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ITALIA

Dico e dico: pace...pace, e rispetto della dignità umana e dei diritti di tutti e di tutte!!! Per solidarietà G. Vattimo, lettera aperta di Federico La Sala a Prodi

GESU’!!! "JE SUiS ... CHRETIEN" !!! Non ... "CRETIN"!!! NE’ "CATTOLICO-ROMANO"!!!
sabato 10 febbraio 2007 di Vincenzo Tiano
[...] Caro Prodi
Proceda!!! Tutto il mio sostegno e il mio invito a continuare sulla strada di essere umani adulti, sia della ragione sia della fede!
Buon lavoro e VIVA L’ITALIA !!! [...]

Per solidarietà a Gianni Vattimo* ... una lettera a Prodi!!!
PACS... PACE, E RISPETTO DELLA DIGNITA’ E DEI DIRITTI DI TUTTI E DI TUTTE!!!
Lettera aperta a ROMANO PRODI
di Federico La Sala
 (...)

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> PACS ... RISPETTO DELLA DIGNITA’ E DEI DIRITTI Lettera aperta a Romano Prodi

domenica 25 febbraio 2007

LA CRISI DEL GOVERNO E IL DIKTAT DEL VATICANO

di Filippo Gentiloni (il manifesto, 24.02.2007

Come tutti sanno, l’attuale crisi del governo Prodi era stata preceduta da una grave crisi fra stato e chiesa: da tempo le due sponde del Tevere non erano apparse tanto lontane l’una dall’altra. Non a caso, perciò, ci chiediamo se è esistito un rapporto fra le due crisi. Se, in altri termini, la vicenda dei Pacs e la soluzione dei Dico non abbiano influito sulla crisi di governo. Se, ancora una volta, non si sia confermato il rapporto fra i palazzi Vaticani e palazzo Chigi. Un rapporto che da tempo sembra far parte integrante della politica italiana. Nel bene e nel male.

È difficile rispondere. Le carte sono coperte. Quanto e a chi rispondono i votanti di palazzo Madama? Comunque fa una certa impressione osservare che fra i dodici punti che Prodi durante le consultazioni ha dichiarato irrinunciabili i famosi Dico sono scomparsi. Li ha sostituiti una generica raccomandazione sulla famiglia e le sue necessità. Eppure i Dico avevano dominato la discussione politica delle ultime settimane, facendo allargare notevolmente il Tevere e le sue sponde. Sopravvalutati fino a ieri o non piuttosto sottovalutati oggi, all’improvviso?

Si ha l’impressione che ancora una volta alla voce dei palazzi vaticani sia stata attribuito un valore eccessivo, seguendo, d’altronde, una tradizione che ha radici antiche, ma che oggi appare sovrastimata.

Come al solito nel nostro paese le voci laiche o dissenzienti passano facilmente in secondo piano. Eppure questa volta non erano mancate. Sia quelle esplicite, come il testo firmato da Alberigo e da moltissimi altri cattolici e comunità. Sia quelle implicite, ma molto autorevoli, anche di qualche vescovo.

Si è chiesto al governo di decidere sui matrimoni di fatto tenendo presente più il desiderio dei tanti cittadini interessati che le norme del diritto canonico. Voci autorevoli di un cattolicesimo che vuole accettare e difendere i valori della laicità, prendendo le distanze da posizioni di tipo ambiguo e spesso anche interessate al mantenimento di fette di potere più che alla sincera laicità.

Eppure sembra che i palazzi del potere siano stati sordi a queste voci e le abbiano preferite a quelle degli italiani - si parla di due milioni - che speravano in una sistemazione giuridica regolare.

Vedremo quale posizione prenderà il nuovo governo. Comunque speriamo che non si dimentichi il valore del dibattito sui Pacs e sui Dico: la dimostrazione che il cattolicesimo italiano è più ricco e articolato di quanto non si pensi al di là del Tevere e anche al di qua, nelle case dei neocons.


IL SACRIFICIO DEI DICO

di Gianni Rossi Barilli (il manifesto, 24.02.2007)

Qui lo Dico o qui lo nego? Il dubbio attanaglia il risveglio dal coma del Prodi 1/bis e suscita baruffe interpretative che nulla di buono lasciano presagire, in caso di fiducia parlamentare, sul cemento programmatico della (forse) rediviva maggioranza.

La sola certezza è che tra i 12 punti blindati che il professor Romano ha posto come condizione per prolungare ancora un po’ la sua permanenza a palazzo Chigi non compare l’impegno di governo sui diritti delle coppie di fatto. Neppure in quel tono minore che la logica della mediazione politica aveva imposto al disegno di legge sui Dico partorito appena due settimane fa. Il valoroso Mastella, con gli amici teodem, brinda all’ultima vittoria del cardinale Ruini. Mentre la testarda Rosi Bindi, con l’appoggio esterno della Rosa nel pugno, obietta che le coppie di fatto non fanno parte degli impegni futuri perché sono uno scoglio già superato dal Prodi 1 e stanno ora nella capaci mani del parlamento. Chi avrà ragione? Entrambe le interpretazioni sembrano formalmente legittime, così come il proverbiale bicchiere d’acqua può essere definito mezzo pieno o mezzo vuoto secondo il tono dell’umore di chi lo osserva.

Analizzando però la questione in termini di prospettiva, bisogna essere ciechi per non vedere che l’omissione programmatica dà più ragione a Ruini. Basta pensare che il cammino parlamentare della tormentosa riforma parte dal senato, dove i pronostici sul tema delle coppie di fatto sono ancora più sfavorevoli che sulla politica estera. Constatando poi anche che la ricerca di allargamenti della pericolante maggioranza cade su estremisti di centro ansiosi di ottenere la testa dei Dico.

Altra spia del disagio che attraversa l’Unione sull’argomento è l’assordante silenzio della gran parte della sinistra, riformista e non, ipnotizzata dallo spettro del ritorno del cavalier Silvio e disposta proprio a tutto pur di evitarlo. Così va il mondo e tanto di cappello al cardinale Ruini, che si prepara alla pensione carico di allori. Non si disperino le coppie more uxorio etero e omo, perché la storia non finisce domani e un civile conflitto sui loro diritti farà certo maturare il paese più della brutta legge che rischia di morire sul nascere.

Il dramma vero riguarda tutti gli elettori laici, che a questo punto non sanno più a che santo votarsi. E si chiedono se Romano val bene una messa.


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