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Costituzione!!!

L’ITALIA, LA CHIESA CATTOLICA, I "TESTICOLI" DELLE DONNE E LA "COGLIONERIA" DEGLI UOMINI OVVERO ANCHE LE DONNE HANNO LE "PALLE". L’ammissione di Giovanni Valverde, del 1560!!! E CHE COSA SIGNIFICA ESSERE CITTADINI E CITTADINE D’ITALIA!!!

sabato 16 giugno 2007 di Federico La Sala
COSTITUZIONE, art. 3: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica, rimuovere gli ostacoli [...].
DONNE, UOMINI E VIOLENZA: "Parliamo di FEMMINICIDIO". L’importanza della lezione dei "PROMESSI SPOSI", oggi

La COSTITUZIONE, le differenze, e (...)

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> ANCHE LE DONNE HANNO LE ’PALLE’ (Giovanni Valverde, 1560) !!!

mercoledì 21 giugno 2006

Caro Federico, probabilmente non hai mai affrontato seriamente una lettura delle Sacre Scritture, altrimenti non scriveresti simili castronerie ! Cristo, se leggi bene il Vangelo, ci coinvolge nella sua obbedienza ! Egli è presentato come il modello perfetto di obbedienza al Padre (Eb 5,8). La lettera agli Ebrei esprime effettivamente l’atteggiamento profondo di Cristo:"Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato" (Gv 6,38). Un’obbedienza che gli costa:"Padre, non come voglio io, ma come vuoi tu!" (Mt 26,39)

Capisco l’estrema difficoltà che noi tutti incontriamo nell’obbedire alla volontà del Padre (di fare di tutti noi degli "dei", come scrivesti tempo fa, Federico!). Egli vuole che noi mangiamo dei frutti dell’unico albero che può comunicarci la vita che non finisce mai (Ap 22,2). Ma, data la nostra condizione di creature, dobbiamo ricevere questa vita come un dono assolutamente gratuito, con un atteggiamento di ringraziamento e di benedizione. Ma l’uomo, da sempre ha ceduto alla tentazione di impossessarsi del dono come qualcosa di dovuto, di rapirlo come una preda, di conquistarlo. Noi, povere creature, vogliamo tutto e subito!Come il figliol prodigo, esigiamo che il Padre ci dia subito la nostra parte di eredità, invece di aspettare che l’ora sia venuta. Come Melissa, vogliamo bruciare le tappe della nostra crescita, rifiutiamo con orgoglio la nostra condizione di esseri temporali che possono accedere alla pienezza del Padre solo dopo una lunga maturazione.

Questa impazienza potrebbe essere benissimo la madre di tutti i vizi. L’ambizione,la furberia, la violenza, l’ostinazione, il vedere nell’altro solo uno strumento al servizio dei nostri desideri, in breve, il non amore, tutto questo non nasce forse dal terrore che ci prende di fronte al tempo che passa?

Per guarire l’uomo da questa sua orgogliosa impazienza, Dio manda suo Figlio sulla terra a condividere la nostra condizione temporale. Impariamo da Lui, caro Federico, il quale invece di essere immediatamente trasfigurato e riconosciuto tra gli uomini, come meriterebbe in quanto Figlio di Dio, accetta di esserlo solo al momento stabilito dal Padre. Accetta tutte le attese, e specialmente tutti i ritardi che gli abitanti di Nazaret o gli apostoli gli impongono. Impariamo dalla pazienza del Verbo incarnato, non ribelliamoci contro la nostra condizione mortale, ma serviamocene per dire "sì" al Padre. Questo "sì" deve passare a poco a poco nel nostro cuore. Come disse Ambrogio, "ha accolto l’obbedineza per travasarla in noi".

Non bestemmiare facendo dire al Cristo che l’obbedienza non è più una virtù, ma bensi afferma che l’obbedienza è ob-audire, "ascoltare bene" ciò che il Padre ripete a ciascuno di noi con infinita tenerezza: Tu sei il mio figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto. È questo il sacrificio perfetto di obbedienza che gli è più gradito e che riconduce a lui tutti i suoi figli dispersi, tutti i suoi figli prodighi...

Con grande stima e simpatia.Biasi


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