Inviare un messaggio

In risposta a:
Mondo

Rwanda, ritorno su una colpevole cecità internazionale, dieci anni dopo il genocidio - di Colette Braeckman - selezione a cura di pfls

martedì 23 maggio 2006 di Emiliano Morrone


DIECI ANNI DOPO IL GENOCIDIO
Ruanda, ritorno su una colpevole cecità internazionale
di Colette Braeckman,
giornalista di Le Soir (Bruxelles), autrice fra l’altro di Nuovi predatori, Fayard. Paris. 2003.
(traduzione dal francese di José F. Padova)
Un milione di morti in cento giorni e il mondo non ne avrebbe saputo nulla? Dall’indipendenza, nel 1962, in poi, tutti coloro che s’interessavano al Ruanda sapevano che il fuoco covava. Già nel 1959, assistiti dai (...)

In risposta a:

> Ruanda, ritorno su una colpevole cecità internazionale, dieci anni dopo il genocidio - ---- È il primo prete cattolico giudicato dal Tribunale penale internazionale per il Ruanda. Ed è stato condannato all’ergastolo. Per l’abate Athanase Seromba un’accusa tremenda: ha partecipato attivamente allo sterminio di quasi 1500 persone durante il genocidio del 1994. Millecinquecento cittadini di etnia tutsi lasciati massacrare dalle milizie hutu e sepolti sotto le macerie della sua parrocchia.

mercoledì 12 marzo 2008

Ruanda, ergastolo al prete complice del genocidio *

È il primo prete cattolico giudicato dal Tribunale penale internazionale per il Ruanda. Ed è stato condannato all’ergastolo. Per l’abate Athanase Seromba un’accusa tremenda: ha partecipato attivamente allo sterminio di quasi 1500 persone durante il genocidio del 1994. Millecinquecento cittadini di etnia tutsi lasciati massacrare dalle milizie hutu e sepolti sotto le macerie della sua parrocchia.

La condanna in appello all’ergastolo significa che padre Seromba, cui in primo grado era stata comminata una pena di soli 15 anni, non si è limitato ad essere «complice» passivo dei miliziani, ma ha pianificato giorno dopo giorno la mattanza. È stato lui, secondo le testimonianze raccolte dal tribunale, a incoraggiare centinaia e centinaia di tusti in fuga dalle campagne a rifugiarsi nella sua chiesa. Lui a far circondare l’edificio, a lasciare i rifugiati senza acqua né cibo, a far uccidere chiunque tentasse la fuga. Ed è stato ancora lui a ideare la soluzione finale: due grandi bulldozer che hanno spianato la chiesa seppellendo sotto le macerie tutti gli occupanti, mentre i bastoni e i machete degli hutu si accanivano sui superstiti. Alla fine, contemplando i mucchi di cadaveri, disse: «Ora levatemi di qui questa immondizia». E così i corpi furono gettati nelle fosse comuni.

Athanase Seromba è stato arrestato nel 2002 in Italia, nella chiesa di San Martino in Montughi a Firenze, dove aveva trovato rifugio sotto il falso nome di Anastasio Sumba Bura. Nonostante il governo italiano avesse rifiutato in un primo momento l’estradizione, alla fine, anche grazie ad una forte pressione internazionale, è stato consegnato al Tribunale di Arusha (Tanzania).

* l’Unità, Pubblicato il: 12.03.08, Modificato il: 12.03.08 alle ore 16.54


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: