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ITALIA

Dico e dico: pace...pace, e rispetto della dignità umana e dei diritti di tutti e di tutte!!! Per solidarietà G. Vattimo, lettera aperta di Federico La Sala a Prodi

GESU’!!! "JE SUiS ... CHRETIEN" !!! Non ... "CRETIN"!!! NE’ "CATTOLICO-ROMANO"!!!
sabato 10 febbraio 2007 di Vincenzo Tiano
[...] Caro Prodi
Proceda!!! Tutto il mio sostegno e il mio invito a continuare sulla strada di essere umani adulti, sia della ragione sia della fede!
Buon lavoro e VIVA L’ITALIA !!! [...]

Per solidarietà a Gianni Vattimo* ... una lettera a Prodi!!!
PACS... PACE, E RISPETTO DELLA DIGNITA’ E DEI DIRITTI DI TUTTI E DI TUTTE!!!
Lettera aperta a ROMANO PRODI
di Federico La Sala
 (...)

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> "PACS... PACE, E RISPETTO DELLA DIGNITA’ E DEI DIRITTI DI TUTTI E DI TUTTE!!!" Per solidarietà a Gianni Vattimo, lettera (2005) aperta di Federico La Sala a Romano Prodi

sabato 20 gennaio 2007

NON E’ SOLO IL MATRIMONIO A FARE UNA COPPIA

di Corrado Augias (la Repubblica/Lettere, 19.01.2007)

Gentile Augias, chi si oppone ai Pacs spesso pensa a coppie di omosessuali, a giovani che scelgono la convivenza per ribellione allo Stato e alla Chiesa. Ma tra chi rifiuta il matrimonio (civile o religioso) ci sono quelli che non vogliono più vivere un’esperienza matrimoniale per non ritrovare fantasmi del passato o turbare i propri figli o per evoluzione culturale e psicologica, insomma per motivi privati legittimi degni d’ogni rispetto. La mia storia personale la potrei chiudere in una battuta tra amici: il matrimonio non ha funzionato ma la separazione m’è venuta benissimo. Un equilibrio raggiunto dopo anni di sofferenze coniugali.

Eppure con il divorzio spesso (molto spesso) si perdono benefici e sicurezze, si mettono a dura prova equilibri e bilanci, insieme a quelli ben più fragili con i quali si fanno i conti ogni giorno, soprattutto se ci sono figli amatissimi e non ancora indipendenti.

Nonostante la fine di un matrimonio si riesce ancora a credere nella bontà di un legame amoroso, nella possibilità di creare una nuova unione, una famiglia, in cui spendere ancora qualche speranza di felicità, ma difficilmente si pensa di ripetere l’esperienza di un vincolo, civile e men che mai religioso.

La domanda è: chi sceglie di «non essere» marito e moglie ma solo compagna di una nuova vita dopo esperienze dolorose che avevano annullato ogni speranza, deve temere di non ricevere lo stesso rispetto di una ’moglie’?

Anna Maria Corposanto

Il mondo cambia, cambia la famiglia, pretendere di contrastare i cambiamenti dando per così dire l’esempio, da soli, rifiutando di prendere atto della realtà è inutile ma più ancora è patetico. Com’è successo con la legge sulla procreazione assistita che basta andare ad Ankara o a Barcellona o dovunque in Europa. Se uno ha i soldi per farlo.

Nel 1950, cioè l’altro ieri, solo il 5 per cento delle donne americane viveva senza un marito, oggi sono il 51 per cento perché ogni anno aumentano le nubili, le separate, le divorziate, le vedove, quelle che convivono con chi gli pare, per il tempo che gli pare. La direttrice del Consiglio per la famiglia negli Usa ha dichiarato: "Ormai è chiaro che la donna trascorre più della metà della sua vita da adulta fuori del matrimonio".

La Francia detiene in Europa il record della natalità, due figli per donna, più della Cina, più della cattolica Irlanda. I matrimoni però diminuiscono, infatti la metà di questi bambini sono nati fuori dal matrimonio. In compenso aumentano i Pacs, nel 2005 sono cresciuti del 50 per cento rispetto all’anno precedente.

Il matrimonio è un’istituzione umana con la quale si è soprattutto voluto rendere certa la discendenza di sangue per motivi ereditari e d’interesse. L’economia ha formato il matrimonio, l’economia lo sta modificando.

Secondo un demografo americano del Brookings Institute, dagli anni Sessanta in poi sempre più donne rifiutano di dipendere da un marito e preferiscono convivere senza sposarsi: questione di femminismo, di libertà, di carriera. Questi dati non devono suscitare né compiacimento né recriminazioni, è semplicemente ciò che accade e con la realtà non si polemizza, tanto meno a base di anatemi, minacciando l’inferno.


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