penetrata nell’ ebraismo. Concetti come rinascita e resurrezione provengono dall’ antico Egitto e soprattutto ha giocato un grande ruolo la ricchezza delle immagini egiziane: l’ idea di un’ anima personale immortale, il giudizio dei morti, cielo e inferi. Dal culto solare deriva anche l’ immagine del Sole Invitto, che ha originato il nostro Natale".
In altre parole il cristianesimo non nasce come fenomeno separato dalle altre religioni mondiali. "Esattamente. C’ è una connessione stretta con le altre religioni. La Rivelazione non si limita alla Bibbia, ma direi che attraversa tutta la Creazione e la storia culturale dell’ umanità".
Da dove le viene questa sicurezza? "E’ che le immagini religiose sono radicate nella psiche umana ed esse indicano una grande somiglianza fra le diverse religioni".
Per accettare questo discorso la Chiesa dovrebbe cambiare radicalmente la sua visione antropologica. "Ma non ce la fa e non ce la farà mai. Perchè dal catechismo universale e dall’ enciclica Veritatis Splendor si ricava che la Chiesa sa solamente che l’ anima è immortale e razionale. Tutto il resto, i sei settimi che costituiscono l’ inconscio dell’ anima sono ignorati dalla Chiesa. Ed è anche chiaro perché. In tal modo si può esercitare la censura morale sui sentimenti e le pulsioni dell’ uomo. D’ altra parte, secondo i papi, anche la ragione e la coscienza hanno valore solo in quanto in sintonia con il magistero ecclesiastico".
Perché questa paura dell’ inconscio? "Se si riconosce l’ inconscio, finisce l’ eteronomia, il comando che viene dall’ esterno. La Chiesa non vuole l’ Io libero: Cristo è stato sacrificato alla croce e così noi dobbiamo sacrificare la nostra felicità".
Allora le chiedo di nuovo: chi è Cristo per lei? "E’ colui che prende gli infelici per mano e li riporta ad un paradiso perduto. Cristo non voleva soffrire, voleva ripulire il tempio. La Chiesa cattolica, invece, ha paura della felicità, della libertà, dell’ individuo. Ha paura della libertà dei fedeli".
Forse questa Chiesa è riformabile? "Non credo. Che può fare ancora? Nel Cinquecento ha perso gran parte dell’ Europa del nord pur di raccogliere i soldi per costruire la basilica di san Pietro, nel Settecento ha perso gli intellettuali, nell’ Ottocento gli operai, in questo secolo i giovani e nel Duemila probabilmente perderà le donne. Il problema non è come, quando, se la Chiesa cambierà, ma come riusciamo a vivere noi. Nel Don Carlos di Schiller c’ è un momento in cui il protagonista si rivolge al duca d’ Alba e dichiara: ’ Sire, dateci libertà di pensare’ . A questo punto nei teatri tedeschi scoppia sempre l’ applauso".
Qual è il destino del clero in questa situazione? "D’ ufficio i chierici hanno il potere di portare agli uomini salvezza e verità, ma in realtà nessun ragazzo nel ventesimo secolo crede a una persona solo in ragione del suo ufficio. Non servono sacri uffici bensì persone credibili".
Lei, ex chierico, chi è professor Drewermann? "Immagino che la psicanalisi mi permetta di essere medico e poeta insieme. E perciò vicino a Dio".