Caro Federico, penso che sopravviverò anche senza le tue lezioni gratuite (doni). Comunque ti ringrazio per i tuoi sforzi, atti a guarirmi dalla mia presunta cecità. Capisco il tuo stupore di fronte a chi difende la propria fede ponendosi al centro della certezza. Spero solamente che tu non ti senta sottovalutato o sminuito, o addirittura ridicolizzato. Un credente come me non è necessariamente un convertito, e anche nel caso che lo sia, è raro che sia passato dall’incredulità alla fede per motivi dedotti dalla ragione, dalla storia o dall’analisi impersonale. È un’esperienza interiore incomunicabile, un avvenimento o una serie di avvenimenti convergenti (una disgrazia, un’umiliazione, un allettamento, un’esperienza di peccato o una voce) che l’hanno condotto alla fede. La conversione si colloca in regioni profonde nelle quali il pensiero chiaro penetra con difficoltà, fuorchè per giustificare a cose avvenute una risoluzione intima e irresistibile.
Se ti ho esposto le ragioni della mia fede, non ho potuto presentarti le stesse come quelle che mi hanno convinto personalmente; ti ho chiesto uno sforzo che personalmente non ho fatto e che è di un ordine totalmente diverso. Io mi sono installato in quella cittadella che tu critichi o non vuoi neanche prendere in considerazione, ma che molto probabilmente cerchi disperatamente. Per accedervi Egli ha fatto costruire strade carozzabili attraverso il bosco. Sono strade tracciate partendo dal centro:sono perfette, geometriche, irradianti. Ma tu, che non ti trovi (ancora) in cima alla torre, che vedi il castello dal di fuori, con le sue antiche mura e le sue aperture, che sei smarrito tra macchie e rovi, non sai bene nemmeno se devi andare avanti o se le aperture nascondono qualche trappola, se la vita nel castello è poi così felice e sicura; ti ferisci con i rovi, esiti e hai paura di quelle strade ben battute, che sai costruite dagli incaricati del principe e ti chiedi se non sono troppo belle per i tuoi passi...
Non avere paura, caro Federico, di percorrere quelle strade così perfette, irradianti, colme di luce per i nostri passi. Non avere paura di Cristo e della sua Chiesa! È questo il mio augurio, è questa la mia speranza.
Colgo l’occasione per chiederti umilmente perdono se in alcune occasioni ti sei sentito ferito o offeso da qualche mia affermazione.
Grazie per tua pazienza e attenzione nei miei confronti e ti faccio i miei migliori auguri per il tuo futuro e per i tuoi impegni professionali. Biasi