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ITALIA: 19 luglio 1992 ...

GIOVANNI FALCONE, PAOLO BORSELLINO, ANTONINO CAPONNETTO. UN URLO PER L’ITALIA E PER LA COSTITUZIONE

giovedì 19 luglio 2007 di Federico La Sala
"C’è un equivoco di fondo.
Si dice che il politico che ha avuto frequentazioni mafiose,
se non viene giudicato colpevole dalla magistratura,
è un uomo onesto.
No!
La magistratura può fare solo accertamenti di carattere giudiziale.
Le istituzioni hanno il dovere di estromettere gli uomini politici vicini alla mafia,
per essere oneste e apparire tali"
(Paolo Borsellino, "Lezione sulla mafia", 1989)
L’ITALIA HA TROVATO IL SUO LOGOPEDISTA "COSTITUZIONALE"!!! CHE PACIFICAZIONE!!! (...)

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> A FIANCO DEI MAGISTRATI DEL POOL DI PALERMO, PER LA COSTITUZIONE. --- Le Agende rosse: “Fuori la verità sulla trattativa” (di Sandra Amurri).

domenica 16 dicembre 2012

In piazza

Le Agende rosse: “Fuori la verità sulla trattativa”

di Sandra Amurri (il Fatto, 16.12.2012)

Nonostante il tempo inclemente a Piazza Farnese ha prevalso la passione civica. Circa un migliaio di persone hanno partecipato alla manifestazione “Noi sappiamo” organizzata dalle Agende Rosse a sostegno della Procura di Palermo per pretendere verità sulla trattativa Stato-mafia. Grande assente la stampa. “I cittadini hanno diritto alla verità, io sono qui perché da cittadino ho un debito con i magistrati che hanno dato la vita, che vivono blindati per estirpare un cancro che distrugge l’economia. Non stiamo aggredendo nessuno, stiamo chiedendo ciò che ci spetta di diritto: verità”, a parlare è Moni Ovadia.

“Della trattativa sappiamo già tutto, ci manca solo di sapere quanti fossero al corrente indipendentemente da chi, nel trattare, abbia commesso un reato. Lo scopo non è mandare in galera un ufficiale dei carabinieri o un politico in pensione, ma mettere un timbro nel nome del popolo italiano su una verità emersa grazie al lavoro della Procura di Palermo, di Firenze, di Caltanissetta e di quei pochi giornalisti. È una vicenda che resterà impressa nella storia anche se dovessero essere assolti tutti gli imputati”, ha spiegato Marco Travaglio, che a conclusione ha ricordato come la stampa di regime ha trattato la decisione “inconsulta” per dirla con Salvatore Borsellino, animatore instancabile, come se la Consulta avesse il potere cancellare i fatti. “Le 4 telefonate tra Mancino e Napolitano dovranno essere distrutte, ma chi volesse conoscere la vergogna che resterà indelebile nella storia non ha che da leggere le 8 telefonate tra Mancino e il consigliere giuridico di Napolitano in cui vengono mobilitati tutti i mobilitabili affinché quell’indagine non si faccia”.

Anche Antonio Padellaro ha sottolineato come uno dei fatti più gravi della storia sia stato oscurato dalla stampa italiana che può essere riassunto con la scritta: “Non disturbare il manovratore”. “Quando vengono attaccati quei pochi giornali che chiedono verità, silenzio di tomba, quando invece la Corte costituzionale emette la sentenza si sente l’ applauso e la questione è chiusa”. Sale sul palco Sabina Guzzanti: “È importante che il Capo dello Stato non si metta di traverso e il processo si concluda con una sentenza decente” che chiude così: “Se per la trattativa si dovessero mandare in galera tutti quelli che sapevano ci finirebbe mezzo Stato”. Seguono Vauro (“finché non avremo la verità le piazze non resteranno vuote”) e Aldo Busi (“sono qui per ascoltare e ringraziare, e chi non è qui non sa quale allegria si è perso”). Fiorella Mannoia in video interpreta la fiaba di Gianni Rodari “Il paese dei bugiardi”.


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