Caro Direttore e caro Tiano, bellissime parole quelle del giudice Borsellino: ...un movimento culturale e morale, anche religioso, che coinvolga tutti, che tutti abitui a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà... Io mi chiedo: libertà e pane (posto di lavoro) a discrezione per tutti, potranno essere, un giorno, fra loro conciliabili, nel paese di Gioacchino ? Oppure saremo (saranno) sempre "schiavizzati" dalle necessità, dal "pane", e quindi sempre assoggettati al potere ? Cosìcchè chi amministra questo "pane", sarà sempre considerato quell’ipotetico "dittatore" o "mafioso" ? E chi "sfama" lo fa, ricordiamocelo, sempre in "nome di qualcuno" (partito politico) al quale dobbiamo eterna riconoscenza (voto elettorale). Mai e poi mai potremo (potranno) sfamarci (sfamarsi) senza di "loro" ?
Finchè resteremo liberi (fuori da questo sistema di cose) nessuno ci darà il "pane", caro Direttore; saremo costretti a vivere lontani dal nostro paese natio. Un giorno che decidessimo di "deporre la nostra arma", la nostra libertà, allora cadremmo anche noi ai loro piedi per implorare il "panem nostrum cotidianum". Per conservare la propria dignità si richiede ai nostri giovani un prezzo molto, troppo elevato: la partenza, la lontananza, l’emigrazione. E non tutti, giustificatamente, sono disposti a pagarla !
Mit freundlichen Grüssen. Biasi