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Poesia della settimana

Lentamente muore - di "Pablo Neruda"

Trattasi di una poesia di Martha Medeiros, brasiliana di Porto Alegre, pubblicitaria e cronista per Zero Hora (fls).
lunedì 16 febbraio 2015 di Vincenzo Tiano
"Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marca o colore dei vestiti,
chi non rischia,
chi non parla a chi non conosce.
Lentamente muore chi evita una passione,
chi vuole solo nero su bianco e i puntini sulle i
piuttosto che un insieme di emozioni;
emozioni che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbaglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti agli errori ed ai sentimenti! (...)

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> Lentamente muore --- L’umanità sull’orlo di un precipizio.

venerdì 11 dicembre 2015

Fare pace con la terra e tra di noi

di Vandana Shiva (www.huffingtonpost.it, 09/12/2015)

L’umanità si trova sull’orlo di un precipizio. Soltanto 200 anni di era del combustibile fossile sono stati sufficienti per portare all’estinzione di intere specie e alla distruzione della biodiversità, causando la devastazione del nostro suolo, l’impoverimento e l’inquinamento della nostra acqua, e destabilizzando il nostro intero sistema climatico. Cinquecento anni di colonialismo hanno portato all’estinzione di culture, linguaggi, popoli, e ci hanno lasciato un’eredità di violenza come base della produzione e delle pratiche di governo.

Gli attacchi di Parigi del 13 novembre 2015 hanno portato ad una escalation di violenza nel nostro modo di parlare e di pensare quando si tratta di affrontare un conflitto. Parigi è diventata l’epicentro della crisi ecologica planetaria e della crisi culturale globale. Dal 30 novembre all’11 dicembre, i movimenti e governi convergono a Parigi per prendere parte a Cop21, la 21esima Conferenza delle Parti all’interno della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. La Cop21 non riguarda più solo il cambiamento climatico, ma affronta le nostre modalità di produrre e di consumare, che stanno distruggendo gli ecosistemi che sostengono e rendono possibile la vita umana su questo pianeta.

C’è un legame profondo e intimo tra gli eventi del 13 novembre e la devastazione ecologica che si è scatenata durante il periodo della storia umana contrassegnato dall’uso di combustibili fossili. Gli stessi processi che causano il cambiamento climatico, contribuiscono anche ad accrescere la violenza tra le persone. Entrambi sono il risultato di una guerra contro la terra. Entrambi sono conseguenze di un paradigma di guerra, costruito intorno strumenti e tecniche che sono state pensate e progettate per la guerra, e che dopo le guerre mondiali, sono state imposte nel campo dell’agricoltura. L’agricoltura industriale, che ha le sue radici nella guerra, ha distrutto la biodiversità, la fertilità del suolo, le risorse idriche, e il clima.

L’agricoltura industriale è un sistema basato sul combustibile fossile, e contribuisce per più del 40% all’emissione dei gas serra che contribuiscono al cambiamento climatico. Insieme al sistema alimentare globalizzato, l’agricoltura industriale è responsabile per almeno il 50% della crisi climatica. I fertilizzanti azotati sintetici sono basati su combustibili fossili e usano gli stessi processi chimici utilizzati per la fabbricazione di armi e munizioni per Hitler durante la Seconda guerra Mondiale. Il Processo Haber-Bosch, ad alta intensità energetica, utilizza ad esempio gas naturale per fissare artificialmente l’azoto presente nell’aria ad alta temperatura e produrre così ammoniaca. L’ammoniaca è la materia prima di tutti i fertilizzanti azotati di sintesi, così come degli esplosivi.

Un chilogrammo di fertilizzanti azotati richiede l’equivalente energetico di 2 litri di gasolio. Nel 2000, l’energia utilizzata per la produzione di fertilizzanti è stata pari a 191 miliardi di litri di gasolio, e si prevede che tale cifra salirà a 277 miliardi nel 2030. Si tratta di una responsabilità decisiva per il cambiamento climatico, ma viene in gran parte nascosta sotto il tappeto. I fertilizzanti sintetici, usati per l’agricoltura industriale, iniziano a distruggere il pianeta ben prima di raggiungere i campi. Non è di Volkswagen che dobbiamo preoccuparci, è dei fertilizzanti sintetici

La narrazione dominante dice che i fertilizzanti sintetici ci nutrono, e che senza di loro molte persone morirebbero di fame. Producono "il pane dall’aria", come è stato detto da parte dell’industria. Questo è falso per 2 motivi. In primo luogo, la natura e gli esseri umani hanno a disposizione molte soluzioni non violente, efficaci e sostenibili per fornire azoto al suolo e alle piante. Prendete le leguminose, che sono davvero miracolose: fissano l’azoto dall’aria, senza combustibili fossili e senza processi violenti. I batteri (rizobi) nei noduli delle loro radici sono in grado di convertire l’azoto atmosferico in ammoniaca, e poi in composti organici che sono utilizzati dalla pianta per la crescita. La consociazione o la rotazione di leguminose con cereali è stata un’antica pratica in India. Anche noi utilizziamo fertilizzanti verdi che inducono la fissazione dell’azoto. Oltre ai rizobi abbiamo il sorprendente lombrico. Il terreno con vermicompostaggio contiene cinque volte più azoto del suolo senza lombrichi, il tutto senza alcun combustibile fossile. Questo è un ciclo vitale.

Restituendo materia organica al terreno si accresce la quantità di azoto del suolo. Uno studio che abbiamo intrapreso dimostra già che l’agricoltura biologica può aumentare il contenuto di azoto nel suolo tra 44-144% a seconda del tipo di coltura. L’agricoltura biologica non solo evita le emissioni prodotte dall’agricoltura industriale, più ancora l’agricoltura biologica, attraverso la fotosintesi, trasforma il carbonio presente nell’aria e lo restituisce al suolo, e in questo modo aumenta la fertilità del suolo, contribuisce ad aumentare la produzione alimentare e la nutrizione, il tutto con una tecnologia sostenibile e a costo zero per affrontare il cambiamento climatico.

Il potenziale dell’agricoltura biologica è stato completamente ignorato, e combattuto dal modello militarizzato di agricoltura industriale basata sulla chimica. Questo modello non solo ha causato ingenti danni ecologici: ha sradicato milioni di persone distruggendo terreni e sorgenti d’acqua, distruggendo società e contribuendo direttamente alla crisi dei rifugiati. Modelli di agricoltura ecologicamente non sostenibili, dipendenti dai combustibili fossili, sono stati imposti attraverso "aiuti" e progetti "di sviluppo" nel nome della Rivoluzione Verde. I sistemi di supporto vitale per la vita umana e per tutte le forme di vita, come il suolo e l’acqua, sono così andati distrutti; interi ecosistemi che hanno fornito cibo e i mezzi di sussistenza, non possono più sostenere le società. Rabbia, malcontento, frustrazione, proteste, conflitti sono il risultato. Tuttavia, i conflitti legati alla terra, all’acqua e all’agricoltura conflitti sono ripetutamente e deliberatamente trasformati in conflitti religiosi, per proteggere il modello di agricoltura militarizzata, che ha scatenato una guerra globale contro la terra e contro i cittadini.

Ho assistito a questo processo nel Punjab mentre stavo facendo ricerche per il mio libro "La violenza della Rivoluzione verde" sulle violenze del 1984. Stiamo assistendo allo stesso processo oggi, quando a conflitti che si radicano nella degradazione del terreno e nella crisi idraulica, indotte da sistemi agricoli non sostenibili, viene data l’immagine e il tono di conflitti religiosi.

Dal 2009, sentiamo parlare solo di Boko Haram, ma non sentiamo mai della scomparsa del lago Ciad. Il lago Ciad supportava e riforniva 30 milioni di persone in 4 paesi - Nigeria, Ciad, Camerun, Niger. L’irrigazione intensiva per l’agricoltura industriale è aumentata di quattro volte tra il 1983 e il 1994. Il 50% della scomparsa del lago Ciad è attribuita alla costruzione di dighe e all’irrigazione intensiva necessaria per l’agricoltura industriale. Quando l’acqua scomparve, i conflitti tra i pastori musulmani e gli agricoltori sedentari cristiani, generati dalla diminuzione delle risorse idriche, hanno causato disordini. Come afferma Luc Gnacadja, l’ex segretario generale della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla Desertificazione, circa le violenze in Nigeria: "la cosiddetta lotta religiosa riguarda in realtà l’accesso alle risorse vitali".

La storia della Siria è la stessa - nel 2009, una grave siccità ha sradicato un milione di agricoltori, che sono stati costretti quindi a trasferirsi in città. Le misure di aggiustamento strutturale, imposte dalle istituzioni finanziarie globali e dalle regole del mercato, hanno impedito al governo di approntare risposte alla situazione dei contadini della Siria. Le proteste degli agricoltori si sono intensificate. Entro il 2011, le potenze militari mondiali erano in Siria, a vendere ancora più armi e deviando la narrazione mediatica dalla storia del suolo e degli agricoltori - alla religione. Oggi, la metà della Siria è nei campi profughi, la guerra è in crescendo, e le cause profonde della violenza continuano ad essere mistificate come religiose.

Questi cicli viziosi di violenza sono radicati nelle tecnologie di guerra, e in economie di guerra. Ad Haber, l’inventore dello Zyklon B - un gas tossico utilizzato dal 1941 per uccidere più di un milione di ebrei nei campi di concentramento - è stato dato un premio Nobel per la Chimica. Norman Borlaug ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace per quel processo di fatto basato sulla guerra chimica, che è stata la Rivoluzione Verde - che ha lasciato solamente un’eredità di violenza. Per me, la Cop21 è diventata un pellegrinaggio di pace - ricordando tutte le vittime innocenti delle guerre contro la terra e contro i cittadini. Ho lanciato un "Patto per proteggere la terra" e per proteggerci a vicenda in questi tempi violenti di polarizzazione e oblio. Dobbiamo sviluppare la capacità di re-immaginare che siamo una sola umanità, e rifiutare di essere divisi per razza e religione. Dobbiamo vedere le connessioni tra distruzione ecologica, violenza crescente, e le guerre che stanno travolgendo tutte le nostre società. Dobbiamo ricordare che non ci sarà la pace tra i popoli, se non faremo la pace con la Terra.

Per leggere e sottoscrivere il Patto per la Terra vai su o su Seedfreedom.info

Nella cultura indiana, ci siamo resi conto di questo migliaia di anni fa. La preghiera di pace dice:

-  Pace del cielo
-  Pace dello spazio
-  Pace della Terra
-  Pace dell’Acqua
-  Pace delle erbe
-  Pace della vegetazione
-  Pace dell’Universo

Om Shanthi Shanthi Shanthi


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