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DONNE E UOMINI, CITTADINE E CITTADINI. Per un ri-orientamento antropologico e teologico-politico ....

25 Giugno 2006: salviamo la Costituzione e la Repubblica che è in noi - di Federico La Sala

giovedì 26 giugno 2008 di Vincenzo Tiano
di Federico La Sala (Libertà - quotidiano di Piacenza, 08.06.2006, p. 35)
Il 60° anniversario della nascita della Repubblica italiana e dell’Assemblea Costituente, l’Avvenire (il giornale dei vescovi della Chiesa cattolico-romana) lo ha commentato con un “editoriale” di Giuseppe Anzani, titolato (molto pertinentemente) “Primato della persona. La repubblica in noi” (02 giugno 2006), in cui si ragiona in particolar modo degli articoli 2 e 3 del Patto dei nostri ’Padri’ (...)

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> 25 Giugno: salviamo la Costituzione e la Repubblica che è in noi - --- Quelle diecimila parole che fanno la costituzione (di Enzo Golino).

venerdì 11 novembre 2011

Oggi all’Accademia della Crusca un convegno sulla lingua con cui fu scritta la Carta

Quelle diecimila parole che fanno la costituzione

Nel testo l’aggettivo "eguale" appare quattro volte; "sacro", invece, una. Manca il termine "laicità", mentre "solidarietà" compare in un passaggio

di Enzo Golino (la Repubblica, 11.11.2011)

Carlo Azeglio Ciampi l’ha definita "la Bibbia laica"; Giorgio Napolitano, il giorno del giuramento, affermò che «l’unità costituzionale» si è fatta «sostrato dell’unità nazionale». Gli anni passano e sempre più, in Parlamento e fuori, si accentua il dibattito - pur necessario, ma afflitto da striscianti velleità lottizzatorie - sulla necessità di aggiornare la nostra Carta cambiando con saggezza specifiche norme. Arriva dunque opportuno il convegno multidisciplinare sui concetti e le parole del lessico costituzionale italiano dal 1848 al 1948 organizzato oggi a Firenze dall’Accademia della Crusca e aperto dalla presidente Nicoletta Maraschio. Partecipano costituzionalisti, storici, linguisti.

L’ultima relazione della giornata è di Erasmo Leso, storico della lingua italiana all’Università di Verona, studioso del linguaggio giacobino e del linguaggio fascista. Si occupa del rapporto fra lingua della Costituzione e lingua di tutti iniziando dalle analisi pionieristiche di Tullio De Mauro (autore della più volte accresciuta e ristampata Storia linguistica dell’Italia unita, Laterza) approdate poi nel saggio introduttivo al testo della Costituzione edito nel 2006 da Utet-Fondazione Bellonci. Infatti, a sessant’anni dal voto del 2 giugno 1946 e dalla nascita del Premio Strega, la Fondazione decise di assegnare alla Carta un Premio Strega speciale: autore collettivo i 556 parlamentari eletti dal popolo.

Professor Leso, dal 1° gennaio 1948, e per tutto l’anno - dopo l’approvazione il 22 dicembre 1947 a larghissima maggioranza - il testo doveva essere depositato in ogni Comune per consentire ai cittadini di prenderne visione e cognizione. -Ma quanta gente, allora, avrà potuto leggerlo e capirlo?

«De Mauro ricorda che nel 1951 solo il 40 per cento della popolazione aveva la licenza elementare o titoli superiori. Ma per la sua estrema leggibilità, sia pure con l’aiuto di lettori più esperti, oggi - precisa De Mauro, indicandone la consistenza numerica - il testo è di lettura facile per tutta la popolazione in possesso di licenza elementare, quasi il 90 percento. Si tratta di 9369 parole: i lemmi singoli sono 1357, i periodi 420, e ogni periodo ha in media 19,6 parole».

Un ventenne, studente universitario, le chiede due parole chiave di ieri e due di oggi della nostra Carta: lei quali indicherebbe?

«"Libertà", e se ne capisce l’intenzione visto che l’Italia usciva dal ventennio fascista; e "lavoro", una scelta al cospetto di un Paese distrutto che doveva essere ricostruito. Oggi invece, "solidarietà" e ancora "lavoro"».

Tendenza alla semplificazione, sobrietà espressiva, quasi nulla di enfasi aulica sono caratteristiche ormai accertate del nostro lessico costituzionale. Vuole suggerirmi qualche esempio?

«Articolo 52, prima riga: "la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino". L’aggettivo "sacro", certamente impegnativo a causa del complesso significato e nell’uso alto del termine appare soltanto qui, e non altrove. Anzi, un frammento in cui si parlava di "sacri principi di autonomia e dignità della persona umana" è stato lasciato cadere».

Insomma, la regola è stata l’antiretorica, quasi un understatement rispetto alla rutilante oratoria fascista.

«Sì, altra norma adottata dai costituenti è quella di far passare un messaggio senza nominarlo esplicitamente, senza riassumerlo in parole d’ordine, in slogan. "Eguaglianza", che pure è una parola fondamentale nello spirito dell’intera Costituzione appare solo tre volte; "eguale" appena quattro volte, e "uguale" mai».

E le parole più frequenti?

«In prima linea "legge", 138 volte, più 41 al plurale; e - ovviamente - "Repubblica" con 95 occorrenze. A distanza si collocano "diritto", 55 volte plurale compreso, "Costituzione" 36, "cittadino" 29 plurale compreso, "lavoro" 18, "libertà" 13 e via scrutinando...».

Con il senno di poi, avrebbe diminuito o aumentato la frequenza non solo di queste, oppure ne avrebbe introdotto qualche altra mai citata?

«Avrei inserito la parola "laicità", assente, e aumentato "solidarietà", presente una sola volta».


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